Be my anchor

347 24 4
                                        

Ashton mi stava aspettando, e lo capii subito quando aprii la porta e lo vidi seduto sul mio letto, a petto nudo e con i capelli ancora bagnati.

"Dove sei stata?" Chiese, non appena mi vide.

Mi tolsi la giacca, andando in cucina così da fargli capire che non volevo ascoltarlo.

Lui mi inseguì comunque, e mi fissava come se volesse sbranarmi.

"Dove sei stata?" Ripetè, con rabbia, sbattendo il palmo della mano sul tavolo.

Mi spaventai, ma rimasi comunque immobile "Da nessuna parte."

"Non è vero!" Urlò, guardandomi male e puntandomi un dito contro "Eri da Luke, vero?"

I nostri occhi si scontravano con rabbia, ma nessuno dei due sembrava voler vacillare.

Eravamo così abituati ad essere diversi che ormai anche quando litigavamo non riuscivamo mai a prevalere sull'altro, troppo abituati a completarci e far fronte alle differenze reciproche.

"Hai ragione, ero da Luke." Dissi, lentamente "Ma non è come pensi."

Ashton sorrise, ironico "Cosa dovrei pensare, eh, Rebecca? Magari che la mia dolce e fedele sorellina si è presa una fottuta cotta per un mafioso che vuole ammazzarmi."

Scossi la testa, afferrandomi i capelli fra le mani "Questo è ciò che dice lui di voi del Ghetto."

Mio fratello sgranò i suoi occhi verdastri, sbalordito "Nessuno del Ghetto ti farebbe del male, dicono che sei utile."

"Utile?" Dissi, senza fiato "Ormai non sento altro che persone che mi reputano utile per qualcosa e che decidono di mettermi in mezzo a cose che io non concepisco neanche. Luke fa così e pure tu. A nessuno importa di ciò che penso io."

Ashton rimase immobile a guardarmi "A me interessa di te."

"Allora andiamo via da qui, Ashton." Dissi, avvicinandomi, quasi supplicandomi "Per favore, andiamocene e ripartiamo da capo, insieme."

"Non ci lascerebbero mai stare, Becky." Disse, abbassando il viso.

"Lo faranno, okay?" Dissi, avvicinandomi a lui ed accarezzandogli la spalla "Andremo lontano, in un posto sicuro. Si dimenticheranno di noi."

Ashton rialzò lo sguardo, e sembrava più serio e preoccupato che mai "Ti devo dire una cosa."

"Cosa, Ash?"

Ashton sospirò, passandosi una mano tra i ricci "Ho conosciuto dei nostri parenti, sono a New York."

Spalancai gli occhi, stupefatta.

Come era possibile? Se avevamo dei parenti perchè non c'erano mai venuti a salvare?

Perché non ci avevano mai portato fuori da quell'incubo in cui eravamo cresciuti?

"I nostri nonni materni, a quanto pare i nostri genitori non gli hanno mai detto di noi. Sembra che non approvassero papà."

Sospirai, cercando di calmare i battiti del mio cuore "Potrebbero accettarci?"

Ashton deglutì, piano "Ho parlato con loro un mese fa, sembra che non aspettino altro."

Non potevo credere alle mie orecchie, sembrava di essere in un grandissimo scherzo del destino.

Avevo una famiglia.

Una famiglia che mi voleva, che mi stava aspettando.

"Potremo chiedere aiuto a loro, a quanto pare sono piuttosto ricchi."

"Perchè non mi hai portato subito da loro?"

Ashton scosse le spalle, affranto "Avevo paura che tu non avresti voluto, so che tu sei sempre stata gelosa del nostro rapporto."

Sospirai.

Aveva ragione.

In circostanze diverse avrei probabilmente detto di no, ma ora non vedevo l'ora di partire.

"Partiamo, Ashton, andiamo via." Supplicai, stringendo le mani di mio fratello.

Ashton aveva gli occhi lucidi e le occhiaie, e capii che doveva essere distrutto come me.

Annuì, piano "Va bene, Becky, li chiamerò e farò in modo di partire tra una settimana."

"Perchè tra una settimana?"

Ashton si morse il labbro, nervoso "Ho un ultimo incarico, se non lo porto a termine potrebbero prendersela a morte."

"Di cosa si tratta?"

Ashton scosse le spalle "Una cosa da poco, un semplice regolamento di conti."

Annuii, non proprio convinta "Va bene, partirmo tra una settimana."

Ashton mi accarezzò i capelli, stringendomi subito tra le sue braccia.

"Andrà bene, Becky." Sussurrò, coccolandomi "Ti porterò fuori da tutto questo."

Pure {L.h.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora