Capitolo 8

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La mia mente è offuscata, le stelle sembrano muoversi così velocemente da farmi avere le vertigini. Non capisco se sia un sogno, eppure sento i miei fianchi affondati da mani che non riconosco, da dita avide, da braccia che ardono di rompere gli schemi della mia fragilità.
La distanza di un ago ci separa, ma nessuno dei  due vuole spingersi oltre, o forse non ne ha il coraggio.
D'un tratto afferro Matteo per le spalle e con la carica più forte che riesco a sprigionare dal mio corpicino ubriaco fino all'orlo, lo spintono via da me.
- Levati!- Gli urlo in faccia.
Un'ondata di calore mi attraversa completamente partendo dallo stomaco, è una sensazione strana, forte e disgustosa. Non mi è mai accaduto prima, e il mio fisico sta perdendo il controllo non riuscendo a raccogliere tutte le informazioni necessarie a decifrare i segni del mio corpo.
Matteo mi guarda serio, con aria interrogativa e scalpitante in un primo momento, ma subito dopo capisce e cambia espressione sgranando i suoi occhi color nocciola. Dio come brillano sotto questa luce. Mi sembra di vedere le vene pulsanti delle sue labbra rosse e carnose che cercano un'altra bocca su cui affondare e da cui farsi placare. La mia.
Matteo continua a fissarmi e io scesa dalla macchina ho l'autonomia di cinque secondi prima di esplodere del tutto. La sensazione più brutta della mia vita si sta facendo largo proprio ora, su questa spiaggia.
Inizio a vomitare proprio davanti a lui, proprio di fronte alle sue Adidas nere, che sono l'ultima cosa che vedo fino ai dieci minuti successivi, quando i miei occhi si chiudono per lo sforzo che sto facendo.
Cavolo, devo essere davvero oscena in questo momento.
La vergogna si fa strada nella mia mente, ma non posso fermarmi e mi rassegno alla figuraccia.
Matteo si precipita per sorreggermi ma non mi serve aiuto.
Credo di aver rimesso tutto quello che avevo bevuto, sul serio.
Mi sento leggera quasi come una piuma.
Mi sembra di volare e qualche istante dopo mi rendo conto che effettivamente i miei piedi non toccano terra e Matteo mi ha presa in braccio come fossi una principessa da salvare, dirigendoci in un posto più lontano e verso il mare.
Il suono delle onde aumenta, il rumore si amplifica nelle mie orecchie, ma viene subito interrotto dalle sue parole non appena ci fermiamo.
-Serena devi riprenderti dannazione.- Mi sollecita tenendomi la schiena dritta.
Sono seduta sulla sabbia ed è gelida.
-Sto bene Matteo.- Replico. -Non c'era bisogno che mi portassi quí.- Mi giro verso di lui.
- Certo, avrei dovuto lasciarti vomitare in mezzo a tutti gli altri per fargli capire che non riesci a reggere mezzo cocktail, giusto?-
Mi sta prendendo in giro?
Tento di replicare, ma un conato di vomito minaccia di risalire rimettendomi al mio posto.
Ha ragione, mi vergognerei di tornare alla festa, ma ancora di più se qualcuno mi vedesse qui con Matteo.
- Che diavolo ti è saltato in mente? Sai benissimo di non reggere un goccio d'alcol, cosa volevi fare?- Dice il mio grillo parlante.
-Divertirmi, penso.- Rispondo in modo incerto.
- Non mi ricordavo fosse questo il tuo standard di divertimento. -
Vuole farmi sentire in colpa? Come si permette di sgridarmi così.
Mi gira tutto.
- Nemmeno io credevo che il tuo fosse avere un figlio a vent'anni. Eppure..-
Matteo mi guarda sconcertato e si ammutolisce.
Sono- una- stronza. Devo zittirmi prima che l'alcol mi faccia uscire altre frasi assurde.
Dopo un momento di pausa tento di scusarmi, ma appena sto per aprire bocca lui mi ferma.
- Me lo merito.- Dice secco. - Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, non avrei voluto.-
Non credo di aver aver capito bene. Se la sua espressione non fosse così seria, penserei di aver sognato.
-Wow. - Mi sfugge. - Ci sono voluti cinque anni per sentire queste parole. -
Matteo sospira e si siede accanto a me sulla sabbia a gambe piegate, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
- Posso farti una domanda? - Mi chiede.
La mia espressione parla da sé e appena gli do il mio consenso torna a fissare il mare, come se aspettasse qualcosa all'orizzonte che adesso è delineato dalla sola luce lunare.
- Hai sofferto la mia assenza, almeno all' inizio, anche se hai conosciuto subito Michael? -
Questa domanda mi fa impazzire. Vorrei mettermi a urlare che ho sofferto per mesi la nostra rottura. Vorrei strillargli che lui era la persona fondamentale della mia vita, che oltre alla mia cotta segreta è sempre stato il mio migliore amico, e il fatto che lui possa pensare che per me sia stato facile vederlo scegliere Lucrezia, mi provoca una fitta lancinante allo stomaco. Mi giro verso di lui e prima che possa rispondergli mi accorgo che il mio viso è appena stato solcato da una lacrima.
Che diavolo mi succede, l'alcol adesso amplifica le emozioni?
Dopo qualche istante Matteo se ne accorge ed è spiazzato. La sua espressione è spaventata, alza un braccio come se volesse asciugarmi il viso ma non riesce a terminare la mossa perché io mi giro.
Non so cosa rispondere.
Per tanto tempo dopo che se ne andò, mi chiesi se nella vita avrei mai avuto un'altra occasione per parlargli e dirgli tutto ciò che pensavo, ma quando seppi che si era trasferito a Firenze la speranza svanì piano piano. Invece ora che sono qui, non ho le parole.
- Lo so cosa pensi.- Dice lui interrompendo i miei tentativi di formulare una risposta.
- Si, sono stato uno stronzo, ma tu non sai tutta la storia. -
Il vento è aumentato diventando davvero freddo e la sua affermazione mi congela.
-Che cosa stai dicendo? Che storia?- Irrompe la mia voglia di capire.
Sospira.
- Dico solo che per giudicare ti manca una tassello del puzzle. - È serio, come non lo vedevo da tempo.
Continuo a non capire. C'è qualcosa che non so? O forse è uno dei soliti giochi di Matteo. Non ci cascherò, non mi farò imbambolare un'altra volta.
Inevitabilmente la mia mente corre a Michael. Non dovrei stare quì, non dovrei ascoltare nemmeno una parola di quello che dice Matteo. Di scatto mi alzo e anche se barcollo mi sento meglio e credo di essere in grado di andarmene da sola e tornare alla festa.
- Dove pensi di andare?- Mi afferra lui per un polso. Lo stringe forte come se volesse impormi di restare, ma io lo strattono.
- Non sei più nessuno per dirmi quello che devo fare Matteo. E lo hai scelto tu.- Gli rispondo evidenziando l'ultima frase e fissandolo negli occhi fiera della mia risposta.
- Le lacrime di prima dicono il contrario.- Controbatte lui. Ma subito mi lascia il braccio e io me ne vado inebriata dall'alcol e dagli ultimi avvenimenti.

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