Aurora stava per dipingere con le dita un quadro astratto che rappresentava in qualche modo il suo stato d'animo sempre in continuo cambiamento.
L'alba fresca si attingeva a stendere i suoi primi raggi nella piccola veranda vetrata della villetta posta sul retro.
Con quel caldo era impossibile dormire e non esisteva rimedio migliore se non intingere le mani in un intero barattolo di vernice. Non appena avvicinò le dita colorate alla tela bianca e vuota si fermò, sentendo improvvisamente un grande muro che le impediva di dipingere.
Era tornata quella cosa che entra in gola e soffoca ogni certezza dell'uomo.
Gocce di vernice iniziarono a colare dalla punta delle dita, sporcandole i pantaloni.
Aurora per la prima volta non sapeva cosa disegnare. Non riusciva a trovare un'idea o semplicemente non riusciva a dare la giusta ispirazione alla sua anima che ultimamente ne aveva passate tante.
Restò con lo sguardo fisso sul bianco assoluto, talmente assoluto che quasi si sentì bianca dentro, incolore, priva di personalità o di qualsiasi principio morale.
Ma cosa più importante non riusciva più a sentire se stessa guidare le sue mani e creare il suo dipinto.
E forse era quello il dipinto della sua vita: una tela completamente bianca.
Una vita vuota e priva di qualsiasi cosa, ma pronta per essere dipinta dal cuore del suo artista.
Un respiro spezzato raffreddò la sua gola che si riempì di polvere, piccoli rimasugli del suo io.
Quando una voce, portata dal vento, sembrò chiamare il suo nome, allora si svegliò da quella trance.
-Aurora volevo dirti...
Si alzò di scatto dalla sgabello su cui era seduta e con il cuore che martellava in petto afferrò il pennello lasciato a mollo nella vernice rossa e lo lanciò verso la direzione della voce, restando di stucco.
Si portò le mani alla bocca.
-Robert!
E lui era lì, davanti all'entrata della veranda con addosso una maglietta a maniche corte macchiata di rosso.
Con una gioia improvvisa si avvicinò a lui dispiaciuta per averlo sporcato, le mani ancora tremanti appena davanti alle labbra e gli occhi lucenti spalancati.
Improvvisante quando si avvicinò quel tanto che bastava per sentire il suo profumo si sentì finalmente a casa sua, non in un posto dove ci passava la notte.
Era così convinta di uscire a cercarlo che alla fine ci rinunciò per lasciarlo tornare in giro per le strade del paese a ridere con Stella che non si era ancora ripresa del tutto dalla sua ultima esperienza.
Robert abbassò lo sguardo sulla macchia rossa e poi sul viso di Aurora, salvandola con il suono della sua risata.
La ragazza si sentì intrappolata in una rete da pesca del paradiso quando lui le si avvicinò continuando a ridere.
-Scusami tanto!
Esclamò lei che non volle staccare gli occhi da quello spruzzo di vernice.
La paura di alzare appena lo sguardo e nuotare in due oceani di ambra la spaventava, forse per paura di affogarci dentro.
-Finalmente hai dato un po' di colore a questa maglietta.
Rispose calmo lui, fermandosi a pochi centimetri di distanza dalla rosa che sentì un brivido salire verso il suo cuore dalle viscere dei suoi sentimenti non appena Robert le sfiorò il mento con le dita per farle alzare il viso.
E quando si tuffò in quei due occhi color dell'alba che stava sorgendo si sentì invasa da una bellissima sensazione.
-Non avere paura di guardarmi.
La rassicurò con una voce talmente gentile da calmare anche i più inquieti.
Aurora ad un tratto riacquistò le redini della sua personalità e con un gesto fulmineo schizzò di vernice il braccio nudo dell'uomo che di tutta risposta diede inizio ad una gara a chi si sporca di più.
Le loro mani verniciate si cercavano per toccare i rispettivi corpi da macchiare dei colori più accessi.
Iniziarono a ridere quando adottarono la tecnica del solletico.
Si macchiarono ancora un po', poi Aurora si gettò fra le braccia del suo amico come se solo in quel momento l'avesse riconosciuto.
Robert la sollevò da terra di molto, massaggiandole la schiena e lasciando della vernice al passaggio delle mani.
Erano conciati da buttar via, ma si volevano bene in ogni caso e in ogni pregio e difetto del tempo che scandiva i loro attimi più belli senza mai fermarsi.
Si guardarono per due secondi dritti negli occhi, azzurro contro marrone, giada contro ambra, cielo contro alba.
E vi giuro che bastarono solamente due secondi per far alzare il ritmo della musica in una solenne colonna sonora che scoppiò in un loro primo bacio.
Robert senza esitare impazzì nella ricerca della lingua di Aurora che lo accolse con piacere, sentendo il calore del suo bacio arrivare fino in gola e sciogliere l'ennesimo nodo.
La stringeva a se, ancora con i piedi staccati da terra per farla volare e sognare finché poteva.
La rosa passò una mano tra i capelli soffici di Rob, sentendo la fresca vernice colorare il suo ciuffo.
Allacciò le lunghe gambe attorno il suo forte bacino, i baci che piano piano divennero piccoli morsetti sulle labbra.
E si capì che quel bacio era destinato ad andare verso l'infinito, semplicemente oltre.*e domani arriverà il capitolo che tutti aspettavate, più di questo, forse. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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The Sea
RomanceIn cui una vacanza si trasforma in un'avventura e una vita si trasforma in una storia d'amore vissuta tra il cielo, il vento e le onde.