3: LA FAMIGLIA DI JOSH

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Oggi mi trovo come sempre insieme a Josh per andare al parco. Esco e vedo la sua macchina ma questa volta mi aspetta fuori e mi fa: "Ciao Ashley, oggi pensavo di farti conoscere la mia famiglia invece di andare al parco, tranquilla si tornerà a casa presto", mi dice con voce convincente

"Va bene, andiamo".

Dopo una mezz'oretta ci fermiamo e gli chiedo:"Siamo arrivati?"

"Sì", mi guarda e sorride.

Mi guardo intorno e vedo casa sua, è bellissima, si trova in un grande spiazzo circondato dal bosco, con gli alberi che lasciano entrare poca luce .

Entrando vedo che è molto spaziosa ed è luminosa più di quello che m'immaginavo vedendola da fuori. Mi giro su me stessa e vedo delle ampie finestre che fanno entrare la luce dall'alto. Poi sento qualcuno correre giù dalle scale così mi giro per vedere chi è; vedo un ragazzo che corre per le scale - che poi saprò essere Erik, il fratello di Josh - e non tocca nemmeno i gradini. Sento il mio cuore accelerare, poi vedo i genitori di Josh al piano di sopra che ci salutano e saltano atterrando in piedi davanti a noi, a quel punto svengo e batto la testa.

Qualcuno mi tira qualche schiaffetto e qualcun altro litiga con Josh, credo suo fratello. Sento le loro voci: "Perché non gliel'hai detto! E adesso, che pensi di fare, Josh?"

"Zitti! Sta rinvenendo", dice suo padre che è accanto a me.

"Come stai?", mi chiede sua madre che mi guarda in modo preoccupato. Non capisco niente però mi ricordo le scene di poco prima e con uno scatto mi alzo dal divano scavalcandolo.

"Che cosa siete?! Come mai Erik corre così veloce ...i tuoi genitori ...Josh...", scuoto la testa per capirci qualcosa.

Erik avvicinandosi mi dice "Io corro così veloce perché sono un...", sta per finire la frase ma Josh lo interrompe: "Erik ... glielo dico io cosa siamo".

Io ci capisco sempre meno. Josh mi porta in giardino e mi fa sedere nell'erba umida. Lo guardo male mentre si siede davanti a me, ma un po' distante per non spaventarmi .

Si schiarisce la voce e mi chiede: "Stai bene?"

Sollevo un sopracciglio e grido:"Mi chiedi se sto bene!? Ho appena visto un ragazzo correre velocissimo e...i tuoi genitori saltare dal secondo piano! Secondo te, come sto?!"

"Bene?"azzarda lui, ma a quel punto, esasperata, mi alzo per andarmene. Lui però mi afferra per il polso e fa per trattenermi.

"Non mi toccare! Sei freddo!"

Mi tocca indietreggiare ma batto nel petto di suo fratello che mi blocca con le mani, io comincio ad agitarmi perché lui non vuole lasciarmi andare.

"Ashley... calmati, non volevo spaventarti", prova a dire Josh.

"Non ti preoccupare...", non riesco a finire di parlare che mi sento iniettare qualcosa e perdo i sensi. Mi sveglio in una camera buia e sento che qualcuno è accanto a me così tiro un pugno a qualcosa di duro, urlo dal dolore. La luce della stanza si accende ed entra Erik e i genitori di Josh. Indietreggio spaventata sul letto. Sposto lo sguardo accanto a me e vedo Josh che mi sorride ma vedendomi arrabbiata il suo sorriso svanisce subito.

"Andate via! Non mi fido più di nessuno!", guardo Josh e gli dico: "Neanche di te! Vattene! Mi hai mentito ...io mi fidavo!", e mi metto a piangere sia per la rabbia sia per il dolore.

"No...non dire così Ashley", mi dice Josh con voce triste toccandomi la spalla.

Mi alzo di scatto e chiedo: "Che ore sono?"

"Sono le sette, perché?", mi dice Josh.

"Voglio andare a casa! Non dirò niente a nessuno ma voglio andare a casa!", e attacco a piangere.

Dopo un po' sento la voce di sua madre che dice: "su Josh, accompagnala a casa".

"Va bene! Vieni!", mi afferra per il braccio e mi fa salire in macchina. Durante il viaggio non parlo e cerco di asciugarmi le lacrime così da non far vedere a mia madre che ho pianto. Josh prova più di una volta a toccarmi la spalla e consolarmi ma si ferma sempre forse per non farmi arrabbiare ancora di più.

Lo saluto freddamente ed entro in casa senza voltarmi indietro. Mia madre mi chiede:"Allora, com'è andata? Ma che hai fatto alla mano? Sei caduta?".

Io annuisco per non far sentire la mia voce roca a causa del troppo urlare, dopo cena mi benda la mano e mi aiuta a mettermi il pigiama. Come promesso, non ne feci parola per il resto del fine settimana.

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