7. Le feste

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Nancy

Le feste: luogo in cui le persone si strusciano l'una contro l'altra, alcool gratis, puttane che scopano, puttanieri che scopano, ragazze dai cuori spezzati, ragazzi del primo anno che piangono ed io.

Una volta che Taylor, nonché una delle grandi cotte della mia migliore amica, scoprì che i suoi genitori gli avrebbero lasciato casa libera per il fine settimana, annunciò che Venerdì, poco dopo la loro partenza, ci sarebbe stata una festa.

Insolitamente, Amélie era stata invitata e all'invito di Taylor era stato aggiunto un "porta un'amica", dal ragazzo stesso. Come Amélie mi convinse Amélie? Semplicemente, fece leva sul mio carattere e sul fatto che non uscissi da troppo tempo, cosa che portò i miei genitori dalla sua parte.

Mi pentii amaramente, però, di aver accettato, nel momento in cui mi ritrovai ad aspettare la mia amica fuori dal bagno di camera sua. Sembrava non volerne uscire e la scusa, ogni volta che mi ritrovavo a chiamarla, era sempre la solita: «La bellezza necessita di tempo!»

Così ci ritrovammo in macchina mezz'ora più tardi del previsto e sfrecciammo il più veloce possibile, fra le strade di Miami, dirette verso l'enorme casa di Taylor.

Il viaggio in macchina fu piuttosto noioso, dato che la mia amica non smise un attimo di parlare dei bellissimi occhi di Taylor, dei suoi bicipiti e della sua bandana.

«Sarà un disastro...» mormorai, mentre scendevo dalla 500 bianca della mia amica, che lei aveva appena parcheggiato a pochi passi dal vialetto di casa Caniff.

Mi sistemai il vestito che mia madre mi aveva obbligato ad indossare, uno bianco, con fantasia floreale, mentre mi guardavo attorno. Giocai con il mio labbro inferiore, tinto di un rossetto nude per la volontà della mia migliore amica, mordicchiandolo. Portai anche le mani ad i miei capelli biondi cenere, arricciando le punte prima che una voce più che familiare mi destasse dai miei pensieri.

«Non essere pessimista, Taylor è un ragazzo davvero simpatico e nel caso non ti piacesse passare la serata con noi, potrai sempre chiuderti in una camera con qualcun altro. Quello nuovo, ad esempio... Cameron.» disse la mia amica, lanciandomi uno sguardo malizioso e facendomi l'occhiolino, prima di iniziare a camminare con passo deciso verso il giardino della casa.

La seguii alzando gli occhi al cielo. Non riuscii a trattenermi e mentre ci avvicinavamo alla porta d'ingresso, le risposi. «Non sono qui per fare sesso, sono qui solo perché tu mi ci hai trascinata. E poi Cameron? Davvero?»

Lei mi liquidò rapidamente con un «certo», mentre un sorriso dolce si faceva spazio sul suo volto.

Notai solo in quel momento che appoggiato allo stipite della porta, vi era niente di meno di Taylor Caniff, con una misera canottiera nera a coprirgli il busto ed i bicipiti ben in vista. Fra i capelli aveva una bandana rossa, che teneva il suo ciuffo castano alla larga dai suoi occhi e a fasciargli perfettamente le gambe vi erano un paio di jeans neri.

Tutto ciò mi spinse a pensare che il ragazzo fosse nato con la bandana, che in tutti gli anni scolastici sembrava non essersi mai tolto.

Mi squadrò dalla testa ai piedi, mentre gli passavo accanto, ignorandolo bellamente. Con la coda dell'occhio lo vidi salutare la mia amica e lasciarle un bacio rapido sulle labbra.

Continuai a camminare a testa alta, facendomi spazio fra il gran numero di persone presenti nella casa. Camminai nel salotto, dove la puzza di alcool e la musica ad alto volume sembravano dominare, non appena avvistai il divano, ed un piccolo posto libero su di esso, mi ci sedetti.

How To Save A Life » Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora