Come with me

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Ashton era al mio fianco e mi controllava a vista.

Avevamo parlato, e molti giuramenti erano usciti dalle nostre labbra con semplicità.

Lui non mi avrebbe più mentito, ma io sarei dovuta restare lontana da Luke.

Ed era per questo che non potevo più stare sola, per paura che Luke mi portasse nella parte del male.

Ashton aveva preteso di sapere dove si trovasse il Club, ma io non lo avevo detto.

Avevo mentito, dicendo che mi avevano portato in un semplice capannone.

Non sapevo perché lo avevo fatto, ma le parole erano uscite dalle mie labbra senza che nemmeno riuscissi a controllarmi.

Stavo proteggendo Luke, ed era come se stessi preferendo lui ad Ashton.

Non mi ero pentita: mio fratello mi aveva mentito mentre il biondo protetto.

Io cercavo di concentrarmi su quello, cercando di evitare inutili pensieri, come il fatto che cercavo continuamente Luke con lo sguardo.

Non c'era un motivo, o almeno questo era ciò che pensavo.

"A scuola ci sarà qualcuno del Ghetto, non dovrai preoccuparti." Mi disse Ashton, abbracciandomi.

"Ghetto" era il nome del clan mafioso di Ashton, e mi faceva venire i brividi.

Annuii, ricambiando l'abbraccio "A dopo."

Entrai a scuola, ma non avevo voglia di stare lì.

Mi sentivo osservata, controllata, e mi sembrava di essere tornata in orfanotrofio.

Odiavo quella situazione.

Mi sedetti al mio posto, e notai subito che un paio di ragazzini si erano seduti intorno a me, tenendosi però a debita distanza.

Sospirai, guardando attentamente i loro visi.

Sapevo che mi stavano osservando, anche se non lo volevano dare a vedere.

Abbassai lo sguardo, aspettando pazientemente che la campanella suonasse e il professore facesse la sua entrata.

Aspettai precisamente dodici minuti, e poi chiesi di andare in bagno.

Subito gli sguardi sconosciuti furono su di me, preoccupati.

Non potevano controllarmi se erano chiusi in classe.

Il professore accordò con disinteresse: sia io che lui sapevamo che non sarei più tornata a seguire la lezione.

Uscii dall'aula di corsa, andando subito verso la parte posteriore della scuola, dove il cortile era più silenzioso che mai.

Mi sedetti contro il tronco di un albero, iniziando a rigirare le dita fra di loro.

In certi momenti avrei voluto iniziare a fumare, tanto per avere qualcosa da fare e potermi sfogare senza dovermi mettere ad urlare.

Ma Ashton me lo aveva sempre vietato, e io non avevo mai disubbidito ad una sua regola.

O almeno, fino a quando non avevo conosciuto Luke.

Mi aveva stravolto, mandato in confusione; e ora mi sembrava impossibile vivere allo stesso modo di prima.

Ora Ashton non era più mio fratello, ma un mafioso.

Casa mia non era più il luogo sicuro che avevo tanto sognato, ma un regalo di benvenuto da parte del Ghetto.

Luke non era più il ragazzo misterioso che fumava sotto casa ma il capo di un clan.

Pure {L.h.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora