Aurora chiuse a chiave la porta del Stardust, lasciando una lieve carezza malinconica su di essa prima di incamminarsi verso casa.
C'era il tramonto e il mare parlava al suo fianco.
Con il vento che spirava tra le rovine del suo cuore e un pensiero indefinito che legava la memoria alla tristezza del suo animo scolorito da un po'.
Quel giorno aveva i capelli rosa sciolti, lasciati liberi per farsi coccolare dalle mani sapienti della brezza marina.
C'era il tramonto che stava per chiudersi nella tomba della notte quel giorno, ma solo i suoi passi stanchi risuonavano nel paese. Camminò su quel piccolo marciapiede che sfumava con la spiaggia, sentendo il vuoto non appena spostava lo sguardo alla sua sinistra senza vedere nessuno.
Non sentì nessuna risata, nessuna pacca sulla spalla o qualche battuta squallida accanto a lei.
Tante volte quel marciapiede aveva visto due persone rincorrersi nel Sole per trovare loro stessi, ma quel giorno di quelle due persone rimaneva solo la più fragile.
E non c'era nessuna competizione che le sollevava l'animo, nessun guaio che le dava adrenalina.
Aurora non credeva più nei guai, forse perché quando si commette l'errore più grande della nostra vita si perde ogni speranza.
La rosa aveva perso il suo colore.
Tutto intorno a lei era colore e odore, ma tutto dentro di lei era incolore e inodore.
Perciò non cercava più le stelle su cui volare, non guardava più il cielo su cui sognare.
Forse sentiva la sua batteria già scarica e non riusciva a cercare la sua presa. Non aveva nessuno scopo a cui ambire e c'era il grande, freddo e umido nulla dentro i due occhi di giada.
Un sospiro lungo che spezzò il silenzio uscì dalle sue labbra così belle, ma che avevano toccato quelle sbagliate.
E quel giorno c'era solo una ragazza che camminava con le onde e il tramonto.
La solitudine scappò altrove quando il suono di una macchina che frena tagliò l'aria come un coltello.
Aurora si voltò per vedere l'auto, sentendo l'aria fuggire dai suoi polmoni quando da quella macchina grande e nera uscì la persona che le mancava di più.
Il vento inciampò su di lei, arrivando da dietro per alzare le sue ciocche rosa a coprire il suo viso pulito.
Improvvisamente sentì il presagio tirarle un pugno in faccia, stordendo quella che si poteva chiamare felicità quando vide la persona correre verso di lei.
Restò immobile, il mare che tentava di allungare le sue onde verso di lei per tenerle la mano.
Il vento stropicciò piano i suoi vestiti.
Robert si fermò ad un passo da lei, il profondo burrone che li divideva si poteva già vedere.
Aurora si fece forza e lo guardò dritto negli occhi, sentendo dolore dietro le sue iridi.
-Io...
Cominciò lui, accendendo la prima bomba pronta a farli esplodere.
La rosa osservò il suo petto che si muoveva freneticamente non per la corsa, ma per il dolore insopportabile del guardarsi senza potersi toccare che lo stava letteralmente dilaniando.
Robert chiuse i pugni e lasciò per un momento che le sue iridi si accendessero come un incendio sotto la luce del tramonto, perdendo la magia quando finirono sui due occhi opachi di Aurora.
Cercò di parlare invano sentendo solo un nodo che gli impedì di proseguire il discorso.
Con il dorso della mano si asciugò una goccia di sudore che giocosa scendeva sulla sua fronte.
E arrivò il momento di dire la verità.
-Devo tornare a casa.
Sempre quella voce resterà scolpita nella memoria di Aurora.
Rob nascose il labbro inferiore, delle piccole pieghe si crearono agli angoli della bocca quando cercò di non piangere. La bomba esplose in una cascata di lacrime quando lei con il cuore in fiamme lo abbracciò fortissimo.
Si strinsero fino al limite concesso, facendosi male in quel contatto ma resistendo senza lamentarsi.
I loro singhiozzi si susseguivano in una danza romantica al momento sbagliato, ma in quel momento l'universo girava attorno a loro.
Aurora chiuse gli occhi per non vedere più in faccia il suo destino, affondando la faccia nella spalla tremante del suo amico.
Robert percorse la sua schiena per imprimere nella memoria ogni suo muscolo, ogni suo fremito e ogni suo sospiro.
Avvicinò le labbra all'orecchio di Aurora, sentendo il suo respiro scontrarsi contro il brivido che le provocò.
-Mi mancherai.
Il suo sussurro uscì stridulo, la voce suonata dalle lacrime in una melodia scoordinata.
Si staccarono leggermente per guadarsi in volto per l'ultima volta, volendosi ricordare per sempre ogni difetto dei loro occhi e dei loro sorrisi.
Robert strizzò gli occhi in un mare di lacrime, digrignando i denti non per sedurre, ma per far spirare l'aria fredda che lo riempiva fuori dai denti.
Aurora era letteralmente distrutta dal dolore e appoggiò la fronte su quella calda e sudata di Rob, sentendo ogni suo pensiero e ogni suo mostro urlarle contro come un uomo morente.
Passò per l'ultima volta le dita fra i suoi capelli soffici, sentendo la loro morbidezza scivolare via dalle sua mani.
Il mondo intero esplose quando si staccarono.
-Addio Robert.
Disse con finto coraggio la pittrice, vedendolo ricambiare con un sorriso ricamato dall'inferno che bruciava i suoi occhi.
Si voltarono ognuno per tornare sui propri passi e sui propri demoni, i resti dei loro cuori che trascinandosi chiusero la porta d'ingresso dell'anima per sempre.
Sempre si ricorderanno.
E fu così che la macchina nera corse via, lontana da lei.
Aurora si fermò un attimo, voltandosi verso destra.
Quella volta, vide solo il mare.*stasera ci sono gli Oscar e quindi vi do il colpo di grazia adesso. Io ringrazio tutti, anche se mi odierete dopo questa tragica e inaspettata fine di questa storia. Ma forse questo finale è destinato a non finire mai. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Alla prossima storia.
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The Sea
RomanceIn cui una vacanza si trasforma in un'avventura e una vita si trasforma in una storia d'amore vissuta tra il cielo, il vento e le onde.