{Votate e commentate facendomi sapere cosa ne pensate del capitolo, ci tengo davvero!}
Nancy
Ero chiusa dentro la mia camera, seduta sul letto, mentre tenevo lo sguardo basso sul libro fra le mie mani. Provavo a leggerlo così duramente, ma quella stessa frase, che stavo leggendo da almeno venti minuti, sembrava non voler rimanere impressa nella mia mente.
Non sapevo esattamente cosa stesse succedendo al piano inferiore, ma sapevo che si stava svolgendo una lite, più precisamente fra i miei genitori, date le loro urla che giungevano sino al secondo piano della casa ed attraverso la porta chiusa della mia camera.
Chiusi gli occhi e mi tappai le orecchie, nel tentativo di pensare per qualche secondo. Mi sdraia completamente sul letto respirando lentamente. Cosa avrei dovuto fare?
In men che non si dica mi ritrovai fuori dalla mia casa, con indosso una semplice maglietta nera, un paio di jeans larghi ed una giacca in fantasia militare a coprirmi le braccia una volta esposte all'accennato vento presente a Miami.
Mi strinsi a me e tenni lo sguardo basso mentre iniziavo a camminare in direzione del parco vicino a casa mia.
Erano appena le sei di pomeriggio di una giornata nuvolosa eppure l'unico suono udibile alle mie orecchie era lo scricchiolio dei sassi sotto la suola delle mie scarpe sportive. Cosa alquanto strana per l'allegra cittadina di Miami.
Il parco in cui mi stavo recando, non era molto conosciuto, era poco frequentato e le sue dimensioni erano modeste, per questi motivi mi piaceva. Era il luogo dove spendevo la maggior parte dei miei pomeriggi estivi.
Andare lì significava per me lasciarsi tutto alle spalle, sedersi ai piedi di un albero in modo da essere riparata dall'ombra di quest'ultimo e poi pensare.
Pensare alle piccole cose, quelle che mi rallegravano ogni giorno come ad esempio il profumo del tè caldo che bevevo ogni mattina. Ma il silenzio estremo che sembrava circondare quel posto mi spingeva anche a pensare a quelle cose che rendevano la mia vita simile ad un inferno.
Spesi una mezz'ora a camminare a passo lento, con una sola destinazione. Non guardai mai indietro, neanche quando varcai la soglia del parco e raggiunsi il mio albero preferito per poi sedermi ai suoi piedi.
Non avevo bisogno della sua fresca ombra quel giorno, dato che sole era coperto da due grosse nuvole, però era come una tradizione farlo e così lo feci.
Ero immersa nei miei pensieri, con le cuffiette alle orecchie e la canzone dei The Fray "How To Save A Life" che risuonava nella mia testa.
Pensavo a Cameron, il ragazzo che, solo pochi giorni prima mi aveva salvato la vita con quella breve conversazione. Il ragazzo che senza neanche conoscermi, aveva fatto sì che tutti i pensieri negativi sparissero dalla mia testa per qualche minuto, per essere rimpiazzati da pensieri riguardanti i suoi modi di fare estremamente affascinanti. Lo stesso ragazzo che dopo avermi salvato la vita, mi aveva derisa insieme al ragazzo che l'aveva resa un inferno.
Come potevano questi due gesti, essere opera della stessa persona? Non riuscivo proprio a spiegarmelo.
Ero così persa nei miei pensieri e fra le pagine del libro che Amélie mi aveva consigliato, che di certo non mi sarei mai aspettata, sul calare del sole, di sentire un dito picchiettare sulla mi spalla.
Spostai le cuffiette dalle mie orecchie ed alzai lo sguardo, verso il ragazzo che stava provando ad attirare la mia attenzione.
La prima cosa che vidi di lui furono le scarpe, un paio di adidas bianche, un po' graffiate sulla punta. Alzai lentamente lo sguardo e notai il suo abbigliamento, composto da jeans strappati neri ed una semplice maglietta dei nirvana dello stesso colore.
Poco dopo mi soffermai sul suo viso, uno dei più belli che avessi mai visto in vita mia. Presi qualche istante per guardarlo, rimasi incantata dalla sua bellissima pelle abbronzata e dai suoi occhi scuri.
«Sapresti per caso dirmi che ore sono?» chiese timidamente il ragazzo, che in quell'istante mi stava scrutando dall'alto, essendo io seduta.
Si dondolava sui suoi piedi e giocava con il suo labbro inferiore con fare nervoso, catturandolo più volte fra i suoi denti in un gesto che io trovai estremamente attraente.
«Certo.» risposi rapidamente dopo qualche attimo di esitazione. Erano anni che un ragazzo così carino non mi rivolgeva la parola con un fine che non fosse insultarmi. Sbloccai il mio telefono e dopo aver controllato l'orario ed aver spalancato gli occhi, per quanto in ritardo fossi, risposi alla sua domanda. «Manca un quarto alle otto.»
«Grazie mille... Nel caso te lo stessi chiedendo io sono Jack.» rispose con fare impacciato, mostrandomi un sorriso, mentre mi osservava alzarmi. Mi spolverai i pantaloni con rapidità e sistemai la giacca che stavo indossando, chiudendola rapidamente.
Ricambiai il sorriso e mi presentai a mia volta, accompagnando le mie parole con una leggera risatina nervosa. «Io sono Nancy e sono tremendamente in ritardo.»
Jack, così si chiamava, rise a sua volta, prima di mormorare. «Beh, allora ti lascio andare! Spero comunque di rivederti un giorno...»
«Se ci incontreremo un'altra volta, sarà destino!» risposi, prima di correre fuori al parco, con l'intento di arrivare a casa il più presto possibile. Ciò che avevo appena detto, non era solo un pretesto per allungarmi da quel ragazzo, certo, temevo che miei genitori mi avrebbero sgridata pesantemente una volta a casa, ma pensavo davvero ciò che avevo detto. L'avevo pensato anche la prima volta che avevo visto Cameron, in tutta la sua bellezza, su quel tetto.
Ma non avevo tempo e neanche energie per pensare a Cameron in quel momento, dovevo arrivare a casa il prima possibile.
Riuscii a cavarmela ed in un quarto d'ora mi ritrovai davanti alla porta della mia casa, ma non ebbi il tempo di entrare che il mio sguardo cadde ai piedi della porte, dove un mazzo di rose ed un piccolo biglietto giacevano, nell'attesa di essere reclamati dal loro destinatario.
Il biglietto scritto esclusivamente a mano con una calligrafia disordinata, aveva sopra una scritta che mi fece aggrottare le sopracciglia: "Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai." - Gabriel García Márquez.
Ecco il capitolo! Scusate l'immensa attesa ma la scuola mi uccide. Proprio domani avrò un compito di latino ed indovinate chi non sa nulla?
Vi ringrazio infinitamente per tutti i complimenti, i commenti ed i voti che avete lasciato negli altri capitoli, nei messaggi privati e nella mia bacheca. Li adoro, davvero.
Fatemi sapere, anche stavolta cosa pensate del capitolo e secondo voi da parte di chi sono quelle rose.
Chi avrà portato, alla nostra Nancy un mazzo di rose ed una lettera? E saranno davvero per la nostra Nancy, tutte queste cose?
Effi💓
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How To Save A Life » Cameron Dallas
FanficCameron e Nancy non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altra. Uno amichevole e simpatico, é appena arrivato in città ed ha già la cosiddetta "fila di ragazze" ai suoi piedi, l'altra timida ed emotiva, continuamente esclusa dai coetanei per rag...