Mettimi alla prova
Rimasi a fissare davanti a me, con Gabriel accanto in completo silenzio. Mi sentivo poco a mio agio ad esporre le mie preoccupazioni e i miei sentimenti con una persona, specialmente se la conoscevo da così poco tempo.
Sembrava capirmi, però. Una cosa che non mi sarei mai aspettata da nessuno.
«Forse è meglio andare a letto. Domani si va a scuola», sospirai, mentre l’aria si alzava. Lo dicevo anche per lui, dato che ogni tanto lo vedevo tremare.
«In realtà si va tra poche ore», mi corresse.
Scossi la testa sorridendo, senza distogliere lo sguardo dal punto morto che stavo osservando. «Infatti, è meglio scendere da qui».
Mi afferrò il polso, trattenendomi. «Perché?», domandò con un filo di voce. «Si può sempre fare after. Esistono i caffè».
Mi lasciai scappare una risata, pensando ai litri di caffè che bevevo di mio per rimanere sveglia. «Non voglio che tu ti stanchi troppo. Domani sera ci si allenerà di nuovo, magari proveremo coi pugnali dopo un veloce ripasso sulla mira con le pistole». Spostai lo sguardo su di lui e sorrisi. «Ci vuole una grande concentrazione coi pugnali, ti avviso in partenza. Non uccideremo Arthur con delle pistole, quindi è meglio stare attenti».
«E ci alleneremo tutte le sere fino a sabato?».
«Venerdì, per l’esattezza, quindi giovedì sera finiranno gli allenamenti. Venerdì sarà il giorno perfetto per uccidere un vampiro centenario», mormorai incupendomi. Probabilmente avevo appena spaventato Gabriel con le mie parole, ma era quello che pensavo veramente.
Mi alzai di scatto, mentre Gabriel era ancora seduto sul tetto. «È ora di andare», dissi infine, osservandolo dall’alto. Aspettai che si alzasse e, non appena fu in piedi davanti a me, si soffermò a guardarmi. I suoi occhi erano ancora più scuri nel buio della notte, ma quelle sfumature chiare erano come un faro di luce. Il cuore cominciò a battere un po’ più forte, fino a rimbombare nel petto. Per questo motivo spostai lo sguardo e puntai l’albero dalla quale saremmo scesi.
«Kim…», mormorò appena.
«Andiamo», mi affrettai a dire, tornando velocemente coi piedi per terra. Lo aspettai vicino alla porta di casa, dato che ci mise un po’ più di me per scendere.
Perché mi sentivo così? Il cuore non aveva smesso di martellare, sembrava quasi mi tremassero anche le mani. Era colpa del suo sguardo, non c’era dubbio. O forse era proprio la sua presenza a farmi quello strano effetto.
Mi ero sentita così anche appena mi aveva vista al locale la sera precedente, ma pensavo fosse colpa dell’adrenalina, del timore che Arthur venisse ad uccidermi. Non perché Gabriel Vixen aveva cominciato a guardarmi in modo del tutto diverso da come mi guardavano le altre persone.
Non appena mi fu davanti, sul primo scalino, ingoiai la saliva. «Gabriel», lo fermai subito, «so che posso fidarmi di te. E credo tu sappia che le persone normali non potrebbero capire certe cose».
Per qualche strano motivo mi sorrise. «Non dirò niente a nessuno, tranquilla», mi rasserenò.
Tirai un sospiro di sollievo e le mie labbra si curvarono automaticamente. «Hai capito bene».
«Allora…», cominciò infilandosi le mani in tasca, senza smettere di guardarmi. «Ci vediamo tra poche ore».
«Sì», mi lasciai scappare fin troppo velocemente. «Buona notte».
«Notte Kim», mormorò. Rimase immobile sullo scalino a fissarmi, fino a quando non decisi di entrare e chiudere le porte dietro le mie spalle.
La mattina, non appena misi piede fuori dalla macchina, mi ero incollata a Sheila per essere la sua ombra. Dovevo assicurarmi che non aprisse bocca su quello che Arthur fosse effettivamente, con nessuno. Dubitavo che avrebbe potuto dirlo, conoscendola, ma sotto la malia non avevo idea di cosa avrebbe potuto fare.

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Ice Heart
Vampiros"E se le tue difese crollassero a pezzi?" Kimberly Drake, londinese di diciotto anni, ha perso sua madre e ora anche la sua unica amica è in pericolo. Dovrà misurarsi contro l'ultimo figlio del primo vampiro ad essere stato creato, Victor. Ma nel su...