Capitolo uno

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Il rumore della pioggia era ciò che caratterizzava le giornate a Londra e Sebastian, al contrario della maggior parte degli abitanti, adorava ascoltare le gocce che ticchettavano sul davanzale della sua finestra, che sembravano avere sempre di più, ogni minuto che passava, il suono di una voce che lo invitava a passare tutta la mattina a letto. La voce vera, che però lo strappò via da quella fase di trance con davvero poca delicatezza, fu quella di sua madre, che gli intimava minacciosamente di uscire dalle coperte, pena la perdita dell'autobus. Svogliatamente Sebastian si trascinò fuori dal letto per giungere di fronte al lavandino, che gli permise, grazie all'acqua che non voleva saperne di scaldarsi, di svegliarsi ufficialmente. Osservò allo specchio il suo volto, sul quale le gocce, imitando la pioggia sulla finestra, gli scorrevano fino al mento, i riccioli neri ricadevano spettinati sulla fronte, mentre gli occhi color smeraldo erano contornati da un colore violaceo, in netto contrasto con le sue guance chiare. Quella mattina l'orologio sembrava avesse scambiato la lancetta dei minuti con quella dei secondi e Sebastian si ritrovò a correre per tutta la casa raccogliendo e indossando ora gli abiti, ora le scarpe, ora lo zaino, fino a raggiungere trafelato la fermata del bus, dove l'autista aspettava spazientito. Già  dalla disposizione dei posti sul mezzo scolastico era possibile delineare una piramide sociale: nei primi posti i meno popolari, nel mezzo gli alternativi e negli ultimi sedili la punta della piramide, le ragazze più desiderate della scuola e la squadra di lacrosse, capitanata da Cedric Wood.  Sebastian si diresse verso le file centrali, non aveva mai fatto della popolarità il suo scopo e la considerazione che aveva degli studenti seduti negli ultimi posti era tutt'altro che positiva; solo uno fra loro in passato aveva meritato la sua stima.

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