Per tutto il weekend, Sebastian rimuginò su ciò che era successo quel venerdì sera e non sapeva nemmeno perché: in fondo non aveva fatto nulla di male, ma non riusciva a dimenticare quegli occhi grigi che lo puntavano come fari accesi e lo avevano fatto sentire così esposto da indurlo a lasciare il club, senza dare spiegazioni né a Step, né a Daniel. E non solo. Da quando era uscito da quella discoteca, aveva su di lui una sensazione, pesante come un macigno, di colpevolezza.
<< Perché mi sento così? >> si chiedeva mentre faceva roteare la penna nera fra le dita, stando seduto alla sua scrivania, con il quaderno di matematica aperto di fronte a lui. Era domenica sera e come al solito si era ridotto all'ultimo momento con i compiti assegnati per casa, ritrovandosi a dover affrontare una considerevole quantità di equazioni per il giorno dopo, in più erano già le 22.00 e il ragazzo cominciava a percepire la stanchezza. Decise di fare un ultimo sforzo e si concentrò per finire le ultime due equazioni, che fortunatamente erano molto più semplici di tutte quelle che aveva svolto prima e, in mezz'ora, riuscì a ultimare il suo lavoro, chiuse il quaderno e lo ripose nello zaino, insieme al libro di chimica, che gli fece ripensare, ancora per un'ennesima volta, a Cedric; tutto ciò che sperava era che non fosse cambiato nulla fra di loro, in fondo avevano appena ricominciato a sentirsi a proprio agio l'uno con l'altro, erano sulla buona strada, forse, per riconquistare l'amicizia perduta anni addietro.
<< Chi credo di prendere in giro... amici? Io e lui? Fra noi, o è tutto o è niente. Sono sicuro che sia più vantaggiosa la seconda scelta >>.
Questi pensieri amari gli continuavano a offuscare la mente, impedendogli di prendere sonno. Provò dunque a concentrarsi su altro e, in quel momento, trovò estremamente rilassante ascoltare il suono del vento, che era tanto forte da essere sentito anche dall'interno della camera, e venne cullato così, fino a cadere finalmente nelle braccia di Morfeo.
La sveglia suonò, sadica come sempre, alle 06.45 quel lunedì mattina. Era il primo giorno di primavera, ma a Londra sembrava un normale giorno d'inverno, con il cielo offuscato da nuvole dense che preannunciavano, minacciose, pioggia per tutta la mattina. Sebastian rotolò controvoglia fuori dalle coperte per iniziare la sua giornata e, dopo tre quarti d'ora, era già davanti alla fermata dell'autobus; sia sul mezzo, sia a scuola, provò a evitare in ogni modo di incrociare lo sguardo di Cedric, come se si vergognasse del suo giudizio, ma sapeva che non avrebbe potuto agire così per tutto il giorno: era lunedì e prima o poi sarebbero scoccate le 16.00 e, inevitabilmente, Sebastian si sarebbe trovato da solo, faccia a faccia con colui che stava ignorando da svariate ore.
<< Ehi? Dormi oggi? >> chiese Step, seduta accanto a lui nel banco. Sebastian era talmente concentrato nel suo intento di star lontano da Cedric, che non salutò nemmeno la sua amica una volta arrivato in classe.
<< Scusa, hai ragione. Ho studiato tutta la sera e non ho dormito molto bene >> rispose cercando di troncare la conversazione, dato che nel frattempo stava entrando in classe il professore di letteratura, ma Step non voleva lasciar perdere.
<< Seb non ho potuto fare a meno di notare che è da venerdì che ti comporti in modo strano, da quando siamo praticamente scappati via dal locale. In più è da sabato mattina, da quando sono andata via da casa tua, che non ti fai sentire... sicuro sia tutto ok? >> continuò la ragazza preoccupata, cercando di parlare più piano possibile.
<< Ti prometto che ti racconterò tutto, credimi. Ho solo bisogno di capirci qualcosa anche io... >> venne interrotto dal professore, che ammonì i due chiedendo loro di fare silenzio. La discussione per il momento si era conclusa, ma Sebastian sapeva che doveva parlare con Step, anzi, lo voleva con tutto il cuore, ma decise comunque di aspettare e di fare prima chiarezza dentro se stesso.
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Let your heart breathe
Fiksi RemajaSebastian Moss e Cedric Wood, dopo aver passato l'adolescenza a evitarsi, si ritrovano inaspettatamente a condividere un sentimento che non avrebbero mai immaginato.