18. Un frappé

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Nancy

Jack Gilinsky: Mi stai evitando?

Nancy Collins: Scusami davvero Jack.

Nancy Collins: Mi ero solo scordata di risponderti.

Nancy Collins: Ieri è stata una giornata impegnativa.

Jack Gilinsky: Non ti preoccupare, capisco.

Jack Gilinsky: Che ne dici di parlarne davanti a un caffè fra mezz'ora? Ho trovato un bar fantastico qualche giorno fa, è l'ideale per risollevare il morale.

Nancy Collins: Bella idea, mi servirebbe solo l'indirizzo!

Fu così che il pomeriggio dopo il litigio con Amélie, dopo una pesante giornata scolastica passata da sola, mi ritrovai seduta su un comodo divanetto ad attendere l'arrivo di Jack.

Il locale che il ragazzo mi aveva proposto non era altro che 105 letters: un luogo rilassante, situato a dieci minuti da casa mia, dove poter gustare una bevanda in compagnia di un ottimo libro.

L'idea di un caffè da non mi emozionava minimamente per il semplice fatto che niente, quel giorno, sarebbe riuscito a rallegrarmi. Neanche l'ambiente tranquillo del bar, dentro al quale l'unico suono udibile sembrava essere lo sbattere dei cucchiaini contro le tazze in ceramica contenenti caffè caldo.

Le parole di Amélie erano come un chiodo fisso nella mia testa. Più provavo a convincermi di dover dimenticare la lite del giorno precedente, più rivivevo quella scena.

«Non ci posso credere. Ti sei inventata tutto questo solo perché non vuoi che stia con lui!»

Come poteva la mia migliore amica pensare qualcosa del genere sul mio conto? Questo proprio non riuscivo a spiegarmelo.

In quell'istante, l'unico privilegio che potevo attribuire al locale, in quel momento, era la rete Wi-Fi libera, che mi stava intrattenendo durante l'attesa, distraendomi dai miei pensieri negativi.

Ero seduta davanti alla grande vetrina del negozio e lasciavo che i raggi solari solleticassero la mia pelle mentre scorrevo fra i vari post della mia home su facebook.

Aggrottai alle sopracciglia non appena notai un post di Cameron riguardante la festa che ci sarebbe stata a breve. Non potei fare a meno di schiudere le labbra quando un commento da parte di Amélie mi saltò all'occhio.

Amélie Aubert: Non vedo l'ora!

«Ma che...» Non feci in tempo a terminare la frase poiché un suono ovatto mi fece sussultare.

Mi voltai verso la fonte da dove proveniva il rumore. Incurvai a malapena i bordi delle mie labbra, accennando così un sorriso, non appena notai Jack; il ragazzo che aveva appena bussato alla vetrina per attirare la mia attenzione.

Gli feci cenno con la mano di entrare e lui, ridacchiando, lo fece.

Indossava una maglietta bianca a maniche corte con sopra stampato il logo degli Arctic Monkeys ed un semplice paio di jeans neri attillati.

In pochi secondi il ragazzo era seduto accanto a me, con un sorrisetto dipinto sul volto. Sembrava nervoso mentre continuava a muovere le dita sulla sua coscia, così presi coraggio e parlai.

Solitamente, sarebbe stato difficile per me mostrare un po' di sicurezza davanti ad uno sconosciuto, ma con Jack mi sentivo stranamente a mio agio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2019 ⏰

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How To Save A Life » Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora