11. Cioccolata calda e coperte

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Nancy

«Eccoci qui...» Mormorò il ragazzo con voce roca mentre chiudeva la porta d'ingresso alle nostre spalle con un leggero tonfo. Giunse alle mis orecchie il flebile rumore dei suoi passi, mentre io ero ancora ferma all'ingresso limitandomi a fissare l'oscurità che ci circondava.

Una volta in macchina, io e Cameron, avevamo optato per andare a casa sua, poiché non vi era altro luogo dove potessimo andare, inoltre eravamo entrambi fradici, dalla testa ai piedi.

Non riuscivo a vedere nulla a causa del buio notturno, avvertivo però un forte odore piacevole di vaniglia che fece sì che le mie labbra si arricciassero immediatamente in un sorriso, probabilmente un deodorante per ambienti.

Udii un leggero click ed un attimo dopo la stanza si illuminò, lasciandomi vedere ogni singolo dettaglio. La forte luce proveniva da un moderno lampadario appeso al soffitto.

Potei solo allora guardarmi intorno, l'arredamento non era decisamente moderno come mi sarei aspettata. Tutti i mobili erano bianchi ad eccezione del divano a tre posti celeste che spiccava in mezzo alla stanza. Le pareti erano dipinte di un flebile azzurro che mi fece ricordare di quando durante la scuola media avevo in pratica obbligato mio padre a prendersi un giorno di ferie per dipingere le pareti della mia camera dello stesso colore del cielo.

Vidi Cameron togliersi le scarpe bagnate ed io rapidamente lo imitai.

«Seguimi.» Parlò di nuovo il ragazzo. Raggiunse rapidamente il primo gradino di una rampa di scale che conduceva ad un piano superiore, che fino a quel momento non avevo mai notato. Si voltò per guardarmi e mi rivolse un sorriso sincero aspettando che io lo raggiungessi.

Camminai così, a passo incerto, fino ad arrivare al suo fianco.

Alzai lo sguardo, che fino a quel momento avevo mantenuto a terra, e gli rivolsi un debole sorriso prima che la sua mano sfiorasse la mia, con l'intento di afferrarla. Sentii una strana morsa allo stomaco e le mie gambe essere percosse da una scossa, esse fecero sì che faticassi a stare in piedi.

Mi spostai istintivamente, schiudendo le labbra con fare sorpreso. Boccheggiai quando il mio sguardo si posò sui suoi occhi castani.

«Scusami.» Sentii lui dire con fare imbarazzato prima di precedermi salendo rapidamente gli scalini ed arrivando ben presto al secondo piano della grande casa.

Abbassai lo sguardo nuovamente quando entrambi ci ritrovammo uno davanti all'altro. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.

Sapevo di star fantasticando. Sapevo che per un ragazzo come lui un gesto del genere non avesse alcun significato, ma quello sfiorarsi delle nostre mani sembrava aver risvegliato i miei sensi.

Osservai Cameron avvicinarsi ad un imponente mobile appoggiato alla parete, nel totale silenzio. Lo vidi aprire un cassetto ed estrarre da esso un grande asciugamano che io afferrai prontamente.

«Aspetta un attimo, penso di avere anche dei vestiti della tua taglia.» Mormorò lui, entrando rapidamente in una stanza che intuii essere la sua. Rimasi nel corridoio, ad attenderlo pazientemente. Per la prima volta, da quando ero entrata in quella casa, mi stavo mentalmente rimproverando. Non era stata una saggia decisione, da parte mia, recarmi a casa di una persona che conoscevo a malapena. E se Cameron fosse stato un assassino in cerca della sua prossima vittima?

How To Save A Life » Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora