Capitolo 12

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Non è stato semplice avvicinarsi a Eiliv come mi aspettavo. Non lo vedevo da tempo, quindi chissà come avrebbe potuto reagire.
Tuttavia non mi sono lasciata prendere dal panico, per modo di dire, e mi sono avvicinata.
Gli posai una mano sulla spalla e attesi. Si voltò subito ma non appena mi vide non riuscì a pronunciare nemmeno una parola, anzi!, scattò in piedi e si allontanò di gran carriera. Inutile star qui a dire quanto ciò mi abbia ferita e perciò sorvoliamo.

-Nissa?-
Olson si avvicina a me con il cavallo. Lo guardo dal basso dato che ho deciso, per il momento, di farmela a piedi.
-Jensen ha detto di non preoccuparti, che è normale.-
-Chi sarebbe questo tale?- chiedo alzando un sopracciglio.
-Il monaco. Ha detto che Eiliv ha subito un trauma a causa della razzia ai danni del vostro villaggio. È quasi morto, lo hanno salvato per un pelo.- dice il moretto guardandomi con titubanza.

-Già... Vuoi che ti prenda a sberle?- replico stizzita. Nel nome di Dio, parla così e non si rende conto che è stata tutta causa loro!
E io? Così stupida che fino a un paio di mesi fa bramavo vendetta a partire da Ragnar. Povero Ragnar... Sarà quel che sarà ma è un ragazzo adorabile, come si può fargli del male?

Basti pensare che ti hanno sequestrata. dice la voce nella mia testa.
Zitta, devi stare zitta tu!
Sbuffo sonoramente e guardo Olson dispiaciuta: -Scusa, io non ce l'ho con te.- dico.
Lui mi sorride e annuisce, -Lo so, non devi preoccuparti.-

E perché dopo questo mi sento comunque parecchio in colpa?
Accidenti, troppi pensieri per la mente e non ho ancora trovato il modo di dire ad Astrid, Ryd e Olson quello che ho scoperto su quella brutta donna (perché altro non è e così sono anche gentile) di Freya e quell'imbecille di un bambolotto di Edzard.
Sono adirata? Sì, parecchio.
Uccidere Eiliv e me. Ma perché? A che scopo?
Io devo solo trovare la Spada, loro devono soltanto vedersela con gli altri. Io e mio fratello non centriamo assolutamente nulla.

Smettila di lagnarti!

Già... Non sto facendo altro che lagnarmi ultimamente, ma che mi prende?
Scuoto il capo e sospiro.
-Comunque a breve ci fermiamo.- dico Olson ammiccando verso di me. Ridacchio divertita, ma che ha anche lui?
-Perché mi hai fatto l'occhiolino?- chiedo alzando un sopracciglio.
-Eh perché io so tante cose, Nissa. Non puoi nascondermi nulla, non ce la farai mai.-

Eh?
Cosa?
Aspetta e se lui fosse venuto a sapere di Freya e Edzard? Sarebbe tutto più semplice, basterebbe solo dirlo a Astrid e Rydell e poi ai gemelli, proteggere Eiliv ed eliminare l'erba cattiva!
No, sto esagerando. È impossibile che lui sappia.

-CI FERMIAMO!- urla Ragnar dal principio del gruppo.
Alzo lo sguardo verso il cielo che inizia a scurire. Bravo, saggia scelta fermarsi qui... A breve inizierà anche a diluviare.
Decido di dar retta al mio istinto, procedo spedita verso il gemello e mi pianti davanti a lui.

-Dimmi.- dice Ragnar guardandomi stranito.
-Tra poco piove.- lo informo.
-E quindi?-
-Dobbiamo trovare un riparo, non vorrei dovermi fare un intero viaggio verso il nord ammalata e che a stento riesco a stare in piedi.- dico incrociando le braccia indispettita.
-Vedi ripari?- chiede lui con tono ovvio e guardandosi in giro.

Chiaramente la risposta è no e dubito ce ne siano qui vicino.

-Ci sarebbe...- interviene qualcuno alle nostre spalle, mi volto per vedere il monaco seduto a terra intento a recuperare le forze.
Sembra piuttosto giovane, forse... Trenta o quarant'anni.
-Ci sarebbe il monastero dei miei confratelli. Non è lontano, un'ora di cammino al massimo. Vi ospiteremo volentieri.- dice il monaco con gentilezza.
-Perché mai dovremmo fidarci?- chiede Ragnar sprezzante.

-Per l'amor del cielo, è un uomo devoto a Dio. È il suo dovere aiutare il prossimo.- dico esasperata. Cento volte. Ormai glielo avrò detto cento volte che gli uomini di chiesa come loro sono brave persone. Ma perché non ci arrivano? Perché?

-Beh... Dato che siamo io e Yngve a dirigere la spedizione direi che va bene. Ma se finiremo nei guai la responsabilità sarà tua.- dice Ragnar con tono di sfida.
-Cosa diamine vuoi che accada in un monastero? Che i monaci vi tendano un agguato picchiandovi con i loro preziosi crocifissi?-

Temo di essere stata un po' blasfema con l'ultima frase... Sorvoliamo.

-Non si sa mai, quegli oggetti sono pericolosi.- commenta il biondo divertito.
-Mai quanto spada e parole.- concludo aspramente.

~~~

Dopo, appunto, un'ora scarsa di cammino, il monastero iniza a mostrarsi ai nostri occhi tra il verde dei boschi.
Pare più un castello che un luogo di preghiera, esteticamente molto bello.
Il monaco, Jensen, ci fa strada fino alle mura, davanti a un enorme portone il monaco inizia a pestare gli anelli di ferro per richiamare l'attenzione dei confratelli.

-Chi va là?- si sente dopo qualche attimo.
Io e gli altri ci guardiamo dubbiosi.
Brutta mossa, Nissa. Sveglia, sii più sicuro di ciò che fai!
Va bene, calma e sangue freddo.
-Sono Jensen, Tommaso. Aprimi, per favore.- urla il monaco per farsi sentire.

A fatica qualcuno inizia ad aprire il portone ma non appena mette il muso fuori, il monaco all'interno delle mura si blocca.
-C...chi sono costoro?- balbetta il vecchio davanti a noi.
-Ehm... Loro sono amici del nostro Eiliv. Hanno bisogno di un riparo per la notte.- spiega Jensen con un sorriso a dir poco convincente.

Tommaso ci scruta intensamente lasciandosi poi convincere grazie al sorriso del confratello.
-Venite pure, figlioli.- ci dice invitandovi a entrare.

Io sono la prima, insieme al monaco, a varcare la soglia delle mura e finalmente, dopo tempo, mi sento finalmente bene. Un luogo dove potersi fermare, riprendere fiato e confessarsi. Sì, confessione. Ne avevo proprio bisogno.
Mi volto indietro alla ricerca dei volti dei miei compagni.
Li vedo un po' a disagio, si guarda intorno come se qualcuno, a breve, possa saltargli addosso uccidendoli tutti in una frazione di secondo.

-Va tutto bene.- dice una voce dal gruppo.
Tutto si voltano, compresa io che inizio ad avanzare incuriosita.
-Potete fidarvi di loro, sono brave persone. Loro aiutano chiunque. Certo ora possono sembrarvi ostili ma questo perché sono spaventati.- continua la voce.
-Non sono uomini che fanno la guerra, sono uomini di pace. Vi aiuteranno, credetemi.-
Finalmente, dopo aver spostato un paio di montagne, riesco a riconoscere la fonte della voce, Eiliv.

Strano, fino ad ora non lo avevo mai sentito parlare. È così... Strano.
Mi avvicino un po' timorosa, ho paura che possa allontanarmi di nuovo.
Tuttavia non appena posa lo sguardo su di me mi sorride e senza aspettare altro si avvia verso di me.

-Sorella mia... Non ti vedo da così tanto.- dice dolcemente afferrandomi una mano e portandosela al petto.

Il suo cuore... Riesco a sentirlo. Eiliv. Tutto ciò che mi rimane...
Vorrei scoppiare a piangere ma non serve a nulla. Certo, sarebbero lacrime di gioia ma... Non è né il momento e né il luogo adatto.

-Mi sei mancato tanto.- dico guardandolo.
-Pensavo fossi morta.- dice abbassando lo sguardo.
-Anch'io.- rispondo.
-Abbiamo tanto di cui parlare. Qui vicino c'è un posto per noi, possiamo andare là.- propone con un sorriso incerto.
È impaurito, riesco a sentirlo, ma non lo biasimo.
Ho paura che possa scomparire da un momento all'altro.
Annuisco.

-Loro sono nelle mani dei monaci, sono al sicuro. Sapranno dove farli alloggiare. Vieni con me intanto.- dice e senza lasciar andare la mia mano mi conduce verso la destinazione da lui scelta.

Abbiamo tanto di cui parlare, come ha detto Eiliv. Tanto e io non so nemmeno da dove iniziare. Ritornare indietro, disseppellire il passato e recuperare i ricordi di quella notte non sarà semplice ma voglio farlo. Voglio sapere che cos'ha fatto lui per tutto questo tempo e magari, grazie a questo, capire perché Edzard e Freya vogliono sbarazzarsi non solo di me ma anche di lui.

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