"Organizzo una festa"

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O almeno ci provò.

Una volta svoltata la corsia nel quale si trovava per entrare nella successica, beh Federico era già svanito.
Puff, un fantasma.
Che fosse stata un'allucinazione?

E invece no.
Lo ribeccò al banco dei salumi, nella corsia dell'acqua e alla cassa - tutto ciò ovviamente nel vano tentativo di nascondersi - ed era pronto a seguirlo nei parcheggi...  se solo la vecchietta di fronte a lui fosse stata più veloce.

'Tra poco la spingo' aveva pensato, ottima dimostrazione di maturità, e "Ha bisogno di aiuto?" chiese e senza aspettare risposta aveva preso 3 pacchi di pasta Barilla posandoli sulla superficie scorrevole ma 'porca troia, la cassiera di Federico è troppo veloce',  aveva così lasciato tutto sotto lo sguardo perplesso della vecchietta e delle persone in fila e si era recato ad una cassa che al momento era libera.

"Mi scusi ma sono veramente di fretta" e no, non avrebbe dovuto dirlo perché il cassiere - proprio stronzo doveva capitargli - prese a fermarsi ad ogni prodotto, commentandone la qualità o il prezzo.

'Vaffanculo se ne sta andando'
"Posso dirle una cosa? Vada a quel paese" si era così lanciato verso Federico che stava già per salire sulle scali mobili e "Ehi ti va di scambiarci i numeri?"

"Come mai?" chiese Federico perplesso.
Non aveva potuto fare a meno di notare che quel ragazzino moro l'avesse seguito per un bel po', non che gli dispiacesse, sembrava una brava persona.

Ed era maledettamente carino.

"Io ecco...", 'avanti Ben inventati qualcosa', "organizzo una festa".
Cosa?
Ripeto.
COSA?
Da quando organizzava feste?

"Uh e quando?"
"Tra due giorni" perfetto, aveva due giorni per organizzare una festa che lo impressionasse e di cui neanche conosceva le basi.
Fantastico.
"Ci sarò. Hai una penna?"
Oddio gli sta veramente dando il numero?
Benjamin tastò le sue tasche e totalmente per caso trovò una penna BIC blu e gliela porse; Federico afferrò il suo braccio,  'oddio che mani morbide', e lentamente scrisse il suo numero sul braccio di Benjamin, tra i tatuaggi, in mancanza di carta.

Benjamin osservò attentamente Federico che sembrava particolarmente impegnato a scrivere il suo numero: le dita lunghe a solleticargli il braccio, i capelli biondi a coprire la fronte e in parte la visuale, le labbra socchiuse, in apparenza così maledettamente morbide, e il respito caldo contro il suo braccio.

"Ecco qua. Poi chiamami eh?" Federico sorrise, con conseguenza un imminente svenimento di Benjamin, e si allontanò a passo veloce tra la gente mentre Benjamin rimase lì a fissarlo finchè non decise che forse avrebbe dovuto raggiungere la cassa dove aveva lasciato la sua roba.
Forse.

In realtà Benjamin non aveva realizzato di aver incontrato Federico per davvero, e non in un sogno, per questo che una volta tornato in casa tirò un urlo che spaventò i suoi vicini di casa nel raggio di 1km.
Si stese sul divano con un sorriso stampato sul volto che andava da orecchio a orecchio ripensando al sorriso del biondino e alla sua straordinaria gentilezza, 'Di solito i famosi sono sbruffoni' pensò ricordandosi di quella volta in cui aveva incontrato un famoso DJ in un bar sperduto di Los Angeles e avvicinatosi per una foto, quest'ultimo l'aveva liquidato, 'magari è stanco' aveva ragionato al momento ma non sapeva a cosa fosse dovuta questa stanchezza.
Aveva semplicemente lasciato stare.

Dopo minuti che era steso su quel morbido divano, si alzò di scatto con occhi spalancati poichè un pensiero lo travolse: non poteva perdersi in convenevoli, doveva organizzare una festa.

Passarono due giorni dall'incontro del giovane conduttore e del barista, nella quale quest'ultimo non aveva fatto altro che organizzare la fantomatica festa.
Tuttavia stava venendo anche bene: era riuscito ad affittare all'ultimo minuto una stanza abbastanza grande da contenere almeno 700 persone, tramite amici di suoi amici aveva contattato un bravo DJ disponibile per la serata e la sera prima era andato in un ingrosso con alcuni amici per comprare tutto l'occorrente (ovvero alcool, patatine, alcool e bibite alcooliche).

Era quindi tutto pronto per l'imminente festa e Benjamin girava per i vari tavoli a vedere se vi erano tovagliolini a sufficienza, bicchieri, e almeno due ciotole piene fino all'orlo di patatine e popcorn, di certo non voleva fare brutta figura con il biondino, che aveva appunto dato la conferma e aveva invitato qualche amico.

"Charlie porti al bancone questa sedia?!" aveva sbraitato dato che era appena andato a sbattere contro una sedia che non era assolutamente al suo posto, la ragazza era giunta velocemente e "va bene ma datti una calmata. Si può sapere che hai?" il ragazzo l'aveva liquidata con un gesto della mano ma pochi minuti dopo la raggiunse e "Posso chiederti una cosa?"

"Dimmi"
"Come sto?"
"Sei venuto a chiedermi come stai?"
"Perfavore è... importante"
La ragazza l'aveva guardato assottigliando gli occhi a cercare un dettaglio che lo inganasse, tralasciando quel sorriso falsissimo sul suo volto, e "Stai benissimo, mi piace questa camicia e questi pantaloni ti fanno delle belle gambe".

Il ragazzo aveva sospirato di sollievo e stava per allontanarsi quando "Ora mi dici che hai?"
"Io... cosa? Non ho niente"
"Si e io ci credo. Ci conosciamo dalle elementari Ben" aveva esordito e questo aveva convinto Benjamin a raccontarle tutto.
In fondo aveva bisogno di parlare con qualcuno.

L'aveva quindi presa per il polso e trascinata su un divanetto, si era seduto di fianco a lei e "Verrà un ragazzo alla festa"

"E?"
"Ecco è... speciale. Cioè forse mi piace. O forse no. Forse è tutto troppo affrettato, ci siamo visti per la prima volta due giorni fa e gli ho chiesto il numero. Il punto è che lui non ha detto niente e il numero me l'ha dato lo stesso, non so cosa pensare"
"Aspetta aspetta. Tu hai visto per la prima volta un ragazzo a caso, te ne sei innamorato e gli hai chiesto il numero a caso? Spero tu stia scherzando, non è da me fare la guastafeste ma cavolo, cosa ti passa per il cervello?"
"Diciamo che... ecco è strano perchè non è proprio che io non l'abbia mai visto, più che altro è lui a non aver mai visto me"
"Ah perchè ti sei messo pure a stalkerarlo prima di chiedergli il numero?"
"No ma va, è che...ecco il ragazzo è Federico Rossi, quello della radio"
La ragazza spalancò gli occhioni verdi poi "MA SEI SERIO? HAI INVITATO ALLA FESTA QUEL FIG... ecco si LUI?"
"Si l'ho invitato e se ti vedo a provarci non ti parlo più" la minacciò e lei con l'espressione più dolce che riuscì a fare esclamò un "Ma io sono bravissima!"
"E io sono Obama. Charlie non mi convinci"
"Va bene, gli starò lontano, ma se non ti vedo con lui, ti faccio male eh."
Silenzio.
"Ti ho mai detto che mi fai paura?"
"Qualche volta"


La festa era cominciata da poco più di mezz'ora e Benjamin stava andando in ansia, non aveva ancora visto Federico e si stava facendo un sacco di paranoie.
E avrebbe potuto continuare per ore a farsi mille ipotesi, rischiando di morire di attacco di panico ma qualcuno decise che, se proprio dovesse farlo, dovesse morire di infarto, per questo Benjamin fece un salto sul posto, in seguito allo spavento che si era appena preso e si girò pronto a sbraitare contro il pazzo che aveva interrotto i suoi pensieri paranoici ma non potè far altro che sorridere incantato.

"Ciao bel moretto"

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