capitolo dieci

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Non so con quale coraggio, ma salgo sulla limousine e vado alle Cross Industries; entro nell' ufficio di Jeff, mi guarda stupito, ma, il suo stupore dura una manciata di secondi perché poi si alza e viene verso di me. Gli mollo un ceffone in pieno viso, ma il mio schiaffo non gli fa avere nessun tipo di reazione come speravo, << Scusa >> sussurra prima di abbracciarmi. Appoggio la faccia nella sua spalla, << Scusa per l' ultimo messaggio. Mi dispiace per quello che ti ho scritto, ma almeno ad una cosa è servito. Ti ha portato da me >>, a quelle parole stringo la sua camicia, rimango in silenzio senza dire nulla, facendomi guidare dal cuore, perché so bene che se mi facessi guidare dalla mia parte razionale, a quest' ora sarei fuori di qua dopo lo schiaffo che gli ho tirato. E passato un mese da quando le sue braccia mi hanno stretto, e a me sono mancate così tanto. Mi è mancato qualsiasi cosa di lui. Non ho idea di come abbia fatto in tutto questo tempo. Si sposta indietro, ma io stringo ancora di più la sua camicia, << Non vado da nessuna parte. Rimango qui con te >> sussurra fra i miei capelli; e senza rendermene conto mi ritrovo seduto sopra le sue gambe. Fisso un attimo la sua scrivania e penso a una delle tante volte che è stata usata in modo inappropriata, riporto la faccia vicino al suo collo e lui si rimette a lavorare, scrivendo con una mano al pc e con l' altra mi lascia delle carezze lungo la schiena e io mi rilasso così tanto, fin quando non mi addormento.
















Il rumore di un foglio spostato mi fa riemergere dal sonno, rimango con gli occhi chiusi e continuo a godermi le carezze del mio ragazzo, << Jeff cosa sa Theo di Nathan? >> gli domanda suo padre con una voce apparentemente calma, << Nulla. E se permetti vorrei che non fosse a conoscenza di nulla, quindi siete pregati di non dirgli nulla >> risponde freddo; queste risposte fredde le ho sempre odiate, perché sembrano che lui non abbia un cuore, quando un cuore invece c'è l'ha, eppure grande, visto le continue donazioni che fa a delle associazioni di beneficenza; << Cazzo Jeff, non rispondermi così. Qui si tratta di una cosa seria, avresti anche potuto ucciderlo. Nathan non ha ancora ripreso conoscenza e la polizia ci sta con il fiato sul collo, quindi sei pregato almeno ora di comportarti da persona adulta >>, le sue carezze si bloccano solo per un secondo, per poi continuare, << Ti assicuro che ho fatto la persona adulta, quando tu e Christian mi avete tolto dalle mani quel figlio di puttana. Lo volevo morto e ti assicuro che la mia voglia di volerlo morto non è diminuita nemmeno adesso. Quindi non venirmi a di fare la persona responsabile, quando tu per la mamma hai fatto una cosa del genere >>, sposto involontariamente una mano verso il suo collo e lascio una carezza, e quando entrambi capiscono che sono sveglio si salutano e io sento una porta chiudersi.
Sento un bacio all' attaccatura dei capelli e Jeff sposta lentamente il mio viso in modo da poterlo guardare, << Che cosa hai sentito? >> domanda serio ma con un tono dolce, << Tutto. Davvero hai quasi ucciso Nathan? >> domando tremando lievemente, annuisce alle mie parole e mi perdo a guardarlo negli occhi. Quegli occhi che hanno il potere di farmi restare inchiodato ai suoi senza nessun motivo. << Vieni ti riporto a casa >> annuisco triste alle sue parole, mi alzo e mi stiracchio, ma quando mi giro verso Jeff lo trova ancora seduto che mi osserva come se fossi una pedra, << Da quanto non mangi? >> ci penso e non riesco nemmeno a ricordare quando è stata l' ultima volta che ho messo qualcosa di decente sotto i denti, alzo le spalle e gli rispondo solamente << Da un po' >> annuisce e si alza, recupera le sue cose e usciamo da quell' immenso edificio.

Lascia la giornata libera all' autista che mi aveva accompagnato da lui, e prendiamo la sua Audi R8, si immette nel traffico e io rimango in silenzio per quasi tutto il viaggio, fino a quando non si ferma di fronte ad un ristorante. << Abbiamo comprato anche questo? >> domando ricordando la nostra ultima litigata, mi guarda ma non dice nulla, esce dalla macchina e lo seguo anche io. Appena varchiamo la soglia, un signore anziano ci accoglie e io d' istinto mi stringo a Jeff, ci rivolge un sorriso affettuoso e ci fa segno di seguirlo. Ci fa accomodare in un posto poco lontano dalle finestre e Jeff gli chiede di portarci qualsiasi cosa che la casa propone. Mi guarda e rimane in silenzio, fino a quando non ci portano diversi piatti, << Mangia, e non un acetto un nome come risposta o sarò costretto ad imboccarti, e sai che ho il coraggio di farlo - inizio a mangiare lentamente, iniziando a gustare di nuovo i sapori del cibo, e scopro con mia grande sorpresa che la fame è di nuovo tornata, almeno per il momento - Theo ho bisogno della tua attenzione solo per qualche secondo. Ho venduto la casa, al momento sono in trattativa per un'altra casa, volevo solo che lo sapessi >> rimango con la forchetta a mezz' aria e lo guardo pietrificato. Non è giusto, lui sta cambiando così tanto della sua vita per me e io non posso chiedergli questo, << Jeff non avresti dovuto. Quella è casa tua >>, irrigidisce la mascella e per un secondo chiude gli occhi, << No piccolo, quella non è più casa mia dal momento che tu non ci stai più, e l' avrei venduta comunque dopo quello che ti è successo con Nathan, non sarei riuscito a sopportare a stare in quella casa >>, annuisco e so che anche per lui è stato difficile. Forse più di me. Almeno io ho potuto contare sull' aiuto di mia sorella, ma sono sicuro che lui si è chiuso in se stesso, lasciando tutti fuori, compresa la sua famiglia.


Dopo due ore esatte lasciamo il locale, e risaliamo in macchina, ma noto che Jeff non sta facendo la strada per tornare a casa di mia sorella, anzi sta andando nella direzione opposta, lo guardo ma vedo che lui è assorto nei suoi pensieri, e ogni volta che lo fa, lo capisco da come aggrotta la fronte e da come passa in continuazione il pollice sulle labbra. Rimango a fissarlo, fino a quando non mi rendo conto che siamo dentro un garage sotterraneo. << Jeff dove siamo? >> chiedo con un sussurro, si gira a guardarmi e mi sorride timidamente, << Ti porto a casa stai tranquillo. Voglio solo farti vedere una cosa, e se non ti piace, puoi dirmelo tranquillamente. Ok? >>, esco dalla macchina e aspetto lui per sapere dove andare. Ci fermiamo di fronte ad un' ascensore e digita un codice d' accesso e appena noto il codice sorrido. Ha messo la data del mio compleanno, entriamo e mi prende la mano, mi guarda con un sorriso dolce e dopo qualche minuto sento l' ascensore che è arrivato. Appena guardo la parete di fronte a me, faccio spostare i miei occhi dalla parete a lui e mi accompagna fuori, per entrare in quella casa, che scopro essere nostra.









NDA:
Vado a scavarmi la fossa da sola, insomma è più di un anno che non aggiorno. Sono imperdonabile lo so, ma ho dato spazio a una ff a cui tenevo particolarmente e questa è rimasta in sospeso per vari motivi, in primis e che avevo perso l' ispirazione, ma ho visto che tanti di voi l' hanno letta nonostante fosse rimasta in standby così a lungo, e per questo volevo ringraziarvi infinitamente. Spero di riuscire ad aggiornare presto e scusate se il capitolo è corto, ma sono tornata un' ora fa da lavoro e mi sono messa a scrivere.
Cosa ne pensate di questa riappacificazione? Secondo voi torneranno di nuovo insieme? Nathan che cosa farà? Aspetto con ansia i vostri commenti e io corro sul serio a nascondermi da qualche parte.

Hi guys.


Buon fine settimana.

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