Aurora stava dipingendo un quadro nella sala luminosa, dove i raggi del Sole guidavano il suo pennello, la camicia bianca con piccoli pois neri tipica dei pittori, abbottonata fino all'ultimo bottone sporca di vernice.
Aurora raramente dipingeva con il pennello perché preferiva intingere le mani nella vernice fresca e lasciar correre le dita sulla tela come quando suonava la chitarra o il violino.
Ultimamente voleva direzionare il filo conduttore del suo universo dal cuore al pennello, invece che alle mani.
Dipingeva paesaggi, animali, spesso vivaci e pieni di messaggi di fede e di speranza.
Era quella futurista legata al passato, ma una pensante del domani.
Tutto di lei stonava: dai colori dei capelli al carattere che forse si allargava un po' troppo con le persone, ma che sapeva tornare al comando in un batter d'occhio e dar fastidio ai lettori della sua personalità, ma si piaceva così e così piaceva agli altri.
Aurora era una contraddizione vivente.
Mentre dipingeva per l'ennesima volta la poesia del mare, il postino suonò alla sua porta e fu costretta a lasciar da solo il suo quadro.
Con un sorriso sprezzante del suo abbigliamento sporco del suo hobby uscì verso il cancello, prendendo la busta che il postino le stava porgendo.
Guardò l'uomo delle lettere andare via in bicicletta e li, in piedi tra il marciapiede e il cancello semiaperto aprì la busta.
Non appena lesse chi erano i mittenti si spense il mondo attorno a lei, poco importava che fosse imbambolata fuori casa.
Più andava avanti a leggere il contenuto della lettera e più il suo sorriso a volte sfociato in piccole risate si allargava, ma le lacrime scendevano proporzionalmente alla felicità.
Tutto di lei tremava: le mani, le gambe, le labbra, il cuore.
Ripose la lettera nella busta e ne tirò fuori due foto che riempirono i suoi occhi di giada divenuti più luccicanti per il pianto.
Lasciò cadere la busta a terra e sorrise con un sospiro spezzato ma gioioso, portandosi una mano sulla bocca per soffocare un urlo di gioia e di dolore.
Cadde in ginocchio, stringendo quelle due foto al cuore quasi volesse sentire quelle due persone raffiguraste abbracciarla o parlarle al cuore.
-Tutto bene?
Alzò lo sguardo e vide Robert correrle incontro e accovacciarsi al suo fianco, stringendole piano la spalla.
Si e no fu la risposta della ragazza che afferrò la busta da terra e si lasciò portare in casa da Robert che la guardava con le pupille che impazzite guardavano i suoi occhi e le sue lacrime.
Tornarono in salotto, sedendosi sul divano.
Robert le circondò le spalle e aspettò pazientemente il momento in cui avrebbe tolto dal suo cuore quelle foto e quella busta.
Aurora sentì il dolore vincere il sorriso e così gettò le braccia al collo di Robert, nascondendo il volto nella sua spalla perché non voleva più vedere il mondo attorno a se.
Lui, sorpreso da quel gesto, le accarezzò piano la schiena tenendo costantemente il mento appoggiato sui capelli rosa di Aurora.
Piegò il viso fino a raggiungere l'orecchio della rosa, sfiorandole il viso con il proprio.
-Te la senti di raccontarmi cosa è successo?
Sussurrò con una voce bassissima che quasi non sembrava la sua talmente era profonda e comunicante con l'anima.
Aurora alzò il viso e lo fissò, pronta per parlare del passato.*ma almeno tuuu, rimani fuoriiii, dal mio diario degli erroriiii....amore mio, portami via....per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta...cambia le tue stelle se ci provi riuscirai, e ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai...lezioni di nirvana, c'è il Buddha in fila indiana...con teee ho nascosto le mie lacrimeeee. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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The Sea
RomanceIn cui una vacanza si trasforma in un'avventura e una vita si trasforma in una storia d'amore vissuta tra il cielo, il vento e le onde.