Capitolo 25 - Orias; Fatum

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Seduto a penzoloni sulla statua raffigurante niente popò di meno che la madonna, cantavo a squarciagola una delle mie canzoni umane preferite. D'altronde anche un demone perfetto come me doveva cacciar via la paura, se da lì a poche ore si sarebbero decise le sorti non solo dell'umanità, ma del paradiso, inferno e terra del mezzo.

Esatto, lo ammetto, avevo davvero paura. Finalmente avevo abbassato le mie barriere con Emma, ed ecco che già rischiavo di perderla. Perdere lei, mia madre e tutti i demoni, angeli e compagnia bella a cui volevo bene.

<<Anche un demone può voler bene!!>> urlai quelle parole al cielo, fra le mani stringevo la sesta bottiglia di vino rosso che avevo bevuto quella sera. Sì, ero un po' ubriaco.

<<Mamma, perché quel tizio è seduto sulla lapide del nonno?>> una bambina mi indicò spaventata.
<<Uh, scusa bello>> barcollando mi alzai dalla statua, effettivamente era dedicata ad un certo Joe Wilson.

<<Chiamo la polizia...>> la madre della bambina da vera indignata tirò fuori dalle sue tasche un cellulare. Quella si che sarebbe stata divertente! Magari se avessi preso la forma di metà serpente...

<<Come si chiamava tuo nonno?>> chiesi alla piccola offrendole un po' di buon vino.
<<Joe..>> mi rispose impaurita.
<<Ah già, c'era scritto>> osservai di nuovo la statua. La Madonna era inginocchiata e fra le mani stringeva Gesù bambino. Che tenero!

<<Lo sa che non dovrebbe bere in un posto santo?!>> la madre infuriata nascose la figlia alle sue spalle.
<<Santo?! Qui non c'è nulla di santo, altrimenti come avrei fatto a stendermi fra le braccia della Vergine Maria?! Io, un demone!>> enfatizzai l'ultima parola facendo una faccia cattiva e mimando delle corna dietro la mia testa.

<<Un pazzo, ecco cosa è!>> mi beccai un colpo di borsa sul capo, bel tentativo.
Stavo per trasformarmi in metà serpe, quando il suono delle campane mi distrasse.. Era già mezzogiorno?!

In un baleno mi teletrasportai in camera mia, mi ci volle poco per farmi divinamente bello e pulito per il ballo! Certo, il mio alito puzzava di vino... Beh, Emma si sarebbe accontentata.
Mio padre entrò inaspettatamente in camera, sembrava reduce da una corsa per il fiatone.

<<Questo è per te... è importante>> mi porse un libro dalla copertina in cuoio prima di cadere per terra sulle sue ginocchia.

<<Vassago!>> mia madre corse urlando verso di lui, visibilmente preoccupata. Cosa mi ero perso?
Mi avvicinai per aiutarlo a tornare in piedi ma mi spinse via.
<<Il libro, è importante!>> disse iniziando a tossire sangue.

<<Non dirmi che sei stato in paradiso, ti era stato proibito!>> mia madre piangendo prese il viso di papà fra le mani.
<<Non morirò mica! Quanti piagnistei, Kasal, stai premendo sulla ferita per l'amor di Dio!!! Hai rovinato la mia entrata in scena ricca di suspense.. Scusate lettrici>> e così Vassago mandò un bacio volante al nulla. Ok.

Una volta constatato che mio padre non correva alcun rischio di morte se non quello per mano di mia madre, aprii il libro che mi aveva consegnato.
All'inizio pensai che fosse uno scherzo, tutte le pagine erano bianche. Quando lo chiusi, vedi comparire sulla copertina un titolo.

Incisa sul cuoio, vi era una parola latina "fatum" in caratteri gotici. Fato, destino? Era la versione cartacea del lago dei sogni? Seppure la tentazione fu forte, decisi di non aprirlo. Mio padre era impegnato a bisticciare con mia madre, quindi infilai il libro nella tasca interna della mia giacca e decisi di pensarci su. Lo aveva rubato dal paradiso? E poi mamma aveva detto che gli era stato proibito di andarci ma.. da quando?

Il nostro dolce peccato (IN SOSPESO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora