Capitolo 4

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Suona la sveglia e per l'ennesima volta mi ricordo di voler cambiare quel suono di campane che ho iniziato ad odiare. Ho questa suoneria da un anno ormai, di conseguenza mi alzo sempre con il cuore in gola per l'ansia di far tardi all'università. Dopo qualche secondo di ricognizione ricordo che l'università riprenderà tra un mese circa e che la sveglia è dovuta al pranzo di famiglia che mi aspetta più tardi. È un sollievo aver dato l'ultimo esame una settimana fa, ho studiato così tanto per questa materia lasciatami a settembre, che ho anche perso la festa di Flavia. Mi ha fruttato un bel 30, ma mi è dispiaciuto non partecipare al compleanno di una delle mie più care amiche, nonostante mi abbiano raccontato che si sia ubriacata come non mai avendo comprato una quantità di alcol davvero eccessiva.
Di solito sono abbastanza mattutina ma oggi mi sento particolarmente stanca. Probabilmente tutti gli avvenimenti accumulati ieri mi hanno sfinita, e ballare fino alle due del mattino ha sicuramente contribuito a farmi venire questa terribile emicrania.
Sono le dieci e la casa è già in subbuglio, non sono la prima ad essermi svegliata, e il rumore assordante dell'aspirapolvere che proviene da fuori la camera mi ricorda che dovrei alzarmi e aiutare la mamma a preparare il pranzo prima che arrivi la famiglia di Michael, ma decido di continuare a fissare il soffitto per un po'. Ancora devo realizzare cosa sia successo ieri. Quando sono tornata alla festa dopo la conversazione con Matteo ero in subbuglio, provavo un sentimento inspiegabile simile alla paura e vedere Michael mi ha calmata immediatamente. Solo che non sono stata in grado di dirgli la verità, ed è la prima volta che mento a Michael. Diciamo che è stata più un'omissione. Non so se sia il caso di riferirgli la conversazione con il "bello e dannato". Anche se il nostro primo incontro non fu a scuola, al liceo Michael era in un'altra classe, e poiché abita in centro, parecchio lontano da me , i primi appuntamenti si svolgevano durante la ricreazione. Un giorno gli raccontai di questo ragazzo che mi aveva spezzato il cuore, ma poi ci innamorammo e questo racconto cadde nel dimenticatoio. Non credo di avergli mai detto nemmeno il nome di Matteo, perché non abitando nel mio quartiere sapevo che non avrebbe potuto conoscerlo. Nonostante io gli racconti sempre tutto, spesso questo argomento lo ho accuratamente evitato; non amo parlare di Matteo, perché per quanto sia difficile ammetterlo ancora mi fa male. Mi ferì nell'orgoglio. Inoltre conosco Michael e può diventare il ragazzo più dolce del mondo con me, ma quando si tratta di gelosia, sarebbe capace di spaccare la faccia a chiunque mi si avvicini o mi faccia del male. Giorgia è l'unica a conoscere tutta la storia nei dettagli, fu lei che mi stette vicino durante quel periodo buio, e solo lei sa dei brevi messaggi che Matteo mi manda ogni anno il giorno di Natale. Non gli ho mai risposto, ma apprezzo il fatto che si ricordi ogni anno che quel giorno sia l'anniversario della morte del mio fratellino. In quel caso fu lui a starmi vicino.
Immersa nell'oceano dei miei ricordi, mi riporta a galla mia madre che spalancando la porta della mia cameretta entra con l'aspirapolvere e la bandana in testa (dice che le concilia la pulizia) intenta a spolverare ogni minimo angolo della stanza, ma capisce che questo non sarà possibile. Appena entra sgrana gli occhi e caccia un urlo al quale potrebbe rispondere solo Tarzan.
- Serenaaaa! Cosa diavolo è successo dentro questa stanza?!-
Ci risiamo, la solita lite incombe. Mi alzo dal letto e noto che effettivamente questa volta ho dato il meglio di me stessa. Sembra un centro commerciale la sera del primo giorno dei saldi, non c'è superficie calpestabile sul pavimento e il reggiseno che penzola dal lampadario è la ciliegina sulla torta. Non so se stia per piangere o scaraventarmi dalla finestra ma quando provo ad aprir bocca lei mi prende per un braccio e mi lascia fuori dalla stanza sbattendomi la porta in faccia e lasciandomi a fissare il vecchio poster di Brad Pitt. Mi lascio scappare una breve risata ma poi mi tappo subito la bocca. So quanto si infuria se scherzo sull'ordine e la pulizia, e su questo punto siamo sempre state Sole e Luna.
Scendendo riesco a mala pena ad intravedere mio padre con la divisa da lavoro che mi manda un bacio volante.
-Mi hanno chiamato di nuovo per un'emergenza in ospedale, spero di essere qui per le due tesoro, voi iniziate a mangiare senza di me.- Ed esce dopo avermi indicato la tazza fumante di tè che mi ha premurosamente lasciato sul tavolo.
Sono sempre stata fiera che mio padre faccia un lavoro che ha come obiettivo il salvare le persone, specialmente i bambini, ma a volte vorrei che il suo posto a capotavola fosse occupato più spesso. Prima della morte di Fabio, era un semplice medico e credo si sia voluto specializzate in pediatria proprio per salvare altre famiglie da una sofferenza come quella che passammo noi.
Dopo un paio d'ore di lucidatrice e un'altra nel mondo MasterChef, finalmente suona il campanello. La casa è inebriata dal profumo di lasagna, è il cavallo di battaglia della mamma e lei sa quanto i genitori di Michael ne vadano pazzi. I nostri si conoscono ormai da un paio d'anni, e gli innumerevoli pranzi e cene consumati insieme li rendono ormai di famiglia. Sono delle persone squisite e pur essendo di rango sociale infinitamente sopra al nostro, non intendono mai darlo a vedere dimostrandosi sempre gentili e alla mano.
-Serena ciao amore!- Mi dice Amelia entrando e spalancando le braccia baciandomi.
- Buongiorno famiglia, lo so siamo un po' in ritardo, indovinate la colpevole?- Dice Max guardando la moglie con ironia. - Dove posso mettere i bignè?- Continua mentre sorride energicamente e si dirige in cucina con la mamma che gli fa da guida.
- Ciao Amelia! - Ricambio l'abbraccio. E vedo Michael dietro di lei che sbuffa. Crede che la madre sia troppo plateale, ma io non lo ritengo un difetto così grande.
- Guarda un po' cosa ho portato alla mia piccola? - Mi porge una scatola ben impacchettata con un fiocco rosso. È bella grande e io muoio dalla curiosità, non sono mai stata in grado di aspettare. Da piccola ad ogni compleanno dopo la torta non avevo mai regali da scartare poiché li avevo già aperti tutti prima.
- Amelia non dovevi, lo sai! - Le faccio una smorfia contraddittoria ma felice. È vero, la famiglia di Michael mi vizia tantissimo, anche troppo. Sono convinti che da quando stiamo insieme il rapporto travagliato che prima avevano con il figlio sia migliorato moltissimo, e questo è il loro modo di ringraziarmi.
-Suvvia, è una sciocchezza, aprilo dopo il pranzo. - Dice felice, e strizza l'occhio al figlio.
Lo guardo con aria interrogativa e lui mi bacia prendendomi il viso tra le sue mani calde. Poi mi guarda dolcemente e sfiorandomi il naso mi sussurra: -Tranquilla Scricciolo.- Ma la curiosità non passa.
Il tempo con loro sembra sempre passare troppo velocemente, ogni volta mi sento davvero coccolata.
La lasagna è veramente ottima, e l'arrosto non è da meno.
- Scommetto che Serena avrà dato un aiuto indispensabile per questo piatto, vero?- Mi prende in giro Max.
Ridono tutti.
-Ehi! Guarda che ho pelato io le patate. - Rispondo vergognandomi un po' che a vent'anni il mio piatto migliore sia un uovo strapazzato.
- Si tesoro, sei stata bravissima fino alla terza patata, quando ti sei tagliata e sei dovuta andare a disinfettarti. - Risponde mamma rendendo pubbliche le mie disgrazie.
Continuano a prendermi in giro e io alzo le sopracciglia mostrandomi superiore ironicamente. Ogni volta che siamo tutti insieme mi sembra di partecipare ad uno spot del Mulino Bianco, anche se in realtà la famiglia di Michael non è tutta rose e fiori come vogliono far credere.
- Diciamo che la mia ragazza ha altre qualità. - Mi difende Michael poggiando la sua mano sulla mia sopra al tavolo. Anche se non amo le dimostrazioni d'affetto in pubblico fa parte del suo carattere espansivo e ho imparato ad accettarlo.
- Serena apri il tuo regalo ti prego!- Mi supplica Amelia.
-  Farò questo sforzo. - Rispondo scalpitante io.
Corro a prendere il pacco e mi rendo conto che pesa parecchio. Di solito ho paura ad aprire i regali davanti agli altri perché non sapendo nascondere le emozioni la gente si accorgerebbe se qualcosa non mi piacesse, ma con loro non c'è pericolo, ogni regalo è più bello dell'altro. Con l'entusiasmo di una bambina inizio a scartare, ma il pacco è talmente ben fatto che faccio fatica. Tutti hanno gli occhi puntati su di me e mentre scarto la tensione sale, sale, sale...una valigia?
-Tu e Michael andrete a New York per le vacanze di Natale!- Esclama Amelia.
Io sgrano gli occhi e ancora esterrefatta balbetto qualche parola di ringraziamento mentre Michael mi sventola sotto al naso due biglietti aereo come se fossero due biglietti del cinema. Sono felice, davvero, ma non posso credere mi abbiano regalato un intero viaggio.

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