Nancy
Lo conobbi in un giorno come tanti, lui, il ragazzo che, inconsciamente, mi salvò dal mio inarrestabile desiderio di morte.
Si fece prepotentemente spazio nella mia vita allo scoccare della mezzanotte del 1º settembre 2015, mentre io ero poggiata alla ringhiera di sicurezza che mi impediva di cadere dal tetto di quell'alto palazzo di Miami.
Fissavo però l'infinita distesa oscura davanti a me, sognando di farne parte.
Lui, spalancò la porta, che divideva le scale poco illuminate, interne all'edificio, da quel tetto buio e poco curato del palazzo che si affacciava sul mare.
Mi voltai rapidamente quando sentii quello scricchiolio, proveniente dalla porta che sospettai essere rotta ed osservai l'immagine del ragazzo illuminata dalla sola e fioca luce interna, che si faceva avanti nel buio della notte.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, tutto diventò più scuro e ciò che riuscivo a vedere del ragazzo era solo la sagoma che avanzava nella mia direzione.
«Cosa ci fa una ragazza come te, tutta sola qui fuori? Fa freddo oggi...» pronunciò le parole con fare gentile, mentre affiancava la mia figura, lo vidi, con la coda dell'occhio, passarsi le mani sulle braccia, nel vano tentativo di scaldarsi. La sua voce roca era l'unico suono udibile da quel tetto, tralasciando ovviamente la musica che giungeva ovatta alle mie orecchie, dal piano di sotto.
Riflettei un attimo, prima di rispondergli. Di certo, non potevo confessare ad uno sconosciuto tutti i problemi che mi affliggevano. Tutti i problemi che mi avevano spinta a lasciare la festa a cui ero stata invitata e che si stava svolgendo al piano inferiore, per recarmi sul tetto con l'idea di porre fine alla mia vita.
«Sempre meglio che stare giù fra ragazze mezze nude e ragazzi ubriachi che ci provano con tutte...» dissi in un sussurro, sperando che il ragazzo accanto a me non sentisse. Nel frattempo abbassai lo sguardo sul vestito, troppo appariscente per i miei gusti, che stavo indossando. Era abbastanza lungo, arrivava fino a sopra alle ginocchia, però aveva un ampio scollo sulla schiena e brillantini argentati ovunque.
«Di solito ai giovani piacciono queste cose...» rispose il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli. Minuto dopo minuto, la sua immagine si faceva più chiara ed i suoi tratti più nitidi. Dalla mascella definita ai capelli castani leggermente spettinati.
«Potrei dirti la stessa cosa... Perché non sei alla festa, tu?» chiesi, provando ad adottare un tono di voce deciso. Posai il mio sguardo su di lui, osservando come il suo sguardo attento mi stesse scrutando dall'alto al basso mentre prendeva parola.
«Oggi è un giorno particolare. Non proprio felice.» sentii un leggero sospiro fuoriuscire dalle sue labbra. Incrociò le braccia al petto e si poggiò alla ringhiera, per studiare il mare posto davanti a noi, che in quel momento della notte, non sembrava essere lo stesso. Sembrava essere, piuttosto, un'infinita distesa di color nero. L'unica cosa che rimandava al mare era il rumore ovatto delle onde che si infrangevano sul bagnasciuga.
Calò il silenzio fra di noi e durò per cinque, dieci, venti minuti, non ricordo precisamente per quanto. Tutto ciò che riuscivo a percepire era una tranquillità mai provata prima.
Lo strano momento rilassante, fu interrotto da una fastidiosa canzoncina proveniente dal cellulare dell'altro ragazzo.
Lo ignorai completamente, mentre mormorava un flebile «scusa» e si allontanava per rispondere alla chiamata appena ricevuta. Il mio orecchio non riuscì a percepire molto di ciò che disse, solo un «Nash, sono fuori» seguito, dopo qualche secondo da un leggero «arrivo subito».
Il ragazzo attirò la mia attenzione mentre apriva la porta, contrassegnata dal cartellino verde «uscita d'emergenza», emettendo lo stesso suono fastidioso che aveva emesso la prima volta che l'aveva aperta.
«Adesso devo andare, i miei amici mi cercano... Comunque, sono Cameron.» disse ad alta voce, mentre accompagnava le sue parole con un gesto della mano. Sembrava volere che io sapessi il suo nome a tutti i costi, dato l'eccessivo volume di voce da lui adottato.
«Nancy...» risposi timidamente, voltandomi verso di lui e dando la schiena al panorama mozzafiato che prima ero intenta ad osservare.
Cameron mi sorrise, mentre, passo dopo passo si allontanava da me. Quando fu all'interno dell'edificio, sul punto di chiudere la porta, parlò di nuovo, stavolta con fare allegro. «E comunque, cara Nancy, ti conviene entrare se non vuoi prenderti una bella polmonite a pochi giorni dall'inizio della scuola.»
Questo prologo è stato davvero complicato per me, una perfezionista, da scrivere. Spero comunque che vi piaccia dato che ci ho messo l'anima.
Cosa ne pensate? (Fatemelo sapere nei commenti)
Nel caso non fosse abbastanza carino, siate pazienti! È la prima FanFiction che scrivo e non ho la più pallida idea di come funzioni.
Semplicemente volevo fare qualcosa di originale e diverso dal solito.
Nel caso vi fosse piaciuto questo prologo, ci vediamo nel prossimo capitolo!
effi☀️
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How To Save A Life » Cameron Dallas
FanficCameron e Nancy non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altra. Uno amichevole e simpatico, é appena arrivato in città ed ha già la cosiddetta "fila di ragazze" ai suoi piedi, l'altra timida ed emotiva, continuamente esclusa dai coetanei per rag...