Capitolo quattro

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<< Che intendi dire con "siamo stati a letto insieme"? >> chiese Sebastian sconcertato. Questa poi, era l'ultima cosa che avrebbe mai immaginato.

<< Perché sei così sconvolto? Intendo dire che alla festa della scorsa settimana - quella a cui ti avevo supplicato di accompagnarmi, ricevendo da parte tua un "no" categorico – forse avevo bevuto un po' troppo, tutto quello che avevo attorno sembrava essere più bello e ogni idea geniale. Bisogna dire che però non ho fatto tutto da sola, cioè, per quel che ricordo, i suoi amici mi hanno incitata tutta la sera e io alla fine mi sono convinta non fosse poi così male >> disse Step tutto d'un fiato.

<< Wow... ti dico la verità, non me lo aspettavo, ma non capisco perché tu non me ne abbia parlato subito. C'è dell'altro? Ti ha fatto del male, in qualche modo? >> il pensiero che qualcuno potesse aver ferito la sua migliore amica attanagliava la mente di Sebastian.

<< Seb, davvero, non c'è niente di cui tu debba preoccuparti >> cercò di sviare l'argomento lei.

<< Dimmelo >> il tono di Sebastian non ammetteva repliche.

<< D'accordo, ok >> sbuffò Step << Mi aspettavo che non mi avrebbe contattata dopo quella sera, in fondo non avevamo molto da dirci, ma a scuola mi sento continuamente osservata e derisa da lui e dalla squadra, ieri sera la sua ex ragazza, Debbie, ha scritto un post su Facebook che diceva "Certe ragazze che vanno alle feste solo per portarsi a letto i ragazzi più fighi e avere un po' di notorietà. Ah, che fine farà il mondo di questo passo?", melodrammatica come sempre, come se lei non vivesse di pane e popolarità. Comunque non sono nemmeno sicura si riferisse a me, sarò paranoica io, ma in ogni caso proprio non mi interessa, va bene? Non c'è bisogno che ti scaldi, sai che di queste cose non mi curo minimamente >> .

Sebastian annuì impassibile, poi annunciò di dover andare e lasciò Step confusa in mezzo al corridoio, senza fornire ulteriori dettagli. La sua meta era prevedibile: invece di dirigersi verso il bus scolastico per tornare a casa, come era solito fare in quel momento della giornata, continuò a camminare fino a raggiungere il retro della scuola, dove si apriva il campo di lacrosse, lì i ragazzi avevano appena cominciato e si riscaldavano correndo per tutto il perimetro. Fortunatamente aveva smesso di piovere e Sebastian decise di sedersi sulle gradinate che erano rimaste al sicuro dalle gocce e aspettare che l'allenamento finisse, certo, avrebbe preferito portare subito a termine la sua "missione", ma non poteva far allontanare il capitano dalla squadra e dai suoi esercizi, a meno che non avesse gradito di più farsi insultare dal coach stesso. In quella scuola lo sport era preso maledettamente sul serio, ma Sebastian faceva proprio fatica ad interessarsene, da piccolo suo padre aveva provato a farlo appassionare all'hockey, iscrivendolo, ma dopo neanche due settimane il piccolo aveva deciso autonomamente di rimanere a casa e abbandonare qualunque attività esterna. Anche quella minuscola parte della sua vita l'aveva condivisa con Cedric, perché infatti il papà, per cercare di invogliarlo a recarsi agli allenamenti di hockey, aveva fatto in modo che anche l'amico cominciasse questo sport, con la differenza che, mentre il moro abbandonò senza indugi, il biondino continuò fino a prima di cominciare il liceo, presso il quale si appassionò al lacrosse. Questi ricordi erano sempre ben accetti dalla mente di Sebastian, perché capaci di far rivivere in qualche modo non solo quell'amicizia dimenticata, ma anche suo padre, che in vita aveva agito sempre e solo in funzione della sua famiglia.

Sebastian si era estraniato dall'ambiente circostante, permetteva al sole che era apparso poco prima di illuminargli il volto, tenendo i suoi occhi chiari e delicati al sicuro dai raggi con le palpebre chiuse e per un po' si dimenticò del motivo per il quale si trovava su quelle gradinate, sulle quali si erano aggiunte un'altra decina di persone desiderose di godersi quegli attimi di bel tempo. Ma, a ricordarglielo, ci pensò la voce rauca del coach che incitava i ragazzi a dirigersi negli spogliatoi, un'ora era passata senza che nemmeno se ne accorgesse. La gente sulle gradinate si dileguò così come i componenti della squadra, tranne uno: Cedric si stava trattenendo ancora qualche minuto nel campo prima di correre anche lui sotto la doccia e Sebastian si avvicinò lentamente.

<< La sua dedizione è ammirevole, signor Wood >> disse sarcasticamente.

<< Oh, Moss, bella addormentata, come mi sembri rinsavito dopo un sonnellino! >> rispose quello mantenendo lo stesso tono.

<< Qual è il tuo problema? >> sbottò Sebastian improvvisamente.

<< Scusami? Perché mai dovrei avere un problema? >> rispose l'altro sulla difensiva.

<< Che cazzo vai a dire in giro di Step? >> quasi urlava.

<< Step? La tua amica? Senti, se vuoi solo attaccare briga ti prego di farlo con qualcun altro, non ci tengo ad andare di nuovo in punizione per colpa della tua isteria >>

<< Piantala Cedric. Credi di riuscire a tenere a bada le tue troiette? >> chiese il moro cercando di abbassare la voce.

<< Le mie "troiette"? Ah, ti riferisci a quel post su Facebook? Non ne avevo idea, ovviamente. Non pensavo che la notizia si diffondesse... ma comunque di' a Step di non offendersi, Debbie è fatta così, è arrabbiata perché l'ho mollata e sto provando a rifarmi una vita e scarica la sua frustrazione sugli altri >> quasi non terminò di pronunciare queste parole che un pugno di Sebastian gli colpì la guancia << Cazzo! Ma non sei in grado di parlare civilmente? >>

<< Ascoltami bene, Cedric, a te di rifarti una vita non importava proprio nulla, desideravi solo un altro trofeo nella tua teca. Volevi solo una scopata ad una festa? D'accordo, in fondo nemmeno per Step è stato nulla di più, ma non esiste che per questo una ragazzina arrabbiata si permetta di fare commenti offensivi. Falle cancellare quel post, subito >> disse Sebastian duramente. Cedric lo guardava massaggiandosi la guancia, senza dire una parola. Probabilmente era la conversazione più lunga che avessero avuto negli ultimi anni. Il silenzio si poneva fra loro ingombrante. Poi ci fu un momento in cui tutto attorno a quei due sembrava essere in pausa, c'erano solo loro nel campo, c'erano solo degli occhi verdi iracondi contro dei confusi occhi grigi, senza una reale ragione qualcosa nel profondo della loro psiche era mutata, e Cedric lo dimostrò baciando inaspettatamente la bocca socchiusa di Sebastian, che dapprima si scostò contrariato, ma poi cedette a un bacio che era così naturale, seppur impacciato, e che lo travolse completamente. La mano che appena prima aveva colpito Cedric, ora era dietro la schiena dello stesso per trattenerlo a sé, per poi spostarsi sul petto, attraverso il quale il moro spinse via l'altro, per poi voltarsi e incamminarsi lontano da lì.

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