Capitolo 43

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No.
Non era vero.
Non poteva essere vero.
Hermione non poteva essere stata colpita.
Non lei.
Non ci voleva credere.

Draco prese Hermione per le spalle e iniziò a scuoterla, urlando:- Hermione! Hermione, ti prego, svegliati!-.

Niente da fare.
La ragazza era bianca come un lenzuolo, e fredda quanto un blocco di ghiaccio.

-Per favore, non andartene, Hermione!- gridò Draco.

Le lacrime minacciavano di sgorgare dai suoi occhi, ma non doveva, anzi, non poteva lasciarle uscire. Doveva essere forte, per lei.

-Hermione, ti scongiuro... Non lasciarmi...- mormorò con voce rotta. Non piangere diventava sempre più difficile.

Ad un tratto sentì un' altra voce, assolutamente tranquilla, quasi divertita, dire:- È inutile che la preghi, non si risveglierà! Sai come funzionano gli Avada Kedavra, no?-.

Draco alzò la testa verso la persona che aveva appena parlato e sentì un moto di rabbia crescergli nel petto.

-Tu...- disse a denti stretti.

-Esatto. Io. Dopo tutto quello che mi hai fatto... Credevi forse che non avrei cercato vendetta?-.

Draco non parlò, ma continuò a fissare quella persona con odio allo stato puro.

-Bhè, allora sei più stupido di quanto pensassi. Credi che sia stato un caso entrare di scatto nella tua stanza per farti perdere la Felix Felicis? Proprio no...- disse Pansy Parkinson, in mezzo al corridoio, con le braccia incrociate.

Sembrava tranquilla, ma non aveva mai fatto i conti con un Draco davvero arrabbiato.
Infatti lui estrasse la bacchetta dalla tasca e urlò, con tutta la rabbia che aveva in corpo (quindi davvero, davvero molta):- Crucio!- e la ragazza cadde a terra, dimenandosi e urlando dal dolore.

Sarà stato sadico ma... Era bellissimo torturare Pansy.
-Come hai osato uccidere Hermione! Se prima non mi piacevi, ora puoi star sicura che vorrei vederti morire!- gridò Draco.

Aveva messo Hermione seduta, con la schiena appoggiata al muro. A lei avrebbe pensato dopo. Ora aveva da fare con Pansy...

Ormai stava piangendo, ma non solo per la tristezza, ma anche per la rabbia.
Non riusciva a crederci.
Sapeva che Pansy era perfida, ma non si aspettava che potesse addirittura arrivare ad uccidere una persona.

Pansy si mise seduta, con molta fatica, e sorrise lievemente. Ma non era un sorriso vero, era un ghigno.

-Non ho fatto tutto da sola, però...- disse Pansy.

-Che cosa intendi dire, serpe?- sibiló Draco.

-Vedi... Ho molti amici dalla mia parte...-. Poi si scoprì l'avambraccio sinistro e Draco poté vedere bene il Marchio Nero, simbolo dei Mangiamorte.
-E con me, sotto copertura- continuò la ragazza- c'era anche un "Peter Pettigrew" dei nostri tempi...-.

Cos'era? Un indovinello?
Draco non capiva.

E Pansy doveva averlo avvertito, perché disse:- Non comprendi, vero? Bene... Voltati-.

Draco aveva un bruttissimo presentimento, ma si voltó comunque.

Dietro di lui, Dean Thomas gli puntava la bacchetta contro.

-Malfoy... Il traditore... Adesso la pagherai per aver disonorato i Mangiamorte...- disse il ragazzo.

Draco cercò di guadagnare tempo:- E così... Hai tradito i Grifondoro... Anche tu un Mangiamorte, no?-. Non sapeva che altro dire.

All a mistake   •Dramione•   Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora