Sebastian entrò in casa, chiuse la porta d'ingresso e si appoggiò ad essa puntando gli occhi verdi sul soffitto: quanto accaduto poco prima era decisamente strano, a un tratto Cedric aveva fatto ammenda per ogni suo cattivo comportamento e Sebastian si pentì di non avergli chiesto perché lo avesse fatto proprio in quel momento, cosa fosse improvvisamente cambiato, ma poi si rese conto che ancora una volta si ritrovava da solo a cercare di entrare nella mente di quel ragazzo che trovava sempre un modo di farsi strada nella sua vita.
<< Basta così. Non abbiamo più nulla da dirci, adesso è davvero finita >> disse con l'intenzione di mettere a tacere ogni pensiero su Cedric.
<< Tesoro sei tornato? Ma che fai lì? >> domandò la voce squillante di sua madre che lo fece sobbalzare. Spostò lo sguardo dal soffitto alla donna che lo scrutava con aria interrogativa; era bellissima e suo figlio ne era la fotocopia al maschile, con lo stesso naso piccolo seppur un po' rotondo, gli stessi capelli corvini e ribelli e la stessa pelle chiara simile alla porcellana. L'unico carattere distintivo erano gli occhi, che Sebastian aveva ereditato dal padre insieme a un paio di lunghe e folte ciglia, mentre quelli di sua madre erano di un marrone scuro, coperti da un perenne velo di tristezza e malinconia.
<< Ciao mamma, scusami sono solo stanco >> tagliò corto Sebastian mettendo il cappotto sull'appendiabiti, sua madre però non sembrava convinta.
<< Come va il progetto di tutorato? >> continuò lei nominando l'unica cosa di cui il figlio non voleva parlare.
<< Bene, sento di stare capendo davvero questa materia finalmente, però odio dover passare un'ora in più alla settimana a scuola, fortuna che sarà solo fino alla fine di quest'anno >> sperava che questa risposta la soddisfacesse e fu così.
<< Il lavoro in più che stai facendo quest'anno ti verrà in aiuto l'anno prossimo, quando dovrai diplomarti, ma sono molto contenta di vedere che ti stai impegnando. Ora vai a riposare un po', la cena sarà pronta fra un'ora >> disse sua madre con un sorriso, quindi Sebastian annuì e andò in camera sua. Una volta lì accese il suo laptop, aprì Spotify e selezionò la sua personale e interminabile playlist e, fra le tante canzoni presenti, scelse "Holland Road" dei Mumford & Sons, una delle sue canzoni preferite in assoluto; dopodiché chiamò Step su FaceTime, lo faceva quasi ogni sera per parlare del più e del meno, spettegolare o studiare insieme.
<< "Holland Road"? Ancora? >> disse ridendo Step appena rispose. Sebastian le aveva dato il tormento e alla fine anche lei aveva imparato ad amare quella canzone.
<< Che posso dirti amica mia, amo questa canzone. Paradossalmente, quando la sentii la prima volta, non rimasi particolarmente stupito, ascoltandola bene però sono riuscito a capire ogni parola. A seconda delle esperienze di ciascuno si può cogliere un significato diverso. Per me, ad esempio, in questa canzone si chiede perdono per gli errori passati >> Sebastian si fece serio e si lasciò trascinare dalle parole della canzone, canticchiandole.
<< You spared no time in lashing out
But I knew your pain, and the effect of my shame
But you cut me down >>
Step era rapita dalla voce del suo amico, non le era capitato spesso di sentirlo cantare.
<< Vedi? Qui, chi ha scritto la canzone, ha fatto qualcosa per offendere qualcuno, un amico, forse, o la persona di cui è innamorato, e si porta dietro il duro trattamento che ha riservato al destinatario della canzone. Ma chiede perdono, anche se non è facile per lui, perché l'altra persona non si è comportata a sua volta bene nei suoi confronti, l'ha ferito, ma lui prega per ottenere l'assoluzione >> Sebastian parlava senza quasi prendere fiato, era totalmente immerso nell'ascolto della canzone, che nel frattempo stava per finire e cantò dunque gli ultimi versi.
<< When I'm on my knees I'll still believe
And when I've hit the ground
Neither lost or found
If you'll believe in me I'll still believe >>
Il ragazzo si era quasi dimenticato di star parlando al telefono, ma glielo ricordò la sua interlocutrice.
<< Wow Seb. Non l'avevo mai vista da questa prospettiva... Probabilmente è come dici tu, ognuno la legge a modo proprio. Ti giuro che vorrei continuare a parlare con te, ma mi chiamano per andare a cena. Ne riparliamo domani? >>
<< Ehm sì, certo, stai tranquilla. Ci vediamo domani, ti voglio bene >> chiuse la videochiamata e si buttò sul letto a pancia in giù. Quella canzone descriveva la svolta che era appena avvenuta nel rapporto con Cedric, ma, quando ripensò al dolore che stava provando il cantante, Sebastian si mise seduto di scatto e si alzò in piedi, con un pensiero che lo tormentava: forse anche Cedric era rimasto ferito, forse il torto non stava solo da una parte, ma proprio non riusciva a vederla così, d'altro canto i fatti parlavano chiaro e quella era solo una canzone, quindi si arrese alla realtà e si tuffò di nuovo fra i cuscini.
Quella settimana fu una delle più serene da quando Sebastian aveva iniziato ad andare al liceo: nessuna occhiataccia o lite con Cedric, anzi se si incrociavano si salutavano con un cenno della testa, nessun battibecco con Step e aveva addirittura concluso un'interrogazione di chimica con un ottimo voto e proprio in quel momento si era scambiato uno sguardo complice con il suo tutor, che si lasciò scappare un sorriso fiero, per poi cercare di nasconderlo subito dopo. Gli aveva sorriso, per la prima volta dopo tre anni.
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Let your heart breathe
Ficção AdolescenteSebastian Moss e Cedric Wood, dopo aver passato l'adolescenza a evitarsi, si ritrovano inaspettatamente a condividere un sentimento che non avrebbero mai immaginato.