5. Due piccioncini

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{Importante: E se aggiornassi regolarmente? Tipo una volta alla settimana? Preferireste il Venerdì, il Lunedì o la domenica? Fatemi sapere nei commenti}

Nancy

«E quindi hai davvero trovato delle rose davanti casa?» Mormorò Amélie, mentre mi guardava con fare ammiccante. Riuscii però a riconoscere, dal suo tono di voce, che fosse incredula e la capivo perfettamente. Anche io lo ero.

Non ricevevo attenzioni positive, da parte di un ragazzo, dal primo anno della scuola media e di questo non ne avevo mai fatto un problema, lo comprendevo perfettamente.

Non sono mai stata una ragazza facile da conquistare. Questo perché sono sempre stata una ragazza insicura, chiusa in se stessa con la tendenza a non fidarsi di nessuno.

Semplicemente, al contrario di molte altre ragazze che soddisfano ogni giorno il gusto dei maschi, io non sono mai stata una preda facile. Sono sempre stata, piuttosto, una per la quale bisognava lottare, ma c'era davvero qualcuno pronto a lottare per me?

«Inizialmente, non pensavo fossero per me, ma poi ho visto un bigliettino... C'era scritto "per Nancy" e poi una frase romantica.» risposi, giocando con il mio labbro inferiore e torturandolo con i denti bianchi, presa da quella strana sensazione di ansia.

Che fosse tutto uno scherzo?

Camminammo per un po' fra quegli stessi corridoi che percorrevamo ogni giorno ma che oggi, dato il nostro insolito anticipo, sembravano essere deserti e più silenziosi del solito.

La mia amica raggiunse il suo armadietto, decorato con un paio di adesivi di qualche band famosa, inserì la combinazione e dopo averlo aperto, prese i libri di cui necessitava per la prima ora, con un sorriso ampio dipinto sul volto. Mise il tutto nel suo zaino nero, ornato da spille dai colori vivaci, per poi guardarsi allo specchio, appeso nell'anta interna dell'armadietto e sistemarsi i capelli neri al meglio.

Prese un rossetto di Chanel dalla sua trousse rosa antico, custodita gelosamente nel suo armadietto e, dopo aver svitato il tappo, passò accuratamente il pennellino sulle sue labbra.

«Non dirmi che stai facendo tutto questo per Cameron...» pronunciai quel nome con fare dispregiativo, mentre alzavo un sopracciglio in segno di incredulità. Non volevo crederci.

«Non era tuo amico?» rispose lei con fare noncurante, mentre chiudeva lo sportello del suo armadietto, pronta a dirigersi verso la lezione di Francese a passo svelto.

La seguii senza riuscire a trattenermi dallo sbuffare. La suola delle mie scarpe sbatteva rumorosamente sul pavimento lucido, emettendo un suono alle mie orecchie insopportabile. «No, ma in compenso è amico di Nash. Nash Grier. Vuoi davvero essere notata da quello, sapendo di chi è amico?»

«Nash non c'entra nulla con lui ed anche se così fosse, cosa c'è di male?» rispose sicura di sé, avviandosi verso la classe senza preoccuparsi neanche di salutarmi.

Sopirai rumorosamente e dopo aver preso il necessario per la lezione, mi diressi in classe.

La scuola, in pochi minuti, si era riempita di studenti che continuavano a correre da una parte all'altra dell'edificio nella speranza di arrivare in classe orario.

Mi incamminai lentamente verso il piano superiore della scuola, usando le vecchie scale che per anni avevo percorso. Sospirai al pensiero del mio primo anno al liceo, quando le avevo percorse, sicura di me, con il mio zaino rosa barbie in spalla.

How To Save A Life » Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora