-Davai принцесса- Yuri Plisetsky x Reader pt.1

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"Oggi l'hotel sembra più affollato del solito" penso mentre ripiego con cura gli asciugamani appena stirati,sembra che il Giappone sia diventato una meta turistica molto ambita in questo periodo. La divisa di lavoro è ogni anno più ridicola e striminzita,ma questa volta si sono superati...più che delle semplici cameriere sembra che siamo appena uscite da un maid café e ad ogni minimo movimento c'è sempre da risistemarsi per non far vedere qualcosa "di troppo". Indossata la divisa mi dirigo velocemente nella reception per accogliere i nuovi clienti e accompagnarli nelle loro rispettive stanze. All'inizio questo lavoro mi piaceva davvero tanto...ma con il passare del tempo ho perso la passione e ora eccomi qui a sfoggiare il sorriso più falso del mio repertorio,mentre osservo le allegre famigliole pronte a godersi una magnifica vacanza. "Ahh se avessi dedicato più tempo alla danza,di certo non sarei qui a fare da cameriera a dei mocciosi" rimpiango con lo sguardo malinconico. Mi tornano in mente tutti quei magnifici momenti:i saggi in cui facevo da protagonista,la sensazione di sollievo che si prova alla fine di una dura giornata di allenamento,le piroette perfette,gli applausi del pubblico,le rose lanciate sul palco e gli innumerevoli "ha talento,farà molta strada".La carriera da ballerina era già segnata nel mio futuro...ma il destino è crudele e presuntuosamente prende ciò che hai di più caro al mondo,i tuoi sogni,le tue speranze. Ed è così che quella fatidica notte,dopo aver esagerato un po' troppo con l'alcol per festeggiare il mio nuovo successo,venni quasi investita,danneggiandomi irrimediabilmente la gamba sinistra. Tutto quello che rappresentava la mia ancora di salvezza in quel momento non era altro che uno sterile ricordo...e annaspare nelle lacrime non è servito altro che a portare rancore a chiunque il destino non abbia riservato nulla di crudele. Non capisco come alcune persone possano perdonare chi gli ha fatto del male,lo trovo assurdo,quasi disumano. Io ancora oggi maledico il bastardo che mi stava investendo sperando ogni giorno di più che gli sia restituito il favore. Delle voci ovattate sovrastano i miei pensieri riportandomi alla realtà. Spesso mi faccio influenzare involontariamente da quello che penso e mi accorgo fin troppo tardi che ho passato qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto e il rancore dipinto in volto.

-Mi scusi!Mi scusi!Ma è viva o imbalsamata?!?-  chiede ironicamente un signore sui cinquant'anni che mi sventola la mano davanti al viso.Sembra uno di quei tipi che pensano di essere simpatici e poi sono gradevoli quanto una doccia di olio bollente. -Sumimasen!- mi accingo a chiedere piegandomi con le mani congiunte. Non gli avrei chiesto scusa nemmeno sotto tortura ma in questo periodo subirmi una riduzione dello stipendio per il mio comportamento impulsivo è l'ultima cosa di cui ho bisogno. -ah tranquilla...se vuoi scusarti puoi farlo venendo in camera mia,sono sicuro che ci divertiremo tanto- dice con un sorriso perverso,mentre si avvicina a me cingendomi la vita. -Neanche sotto tortura,vecchio disgustoso!- mi affretto a urlargli con la faccia inorridita mentre lo spintono via da me,facendolo cadere a terra. -Che c'è?Sei talmente abituato a considerarti un verme che non ti rialzi più da terra?- lo canzono mentre me ne vado soddisfatta. Perderó il lavoro?Non potrebbe importarmene di meno! Questi esseri repellenti mi fanno schifo,tutta la gente che mi circonda mi fa schifo! -te la farò pagare- sussurra disprezzante il vecchio mentre si rialza con gli sguardi di tutta la sala d'attesa puntati addosso. Vado in bagno a risistemarmi i miei adorati capelli      (h/c),con tutto quel trambusto la treccia ordinata di prima si è trasformata in un'insieme di ciuffetti disordinati. Le
mani scivolano agili tra i capelli mentre dallo specchio sporco guardo le mattonelle turchesi che riflettono la luce instabile del neon bianco,e dire che questo è uno degli Hotel più famosi della zona. Dalla tasca del grembiule ricamato cerco un elastico per legare la treccia,ero sicura di averne uno, solo che non lo trovo. Frugo un po' nella tasca ma tocco un pezzo di carta,è una foto polaroid di me da piccola e mia nonna:lei era la mia migliore amica,la mia forza. Mi chiamava "il mio piccolo soldatino" perché nulla poteva fermare la mia determinazione.Questa foto mi ha dato la carica necessaria per continuare ed esco dal bagno più determinata di prima,non mi farò abbattere da questi rifiuti umani dimenticati da Dio! Esco dal bagno aprendo una porta cigolante e sull'uscio ci trovo il vecchio di prima che sghignazza sommessamente e il direttore dell'hotel a braccia incrociate. -Devi smetterla di comportarti così con i clienti!- inizia il direttore mentre si aggiusta gli occhiali,il suo tono è più alto del solito. -Ma..ma..lui m- balbetto presa alla sprovvista ma prima che possa continuare lui mi interrompe -Niente "ma".Sai benissimo che la regola principale dell'hotel dice che il cliente ha sempre ragione,sei tu nel torto ed è il tuo comportamento ad essere sbagliato!- urla
lui con le vene del collo che sembrano esplodere,non mi stupirei se qualche giorno morisse d'infarto.Io lo ignoro beatamente,so che i miei ideali sono giusti e sprecare fiato per loro non porterà a nulla. Mentre si ostina ad urlare nuovamente,non accorgendosi che lo sto tranquillamente ignorando,mi controllo la manicure,ah dannazione quest'unghia si sta quasi scheggiando. -MI HAI CAPITO?- è l'ultima cosa che afferro dalle sue urla e per assecondarlo non mi rimane altro che annuire. I due se ne vanno soddisfatti di ciò che hanno fatto,come se fossero dei paladini della giustizia che hanno salvato il mondo da una perfida criminale...ovvero me. Non so perché ma mi viene da ridere,è una risata cristallina e profonda,quasi da psicopatica,se qualcuno mi vedesse penserebbe che sono da manicomio ma è l'unica reazione plausibile che tutta questa pressione mi provoca. -Il mio comportamento non è sbagliato,ad è essere sbagliata non sono io...ad essere sbagliato...è questo mondo!- Sto ormai delirando,con la pancia dolorante per le troppe risate. -Riprenditi (y/n)!- rimprovero a me stessa dopo aver ripreso coscienza,consapevole di non essere nelle migliori condizioni.Le guance rosso fuoco vengono rigate da timide lacrime di esasperazione. Prendo una bottiglia d'acqua che si trova su uno scaffale della credenza e mi bagno un po' il viso,devo sembrare quantomeno presentabile. Appoggiata al muro scivolo lentamente con la schiena fino a sedermi a terra,ed é solo allora che mi accorgo di una testa bionda dietro la porta della dispensa ma in questo momento rappresenta l'ultimo dei miei problemi. Il ricordo sfumato della danza,mia nonna...colei che rappresentava la mia forza che è venuta a mancare da poco,il lavoro stressante,i continui soprusi che sono costretta ad accettare per ottenere una paga decente...non mi meraviglio che sia sull'orlo di una crisi di nervi. Rimango ancora seduta a terra mentre mi giro verso quel candido viso biondo che mi osserva ancora con gli occhi sbarrati, -cos'hai da guardare?- mi volto rispondendo acida a quell'esile ombra. Ma non appena apro bocca quel ragazzo tenta di nascondersi,come se l'avessi spaventato. Mi alzo barcollando un po' per arrivare a quella porta dove fino a poco fa c'era affacciato il biondino ma velocemente è scappato via. -ci mancava solo lo stalker- sbuffo spolverandomi la gonna. I bagni e la dispensa dove mi trovo sono in un piano interrato quindi salgo al piano superiore,dove si trova la reception,pronta a riprendere il mio odioso lavoro, chissà quale strano incarico mi daranno ora....

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