3.
Sbadigliai, risvegliandomi da un lungo sonno privo di sogni.
Gli occhi sondarono l'ambiente in ombra attorno a me e, subito, i miei sensi si allertarono, in ansia.
Dov'erano le alte colonne di corallo, i fregi arabescati alle pareti, le specchiere di madreperla e la mia toeletta di marmo bianco?
Fu un attimo, ma infine rammentai la verità.
Questa si riversò su di me come la carica di un branco di squali martello, tramortendomi.
Mi lasciai perciò andare sul materasso di lana su cui ero sdraiata, stordita dalla realtà nuda e cruda che era tornata a ossessionarmi.
Annusai i profumi nell'aria, riconoscendo l'aroma della lavanda usato per le lenzuola e, più discreta, un'essenza di ambra proveniente dal mobilio.
Che fosse qualche prodotto utile a renderli lucidi e splendenti? Forse.
Non me ne intendevo molto, di queste cose.
Volsi il capo sul cuscino di piume, e i miei occhi sfiorarono la finestra dalle imposte accostate, le sue tende di batista bianca e, poco sotto, una cassa panca coperta da cuscini fiorati.
Alla sua destra, notai un tavolino corredato di sedia, un mobile a due ante e, sul lato opposto della stanza, una specchiera da muro.
Mi levai a sedere, lasciando fuoriuscire i piedi dal calore delle coltri profumate e, accigliata, osservai la mia pelle.
In sé, gli arabeschi fiorati che, ogni mille anni, spuntavano sulle mie carni, non erano brutti a vedersi.
Tendevano dal bruno-rossastro al nero, distribuendosi in mille tinte disuniformi che davano tridimensionalità al disegno.
Quello che me li aveva sempre fatti odiare, però, era stata l'assoluta mancanza di un simile corrispettivo negli altri fomoriani.
Ora, forse, ne avevo capito i motivi, ma accettarli era tuttora difficile.
Gli arabeschi che stavo osservando in quel momento risalivano lungo i piedi, sfiorando le caviglie sottili e gli stinchi.
Ne avevo altri, e molto più grandi, più estesi.
L'ultimo a comparire era giunto pochi mesi addietro, poco prima di aver compiuto quattromila anni.
A ben pensare, ora sapevo almeno il perché. L'approssimarsi del mio vero onomastico, scatenava il cambiamento, la venuta dei glifi.
La schiena aveva pulsato tremendamente e, nel guardarmi allo specchio, avevo notato con sgomento quel nuovo segno distintivo della mia diversità.
Ne avevo parlato lungamente con Muath, che mi aveva rassicurata con inconsueta gentilezza e, poco per volta, il disagio era scemato come al solito.
"Che sia il mio sangue di Tuatha, che lotta contro la mia parte fomoriana?" mormorai tra me, levandomi infine in piedi.
Qualcuno bussò alla porta.
Espandendo i miei sensi, avvertii il tocco mentale di Rey e, nell'aprire la porta, dissi sommessamente: "Buongiorno."
"Buongiorno a te, Litha. Dormito bene?" mi domandò, lanciando un'occhiata incuriosita ai miei piedi nudi prima di tornare a guardarmi in viso.
Era alto poco più di me, perciò non fu difficile incrociare il suo sguardo.
Piuttosto, mi domandai se la mia altezza lo mettesse a disagio.
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Eternal dream - Irish Series Vol. 4
FantasíaLithar mac Lir è una guerriera indomita senza paura, ma nasconde un segreto ai suoi stessi fratelli, segreto conosciuto soltanto dai genitori. Questa verità celata, però, le si rivolterà contro quando, un giorno, scoprirà di non conoscersi affatto...