Capitolo 10

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10.


Era tempo.

Dovevo dar voce all'ultimo glifo, se volevo avere la certezza assoluta di avere tra le mani il mio passato.

Dovevo avere tutte le chiavi a disposizione, per aprire le porte del mio futuro.

Senza il primo, non avrei avuto il coraggio e la forza di affrontare il secondo.

Allungai perciò una mano verso Rey, in piedi accanto a me e in contemplazione della luna, visibile attraverso le finestre della mia stanza.

Decisa, mormorai: "Proviamo."

"Sei sicura? Possiamo aspettare ancora, se vuoi."

Gli sorrisi, compiaciuta ed esasperata al tempo stesso.

Sempre così protettivo, sempre pronto a difendermi da qualsiasi dolore.

Lo meritavo davvero?

Non ne avevo idea, ma avrei lottato con le unghie e con i denti, per meritarmi ciò che il destino mi aveva porto su un piatto d'argento.

Sapevo di amarlo, il mio cuore batteva all'unisono con il suo, e le paure si cancellavano, con lui accanto.

Avrebbe dovuto bastarmi ma ero certa che, presto o tardi, altri dilemmi, altri dubbi mi avrebbero assillato, se non fossi arrivata a capo di tutto.

Desideravo con tutto il mio cuore che, il mio futuro con Rey, fosse libero da ombre.

Annuii perciò alla sua domanda e, dirigendomi con lui verso il letto, mormorai: "Non voglio indugiare oltre. Desidero sapere."

Ciò detto, mi tolsi la felpa, mettendo mano alla maglia color pervinca, ma Rey mi fermò.

Sorridendo, mi fece sedere sul letto e, con le sue mani, mi tolse maglia e reggiseno.

Sospirai, reclinando il capo all'indietro e lui, dopo avermi baciato sulla bocca, depose due casti baci sopra i seni e si portò dietro di me, in ginocchio sul letto.

Dondolai un po', a quel movimento e lui, tenendomi le mani sulle spalle, disse: "Procederò con calma, okay? Se è troppo, avvertimi immediatamente."

Risi sommessamente, di fronte a una simile preoccupazione e, nel volgermi a mezzo, lo guardai ironica, replicando: "Guarda che non sono fatta di cristallo."

Lui mi baciò con ferocia sulle labbra, dimostrandomi quanto fosse turbato da ciò che stava per fare e, sulla mia bocca, ringhiò: "Sai bene che detesto vederti soffrire. Perciò, scusa se preferisco sapere se, quello che sto facendo, ti procura dolore."

Sì, sapevo che lui voleva solo il meglio, per me.

Era stato così fin dall'inizio, fin da quando mi aveva fatto entrare quel giorno di gennaio, preoccupandosi per il freddo che avevo patito nell'attenderlo sotto la nevicata.

Si era prodigato per me, dapprima semplicemente per via del suo carattere generoso, poi con sempre maggiore interesse personale.

Non faticavo a rammentare ogni momento in cui, nel corso delle settimane, i suoi occhi si erano posati con sempre più frequenza su di me.

Ricordavo bene quanto, quegli occhi scuri e apparentemente monocromatici, si fossero accesi di mille colori diversi, guardandomi.

Colori che avevano preso le sembianze dell'amicizia, dell'interesse, dell'affetto e, infine, dell'amore.

Eternal dream - Irish Series Vol. 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora