13. Una cornice con le conchiglie

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Nancy

Erano le sei e mezza di pomeriggio quando sentii chiaramente il campanello posto all'ingresso suonare nonostante mi trovassi nella mia camera, dentro alla quale ero rinchiusa da almeno due ore nel vano tentativo di studiare per il test del giorno dopo. Non mi preoccupai minimamente di quel suono dato che lo avevo immediatamente attribuito ad una delle settimanali visite da parte delle amiche di mia madre del gruppo di cucina. Mi concentrai solo su quelle pagine complesse che mi ero imposta di studiare alla perfezione.

Leggevo e rileggevo quelle solite parole, da me evidenziate con un pennarello rosa ma anche la minima frase sembrava entrare da un orecchio ed uscire dall'altro subito dopo. Quel giorno, non riuscivo a studiare a causa dei mille pensieri che affollavano la mia mente. Nash era un chiodo fisso.

Sentii un flebile rumore di passi avvicinarsi lentamente alla mia camera prima che la porta si aprisse. In pochi istanti vidi la figura di mia madre sbucare da dietro la porta bianca in legno e farsi spazio nella mia stanza, avvolta in un tubino abbastanza morbido giallo, con accessori abbinati, che metteva in risalto i suoi capelli mori e la sua carnagione olivastra.

Spostai leggermente la mia sedia dalla scrivania, sulla quale stavo studiando e rivolsi un leggero sorriso a mia madre.

«Nancy, come va con lo studio?» Disse lei con dolcezza, avvicinandosi a me e posando il suo sguardo sul quaderno pieno di appunti che avevo davanti con fare interessato.

«Penso di essere a buon punto.» Mentii, forzando un dolce sorriso. Conoscevo bene mia madre e sapevo che se solo le avessi detto la verità lei avrebbe iniziato a commentare, con fare infastidito, il mio metodo di studio che non mi consentiva mai di avvantaggiarmi.

«Sono certa che prenderai un ottimo voto.» Sussurrò con fare fiducioso, accompagnando le sue parole ad un sorriso e baciandomi poi la tempia.

Mi trattenni a malapena da sussurrare uno «speriamo», prima che lei riprendesse parola.

«Comunque, c'è un ragazzo che ti aspetta fuori dalla porta, ha detto di chiamarsi Cameron.» Mormorò con un sorriso malizioso in volto, un sorriso che sapevo non portare buone notizie. Esso, infatti, nascondeva un'eccessiva curiosità. Una curiosità che, purtroppo per lei, non sarebbe stata soddisfatta.

Alzai gli occhi dal libro di Chimica, che stavo provando a comprendere mentre una notifica Facebook, sicuramente un messaggio da parte di Cameron, illuminava lo schermo del mio telefono, posto proprio sulla mia scrivania.

Mi alzai pigramente dalla sedia e provai invano a liquidare mia madre con un semplice «vado subito» mentre mi precipitavo davanti allo specchio altezza uomo, posto vicino al mio letto. Storsi il naso non appena il mio sguardo si posò sulla tuta grigia che stavo indossando e sul ciuffo disordinato nel quale avevo legato i miei capelli.

Mi cambiai, perciò, molto rapidamente e mi guardai allo specchio con fare soddisfatto quando, dopo essermi sistemata i capelli, il mio sguardo cadde sul mio outfit. Avevo scelto un paio di blue jeans abbastanza larghi ed un maglione piuttosto leggero bordeaux, in modo da essere comoda.

«Perché questo Cameron è a casa nostra?» Chiese mia madre guardandomi con un sopracciglio alzato, mentre nascondevo i vestiti appena tolti nell'armadio e sistemavo ai miei piedi un comodo paio di scarpe sportive nere. «Non é che è il tuo fidanzato e non me lo vuoi dire?»

«La mia insegnante mi ha incaricata di dargli ripetizioni di Francese, niente di più. Giuro.» Ridacchiai divertita davanti ad una domanda simile ed alzai gli occhi al cielo mentre mi sistemavo in piedi e mi dirigevo verso l'esterno della mia camera da letto.

How To Save A Life » Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora