Capitolo 13

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13.


Due giorni.

Erano serviti due giorni per organizzare tutto, per chiamare chi di dovere, per accertarsi che tutto fosse perfetto e in ordine.

In quei due giorni, non avevo avuto il coraggio di leggere la lettera che, a sorpresa, nonnina aveva indirizzato a me.

L'avevamo trovata nel cassetto della sua scrivania, controllando tra i suoi documenti per essere certi non vi fosse nulla di importante da consegnare al notaio.

Io e Rey l'avevamo osservata a lungo, senza sapere bene come reagire, ma era stato Stheta a darmi la soluzione ideale.

Attendere quando fossi stata pronta. Non v'era fretta alcuna, a quel punto.

Rohnyn, Sheridan e Kevin erano arrivati solo poche ore dopo, presentandosi alla fattoria con aria preoccupata e ansiosa.

Sheridan si era subito offerta di occuparsi di tutta la parte burocratica e Rey, nel breve intercorrere di un battito di ciglia, si era ritrovato seduto su un divano, in compagnia di Kevin.

Rohnyn si era premurato di prendersi cura della fattoria, mentre io avevo badato al dolore di Rey e al mio.

Era chiaro quanto, quel primo giorno, avremmo combinato ben poco.

Fu solo molte ore dopo, con l'arrivo di Krilash e Rachel, che Rey iniziò a riprendersi un po' dallo shock causato dalla morte di nonnina.

Salutò con sincero calore i nuovi arrivati e, assieme a me – che non lo avevo lasciato per un attimo – si diresse verso la stalla.

Rohnyn era stato un asso.

Aveva sistemato ogni cosa, predisposto tutto per la consegna del latte e aggiunto nuovo fieno nelle mangiatoie.

A Rey erano venuti gli occhi lucidi, ma per la gioia, stavolta, oltre che per la commozione.

Non avevo dubitato neppure per un istante che fosse la prima volta che, qualcuno a parte lui, si era preso cura delle sue pecore.

Sul calare della sera del secondo giorno, tutto era stato più o meno sistemato... a parte i genitori di Rey.

Era stato a quel punto che, supportato dalla presenza della mia famiglia, aveva sollevato il telefono per chiamarli.

Per una volta, però, il loro comportamento insensibile non aveva avuto ripercussioni su di lui.

Si era limitato ad accettare il loro completo disinteresse e, quando aveva ragguagliato tutti noi sulle loro decisioni, lo aveva fatto senza remore.

Certo, non avevo dubitato neppure per un attimo che, dentro di lui, il suo cuore aveva sanguinato.

Ma aveva ormai accettato che, da quella parte di mondo, non sarebbe mai venuto ciò che lui, per anni, aveva sperato.

Aveva solo dovuto prendere per buona questa verità.

Vederli, perciò, dinanzi alla chiesa di Nostra Signora Incoronata, su Silverspring Road, a Cork, non risvegliò in lui nessun tipo di sentimento.

Era chiaro a tutti quanto fossero lì solo per esigenze di facciata, ma Rey non si fece turbare da quella visione e, mano nella mano, li raggiungemmo all'entrata.

La mia famiglia già attendeva all'interno, fiera fortezza in cui ci saremmo rifugiati entro breve.

In quel momento, però, dovevamo affrontare i genitori di Rey da soli.

Eternal dream - Irish Series Vol. 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora