Capitolo 5

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-Questo Inverno andranno di moda i pantacollant maculati, Dio che orrore. - Dice Giorgia con la faccia schifata mentre giace sul suo letto a testa in giù. Non so come faccia a stare comoda ma ha i piedi sulla montagna di cuscini arcobaleno stile principessa, come il resto della sua camera.
- Stai dicendo che non li comprerai ugualmente solo per seguire la moda?- Le rispondo io satiricamente mentre passo sull'indice l'ultima pennellata di smalto.
-Non ho detto questo.- Ribatte lei, tirando fuori la sua voce da bimba indifesa.
Ogni anno è capace di trascinarmi per tutti i centri commerciali della città per rifarsi completamente il guardaroba. La sua fissazione numero uno è la moda, infatti è la prima della classe nell'accademia che frequenta per diventare stilista, anche se continuo a farle presente che, se volesse, con il suo fisico potrebbe diventare una modella in meno di una settimana. Ma lei non è così, adora la moda perché crede che ogni abito sia "l'espressione migliore dell'anima" e non perché essa risalti le doti che madre natura le ha regalato.
- Che scarpe mi presti per la laurea di tuo fratello domani?- Le chiedo in maniera adulatrice sbattendo le ciglia mentre vado ad aprire uno dei suoi immensi armadi saltellando in modo da far asciugare lo smalto.
- Tutte quelle che vuoi sorella, domattina io ne andrò a comprare un paio nuovo per l'occasione. Quale scusa migliore della laurea di Giulio?- Dice lei mentre si alza in piedi sul letto per specchiarsi.
Avere un'amica come lei non è facile. Non lo è perché è in grado di eclissarti in un battito d'ali con il suo charme e la sua presenza fisica. Non sono di certo io quella per cui i ragazzi si avvicinano a noi se usciamo da sole per bere qualcosa. Stare con lei abbasserebbe l'autostima di chiunque se non compensasse le sue linee con la generosità quasi irritante che raggiunge l'apice quando a Natale va alla Caritas per servire pasti ai senzatetto.
Non so perché, ma il primo giorno di scuola media scelse me come compagna di banco, e da quel giorno è rimasta la mia compagna di vita, sempre. Gli abiti non sembreranno dipinti per il mio corpo come per il suo, ma avere una migliore amica che entra in crisi d'astinenza da scarpe se non ne compra un paio a settimana, ha i suoi vantaggi.
-Quanto sto invidiando Giulio che si laurea già.- Osservo io mentre mi misuro il primo paio. Anche io vorrei saper tenere un armadio così ordinato.
- L'anno prossimo tocca anche a noi Serena, tranquilla.- Viene verso di me passandomene un altro paio che secondo lei starebbero meglio con il vestito estivo che metterò domani.
- Speriamo.- Ha ragione, mi stanno meglio queste.
-C'è un motivo particolare per cui vuoi farti così bella?- Mi accusa Giorgia.
Mi giro verso di lei con un grande punto interrogativo disegnato sul volto.
- Mi sembra strano visto che Michael verrà solo per la tesi e non parteciperà nemmeno al falò a causa di quella cena con i dirigenti di calcio, no?- Continua Giorgia. Non capisco dove voglia arrivare, ma aspetto incuriosita il punto.
- E non posso mettermi delle scarpe nuove senza il consenso di Michael?- Chiedo io iperbolizzando la supposizione.
-Andiamo Serena, l'ho visto anche io la scorsa settimana alla festa. So che è tornato.- Mi spiazza Giorgia. Merda ci sarà anche Matteo domani? Non credevo avrebbe tirato mai fuori l'argomento, o almeno ci speravo, perché con lei non so mentire.
- Non mi interessa ormai.- Rispondo secca. Se davvero pensa che io possa nutrire anche solo un minimo di sentimento ancora per lui si sbaglia. Come può pensarlo? Dopo tutti questi anni con Michael.
- Lo so.- Risponde lei avvicinandosi a me. - Figurati se vorrai ancora rivolgere il saluto ad una persona che ti ha trattato come un Kleenex usa e getta.- Fa un secondo di pausa sperando in una mia risposta, senza averla vinta. So che è dura solo perché vuole farmi parlare delle mie emozioni, ma è una cosa che faccio raramente.
Le sue parole mi pungono come spine e mi riportano la mente al momento in cui questa trapunta rosa era costellata di mie lacrime mentre singhiozzavo sulla spalla di Giorgia.
- Pensavo comunque che volessi sapere che non abita più con Lucrezia, si sono lasciati.- Continua la regina del gossip. - Me lo ha detto Giulio che lo ha incontrato proprio stamattina sotto casa, abita in un monolocale due isolati più avanti ora.-
Non capisco perché mi dia tutte queste informazioni, ma sono comunque un colpo dopo l'altro mentre realizzo che dovrò abituarmi alla sua presenza di nuovo. Matteo e Giulio erano grandi amici prima che il neo papà si trasferisse a Firenze per stare accanto alla neo mamma.
-Avrò bisogno anche della borsa abbinata alle scarpe.- Rispondo io come se non avessi partecipato all'ultima parte del discorso.
Giorgia ha un'espressione interrogativa e non sembra capire la mia indifferenza, e nemmeno io.
D'un tratto la porta si apre e Giulio irrompe in camera rumorosamente con il suo costante temperamento festaiolo.
- Chi è il ragazzo più figo,intelligente e quasi neolaureato della casa?- Avanza lentamente con passo da modello di Abercrombie con tanto di giro su se stesso per vantarsi davanti a noi povere studentesse.
- Ancora non lo sei ufficialmente cocco, magari cambiano idea e capiscono che non sei intelligente come credono. - Dico io con aria strafottente andandolo ad abbracciare. Essendo così amica con Giorgia ho sempre avuto uno stretto rapporto anche con Giulio e lui mi ritiene ormai una sorellina minore da difendere.
- Vi piacerebbe fanciulle, ma il quì presente domani sarà ufficialmente un dottore senza possibilità di impedimenti.E domani sera festeggeremo con un falò che verrà ricordato per sempre nella storia delle feste, batterà anche quella di Flavia.- Ci rivela indicando lo sportello magico. È così che chiamiamo l'angolo della loro casa che puntualmente viene usato come deposito temporaneo di tutte birre e i superalcolici destinati ai party.
-Mi dispiace che Michael non potrà spassarsela con noi, ci divertiremo a bestia! Cerca di far cambiare idea al tuo principino. -Mi esorta Giulio facendomi l'occhiolino pur sapendo che Michael non salterebbe mai un impegno calcistico. Fortunatamente non è un tipo che se la prenderebbe anche perché non ha mai avuto uno stretto rapporto con Michael essendo il mio ragazzo ed avendo avuto sempre una protezione particolare nei miei confronti. È anche per questo che gli voglio un gran bene. Eppure sono convinta che dovrebbe fare lui stesso attenzione alle donne che continuamente porta a casa e dopo due giorni gli spezzano il cuore. È un ragazzo molto affascinante e dolce, ma a volte non sa farsi rispettare dalle donne a causa della sua bontà.
In quel momento mi squilla il cellulare e vado di corsa in salone per cercarlo nei meandri della mia Michael Kors. Al ventesimo squillo ho rovesciato completamente la borsa sul tappeto e ho finalmente risposto al mio ragazzo che mi aspetta sotto casa in macchina. Grazie alla mega vetrata del salone, riesco a vederlo appoggiato sulla sua nuova macchina appena pulita con gli occhiali da sole e la polo bianca. Non c'è niente da fare, il mio ragazzo è un gran Figo.
-Devo scendere, Michael è qui sotto. Grazie delle scarpe Gio, ci vediamo domani.- Dico io mentre mi avvicino a Giulio affettuosamente per dargli un bacio sulla guancia, e lui mi stringe forte per un fianco.
-Ok, ma poi continuiamo il discorso.-Puntualizza Giorgia. Mi avvio di corsa verso l'ascensore poiché non ho voglia di sentire l'ennesima ramanzina del mio ragazzo sulla mia lentezza, tanto che mi sono infilata le scarpe per metà. Mentre spingo il pulsante innumerevoli volte pur sapendo che sia occupato, Giulio mi urla dalla porta di lasciare il cancello aperto per il suo amico che sta salendo per giocare a FIFA. Non cambia mai, domani si laurea e pensa ai videogiochi. Decido di prendere le scale e mentre scendo lentamente a causa delle scarpe e della borsa chiusa alla rinfusa che non mi fa vedere il pavimento,penso a come potrà essere per me il giorno prima della laurea. Probabilmente starei chiusa al buio in una stanza per placare l'ansia. Mentre scendo l'ultimo gradino la mano mi scivola dal corrimano e la forza di gravità decide di avere la meglio su di me. Per la seconda volta in una settimana il mio sedere si ritroverà un livido enorme. -Cazzo!- esclamo mentre sono per terra dolorante e con l'intera borsa rovesciata di fronte. Nei momenti in cui mi faccio male credo di essere autorizzata a dire parolacce.
Ci metto qualche secondo per riprendermi dalla botta e pensare a quanto possa essere imbranata , ha ragione mia madre a dire che Mr.Bean è un tipo molto sveglio al mio confronto. Appena trovo la forza di alzarmi e raccogliere chiavi, fazzoletti e soprattutto la scatola di assorbenti  sul pavimento del pianerottolo, sento il portone aprirsi e mi affretto a nascondere ogni traccia della mia caduta imbarazzante,ma non sono abbastanza veloce.
Davanti a me ho un quadretto commovente, Matteo che porta i joy stick con un braccio, e nell'altro stringe una manina minuscola. Ho ancora una mano sul sedere e sentendo gli spifferi credo di aver anche rotto le calze, ma quel bambino riesce a farmelo dimenticare. Il piccolo si sposta a piccoli passetti ancora imprecisi ed è sorretto accuratamente da Matteo, che a dire dalla faccia è sorpreso quanto me di vedermi per le scale. È la prima volta che vedo il figlio, e mi fa uno strano effetto vedere quei piccoli riccioli biondi. Faccio fatica a pensare che Matteo ora sia grande e abbia responsabilità che non si addicono ancora ad un ragazzo scapestrato come era lui. Chissà come deve essere stato diventare adulti da un momento all'altro, essere un ragazzo spensierato un giorno, e portare il passeggino quello seguente.
-Ti presento Davide, Serena. - Mi coglie di sorpresa Matteo, sfoggiando il tono più dolce che esista.
Scioccata come sono da questa scena da film, saluto il piccolo con una mano non riuscendo a smettere di fissarlo. Anche se il colore è più scuro, il taglio degli occhi è quello del padre, occhi da furbetto che mi fanno ipotizzare i piccoli disastri che combinerà per casa. Guardo Matteo che si gode la scena della nostra conoscenza, ed ha un'aria contenta, come se avesse cercato questo momento, ma io non posso fare a meno di domandarmi cosa gli sia passato per la testa nel momento in cui Lucrezia gli disse di essere incinta.
Una suonata di clacson mi ricorda che Michael sarà di nuovo giustificato a sgridarmi.
-Devo andare, scusami.- Dico a Matteo. - È stato un piacere- Dico sorridendo a Davide e dandogli una breve carezza. Sembra non dargli fastidio. Ancora ipnotizzata apro il portone e sento Matteo poggiarmi una mano sulla spalla -Emh, Serena?- Mi chiama facendomi voltare agitata.
-Si?- Rispondo curiosa e sospirando lentamente.
-Penso sia tuo.- Dice lui ridacchiando e porgendomi un assorbente cadutomi dalla borsa.
Il mio colorito da mozzarella appena abbronzata diventa rosso peperone in meno di due secondi e per coronare il figurino già fatto, scappo via correndo.

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