Capitolo 2 - Emma; Spia

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<<Quante volte devo dirti di non lasciare la tua roba sparsa per il castello? Mamma potrebbe inciamparci!>> urlai verso mio padre, che aveva appena finito di conversare con il suo miglior amico di sempre, Belzebù.

<<Che caratterino>> commentò l'uomo larva, mentre mio padre mi lanciò un'occhiata di sfida. Oh no, non in quel momento, non avevo voglia di litigare con lui, così raccolsi io per lui tutta la roba che distruggeva e lanciava per terra.

Secondo i miei calcoli e avvistamenti, quel giorno Gabriele avrebbe nuovamente raggiunto il nostro regno, per incontrare Danil, ma che avrebbe dovuto dire al profeta?

Mi affrettai a lasciare il castello, che era in cima alla collina, io invece dovevo correre a valle, perché era lì che Danil risiedeva.

Corsi giù per quella collina, ogni punto di essa per me, era collegato a parte della mia infanzia.

Ad esempio, sotto l'albero di acacia che si ergeva fra due casette, avevo visto per la prima volta dopo il patto mio nonno, all'età di quindici anni.

Io stessa avevo deciso di non vederlo per tutto quel tempo, non riuscendo a capire come avesse osato mettere in pericolo tutti noi, nello stringere un patto proibito, ma fu anche il momento in cui capii davvero, cosa voleva dire essere diretta discendente del Diavolo.

Il Diavolo, non quello a cui tutti piace pensare, il demone duro e forte che però ha perso la testa per un angelo. Mio nonno, se proprio così dobbiamo chiamarlo, era l'essere più meschino che potesse esistere, sebbene capissi alcuni dei motivi che lo portarono a scegliere la caduta, non potevo concordare con tutto il resto del male che decideva deliberatamente di causare.

Così, a quindici anni, mentre ero seduta a disegnare sotto l'albero d'acacia, lui mi venne a trovare, parlandomi come si parla ad un'adulta e non ad una bambina.

<<Tu mi temi>> disse, chinandosi verso il mio quaderno, per osservare cosa stessi disegnando.

<<No, io ti odio>> gli risposi semplicemente, chiudendo il quaderno per impedirgli di vedere altro.

<<È già un buon inizio>> mi sorrise, sedendosi accanto a me.

<<Cosa vuoi?>>

<<Conoscere l'unica ragazzina che pare vedermi per quello che realmente sono, un mostro>> sembrava quasi felice di tutto ciò.

<<Non credo di essere l'unica>> gli risposi, allontanandomi.

<<Emma>> mi richiamò, tornando serio.

<<So dei tuoi giochetti con Orias, dovreste smetterla di fare i detective, vi porterà verso morte certa>>.

Il ricordo sfumò via quando vidi Gabriele e Danil parlare di già vicino alla dimora del profeta. Mi misi di spalle contro il muro della casetta, tendendo l'orecchio verso la conversazione.

<<Dovresti valutare quanto sia importante per te tutto questo, qual è davvero una buona causa per quello che fai? Davvero consideri buono questo? In cui reati, seppur minori, vengono perdonati? Dovresti unirti a noi, finché sei in tempo>> Gabriele faceva da propaganda vivente per Dio! Lo sapevo, lo sospettavo da tanto tempo, ma le ultime conversazioni rendevano tutto sempre più reale e possibile, si stavano preparando per il giorno del giudizio finale.

Il nostro dolce peccato (IN SOSPESO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora