Nancy
Erano esattamente le 11:23 dello stesso giorno in cui Cameron, con una banale scusa, aveva messo un bigliettino, dal contenuto piuttosto assurdo, nella mia tasca.
Ovviamente, a quello pseudo appuntamento al quale mi aveva invitata, in un'aula ormai vuota da anni, io non mi ero presentata.
Perché?
Essendo una ragazza molto curiosa di natura, inizialmente mi ero fatta mille domande ed altrettante ipotesi assurde sul perché Cameron volesse parlarmi si erano fatte spazio prepotentemente nella mia testa. La mia mente contorta era persino riuscita ad elaborare l'ipotesi di una proposta di fuga in un circo russo.
Ero curiosa, tremendamente curiosa, e quel ragazzo, ai miei occhi misterioso, aveva fatto sì, che in un primo momento, considerassi l'opzione di presentarmi a quello strano incontro.
Dopo aver passato l'intera ora di Educazione Fisica, seduta su una panchina, a riflettere sul da farsi, la razionalità prese il sopravvento.
Mi costò molto ammetterlo, ma il solo pensiero che fosse tutta una presa in giro, orchestrata da Nash per chissà quale contorta motivazione, mi fece gelare il sangue nella vene e bastò a non farmi andare.
Mi ritrovai così, alla quarta lezione della giornata, a fissare la lavagna con fare confuso. Il mio sguardo passava rapidamente dall'orologio, appeso alla parete, alla lavagna, ricca di operazioni matematiche ai miei occhi impossibili, nella speranza che la campanella suonasse rapidamente.
Ad essere sincera, non ero mai stata un genio in matematica. Me la cavavo solitamente con una B-, persino i miei genitori, che erano soliti spronarmi ad ottenere voti alti, sembravano essersi rassegnati all'idea che la matematica non fosse la mia materia. Ma da quando era iniziato l'anno scolastico, con un insegnante nuovo il cui talento non era di certo spiegare, i miei voti erano calati ulteriormente, raggiungendo una banale C. Neanche Amélie, che era solita ottenere il massimo nei voti in Matematica, era riuscita ad aiutarmi, perciò, non era una novità che di quella lezione non capissi nulla.
Mi allungai verso il mio astuccio, con l'intenzione di estrarre da esso un lapis, in modo da poter appuntare il disegno fatto alla lavagna. Proprio in quel momento, vidi lo schermo del mio cellulare, contenuto anche esso nell'astuccio, illuminarsi a causa di due nuove notifiche da parte di Facebook. Il mio sguardo cadde subito sullo schermo.
Cameron Dallas: Non hai ancora visto il bigliettino o mi stai bellamente ignorando?
Cameron Dallas: Nessuna ragazza mi aveva mai dato buca prima d'ora.
«Collins, sa lei la risposta?» l'insegnante, il signor Bahnoff, puntò il suo sguardo su di me e solo in quel momento realizzai ciò che stava succedendo, solo quando notai Matthew, un mio compagno di corso, in piedi davanti alla lavagna con un'espressione confusa. Bloccai immediatamente lo schermo del telefono allontanandomi lentamente dall'astuccio.
Trattenni a malapena un sussulto, mentre l'uomo di mezza età postosi difronte a me, portava una mano ai suoi pantaloni color cachi per sistemarli. Puntai lo sguardo sul suo maglione blu a quadri pur di non sfidare il suo sguardo e poi osservai la lavagna qualche istante non riuscendo a capire niente di ciò che vi era scritto sopra.
Stavo quasi per aprire bocca, con l'intento di esporre la mia confusione in merito sull'argomento, quando la porta dell'aula di Matematica si aprì.
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How To Save A Life » Cameron Dallas
FanfictionCameron e Nancy non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altra. Uno amichevole e simpatico, é appena arrivato in città ed ha già la cosiddetta "fila di ragazze" ai suoi piedi, l'altra timida ed emotiva, continuamente esclusa dai coetanei per rag...