10. Work.

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Era la decima volta che lo squillare insistente del mio telefono rimbombava nella mia stanza, costringendomi a nascondere la testa sotto il cuscino, soffocai un urlo contro il materasso e mi alzai, riluttante, sedendomi al bordo del letto.
Allungai la mano verso il cellulare e spensi la sveglia, facendo scorrere svogliatamente un dito sullo schermo liscio e perfetto, appoggiai i gomiti sulle cosce scoperte e affondai la testa fra le mie mani, tirando alcune ciocche dei miei capelli.

" Fanculo. "

Bisbigliai tentando di ignorare le lacrime che insistenti pugnalavano i miei occhi con mille spilli nel tentativo di uscire.
Ero appena tornato dal mio Weekend con Sehun, era stato bellissimo, non ero mai stato meglio.
Era andato tutto perfettamente, fino a quando la consapevolezza di provare dei sentimenti davvero forti per l'altro non mi era piombata sulla testa, come un macigno di una tonnellata, facendomi sentire un verme, i sensi di colpa erano affiorati tutti d'un colpo facendomi venir voglia di buttarmi giù dalla scogliera.
Sfilai la piccola fedina che mi aveva regalato, e me la rigirai fra le dita, sorridendo amaramente, prima o poi, in qualsiasi modo le cose sarebbero andate, quella felicità sarebbe svanita di colpo, infrangendo ogni mia speranza di poter avere una vita migliore.
Perché proprio io?
Me lo chiedevo spesso, e in quell'ultimo periodo quella domanda si era sempre fatta più insistente nella mia testa, l'avevo chiesto più volte a Kyungsoo, mentre ci medicavamo le ferite a vicenda, "A tutto c'è una spiegazione, lui ha un progetto per noi." diceva con fare solenne mentre puntava gli occhi verso il cielo, oltre la finestra della camera in cui dormivamo assieme.
Kyungsoo era sempre stato estremamente credente, anche in mezzo a tutta quella merda non aveva smesso di credere, non aveva smesso di sperare nel disegno divino, e io lo ammiravo.
Lo ammiravo quando si svegliava al mattino e ringraziava Dio per avergli concesso un altro giorno di vita, lo ammiravo quando nonostante tutto non smetteva mai di sorridere, uno di quei sorrisi rassicuranti, io lo sapevo che dentro di lui quel sorriso non era poi così convinto, ma nonostante tutto voleva farmici credere, e io lo assecondavo sorridendo a mia volta.
Infine lo ammiravo quando a fine giornata ringraziava di nuovo per tutto ciò che aveva vissuto, cose belle, cose brutte, per Kyungsoo nulla succedeva per caso.
Nemmeno quella volta in cui Kim Jongin entrò per caso dalla porta, illuminando la sua vita, per poi salvarla, portandolo via da quel letamaio.
Jongin era il principe azzurro che salva la principessa in pericolo, ma Kyungsoo... Lui lo meritava, lui era così buono, così gentile.
Io, io non ero come lui.
Io ero la mela marcia, e il disegno divino per me non avrebbe previsto nessun principe azzurro, nessun salvataggio.
Rimisi la fedina al dito e mi alzai dal letto per andare a frugare nelle tasche dei miei pantaloni, presi il mio pacchetto di sigarette e l'accendino, dopodiché mi buttai sul letto, con la sigaretta accesa fra le labbra.
Nubi di denso fumo bianco invadevano la mia stanza, e pian piano oscuravano la mia vista, per poi sparire nel nulla, come se non fossero mai esistite.
Il telefono prese a squillare, interrompendo la quiete che si era formata in quelle quattro mura.

" Pronto..? "

" Luhan, sono io. "

Un nodo alla gola mi mozzò il fiato, facendomi rimanere di sasso, con la sigaretta ancora fra le labbra, il mio interlocutore sentendo quel silenzio decise di continuare a parlare.

"Spero tu sia pronto, il tempo sta per scadere."

Questa volta le lacrime riuscirono ad annebbiare la mia vista, per poi scivolare rapidamente lungo la mia pelle, creando piccole strade trasparenti.
Presi un respiro profondo prima di parlare, avevo bisogno di prendere tempo, dovevamo scappare.

" Io non... Mi serve più tempo."

" Piccola puttanella, tu non hai proprio capito un cazzo.
Il tuo tempo è scaduto, devi finire il lavoro. "

Le lacrime continuavano a bruciare i miei occhi, ben lontane dall'intenzione di smettere di scendere, il mio cuore si stava sgretolando in mille pezzi, Sehun non era un lavoro.
Io amavo Sehun più di ogni altra cosa al mondo.
Non riuscivo più a mascherare quell'immenso malessere e inevitabilmente le mie parole iniziavo a uscire tramanti, la voce incrinata dal pianto.

" Io.. Io non ce la faccio..."

I singhiozzi mi scuotevano il mio corpo, impedendomi di mantenere la calma.

" La sua libertà per la tua, questi erano i patti. "

Il rumore della fine della chiamata arrivò al mio orecchio facendomi morire dentro, lanciai il telefono contro il muro, urlando disperato, iniziai a distruggere la mia stanza rovesciando a terra qualsiasi cosa mi capitasse a tiro.
Mi fermai poco dopo, accovacciandomi contro un angolo della stanza, mentre tutte le mie emozioni traboccavano dal mio cuore lacerandomi da dentro.





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I'M BAAAAACK!
Lo so che vi ho fatto aspettare un sacco, e onestamente questo capitolo è un bello schifo, peeeeerò d'ora in poi tornerò più regolarmente, lo giuro!

Even Numbers  (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora