Provocazioni

1.9K 153 19
                                    



Claudio si sfila la maglietta e calcia le scarpe lontano dal letto. La testa gli gira leggermente e i suoi muscoli sono piacevolmente rilassati dall'effetto dell'alcool. Dopo l'incontro inaspettato con Mario, Claudio ha ballato ancora e ancora, lasciandosi sopraffare dalla musica, dall'adrenalina che aveva in corpo. Francesco si era lasciato travolgere da Claudio che non aveva risposto alle sue domande su Mario, continuando invece a cantare e ondeggiare i fianchi. La verità però è che Claudio, alle domande di Francesco, non voleva rispondere. Desiderava solamente confondersi con la folla, perdersi nella musica e non pensare a nient'altro. Nemmeno a Mario, alla sua maglietta di nuovo pulita, al sorriso mozzafiato che regalava ai clienti entrati in discoteca. Claudio l'aveva visto un'ultima volta all'ingresso, mentre con una cartellina in mano, spuntava dalla lista gli ospiti della discoteca. Mario aveva l'aria stanca, gli occhi segnati da occhiaie scure, ma il suo sorriso era così bello da distogliere l'attenzione da tutto il resto. «Andiamo?» gli aveva sussurrato però Francesco ad un orecchio, mentre stringeva Claudio in vita e lo sorreggeva piano. Claudio si era lasciato annebbiare dall'alcool e solo Francesco era riuscito a farlo smettere di bere, sottraendogli dalle mani il terzo bicchiere. Avevano lasciato la discoteca alle due del mattino, stretti uno all'altro. Claudio si era sentito così euforico, quasi leggero, come una bolla.

Mario aveva osservato Claudio andare via e Claudio aveva guardato Mario restare.

Adesso Claudio è sul letto, il petto nudo e le braccia incrociate dietro la testa. Il ciuffo dei capelli è scompigliato, ma Claudio non se ne preoccupa, troppo preso ad osservare Francesco mentre gli sbottona i jeans. Claudio prende un bel respiro e cerca di rilassarsi, l'alcool ancora in circolo dovrebbe aiutarlo, ma la verità è che Claudio, ora, è teso. Francesco se ne accorge mentre soffia sul suo ombelico nudo, appena bagnato di saliva. Un brivido percorre la schiena di Claudio, attraversa ogni vertebra e lo fa tremare leggermente, ma non di piacere. «Va tutto bene?» chiede allora Francesco, perché sì, è un tipo geloso e protettivo, ma anche premuroso. Claudio annuisce piano, gli occhi lucidi e bellissimi e la bocca gonfia di baci «Sì, sto bene. Sono solo un po' ubriaco...» ammette, anche se quel brivido gli è rimasto sotto pelle, permeando nelle ossa. «Ti avevo detto di non bere così tanto» lo ammonisce allora Francesco, alzandosi dal bacino di Claudio e infilandosi i vecchi pantaloni di una tuta. Claudio rimane così, i jeans slacciati e si rannicchia in posizione fetale su quel letto già sfatto. Francesco è sdraiato, un libro impegnativo tra le mani che però non sta leggendo, troppo preso a vedere Claudio, la linea dolce della sua schiena, le ossa sporgenti delle scapole.

«Chi era quello?» prova a domandare ancora e Claudio si gira appena col viso, premendo la guancia sul tessuto morbido della trapunta. «Quello in discoteca, a cui hai rovesciato la birra» sottolinea poi, perché Claudio sembra perso nel mondo dei sogni, come un bambino. Claudio ha cercato di non rispondere per tutta la serata, coinvolgendo Francesco in un ballo, in un bicchiere di vodka, in un bacio. Ha preferito ballare tutta la notte piuttosto che rispondere a quella domanda, ma adesso, Claudio sa di non potersi più opporre. «Si chiama Mario, è un ragazzo del corso» ammette con un filo di voce, carezzandosi poi il viso, stropicciando appena gli occhi. Claudio sa che Francesco è geloso, lo vede dai suoi occhi quando un altro ragazzo lo guarda con sospettato interesse, quando qualcuno si complimenta con lui al bar, quando gli occhi dell'altra persona diventano insistenti.

A Francesco il secondo lavoro di Claudio non piace. Ha tentato più volte di farlo smettere e le parole erano spesso sfociate in liti, poi placate con scuse e carezze. «Quindi ti ha visto... Nudo» borbotta Francesco, il libro ormai abbandonato sul comodino, un orecchio alla pagina prima di chiuderlo. «Beh, sì» mormora Claudio senza poi aggiungere altro, sfilandosi finalmente i jeans e restando in intimo. Francesco non sta più parlando, sta elaborando pensieri ad un ritmo velocissimo, pensieri che si terrà per se, per non litigare un'altra volta. «Sono stato bene stasera, mi sono divertito tantissimo. Grazie» sussurra poi Claudio, strofinando la fronte sulla spalla nuda di Francesco, cercando di placare quell'innata gelosia. Entrambi sono sotto le lenzuola, la luce dell'abat jour ancora accesa, ma nessuno dei due ha più osato aprir bocca. Sono rimasti nella stessa posizione, il viso di Claudio premuto sul petto di Francesco che lo stringe piano per un fianco. Claudio si è addormentato subito, sfinito dalla serata e dall'alcool, ma quel brivido procuratogli da Francesco è rimasto sino al mattino. Si era sentito strano, come se il suo corpo rifiutasse quelle carezze, quelle attenzioni che Francesco era solito riservargli. Percepiva ancora le impronte delle dita sulla propria pelle, quasi come se scottassero e quel fastidio era continuato per tutta notte.

Claudio non crede nel significato e nell' interpretazione dei sogni. Ha però immaginato un paio di occhi scuri per tutta la notte, così scuri da far fondere pupilla e iride insieme, ma allo stesso tempo così lucidi, come bagnati da un velo d'acqua. Claudio si è svegliato all'alba, la fronte leggermente imperlata di sudore e ha cercato di riprendere sonno, inutilmente.

Claudio sogna, ma al mattino non ricorda quasi mai nulla di ciò che ha sognato. E allora come può spiegarsi quegli occhi che continuano a tormentarlo ogni notte, che si insinuano nella sua mente e lo lasciano spossato, senza ore di sonno? Claudio ha immaginato Mario per tutta la settimana, al bar mentre preparava caffè e cappuccini, in macchina mentre cantava, la sera quando tornava a casa e Francesco non c'era, impegnato in una riunione di lavoro. Claudio pensa a Mario e si sente stupido, perché è fidanzato, perché non lo conosce nemmeno, perché un paio di occhi non possono fargli quell'effetto.

È giovedì sera e Claudio chiude le serrande del bar. Ha salutato Rosita, la sua migliore amica, ma a lei non ha raccontato nulla. Si è lasciato distrarre dalle insegne illuminate dei negozi, dal vento freddo dell'inverno, dalle canzoni alla radio che canta a squarciagola ogni qual volta si ferma ad un semaforo rosso. Ha tirato su il cappuccio della felpa, infilato lo zaino in spalla e ha espirato forte, con la bocca.

Mario è già arrivato: Claudio vede il suo giubbotto appeso ad uno dei cavalletti dell'aula, insieme alla sua tracolla, ma non si è voltato con lo sguardo per cercarlo. Ha piuttosto salutato qualche ragazzo del corso e si è diretto dall'insegnante, la Signora Martinez, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. A Claudio piace quella donna dall'accento strano e il profumo dolciastro, floreale.

Si è seduto poi sul letto, sistemando il suo zaino e ora si sta spogliando con una consapevolezza diversa: quella di essere spiato da un paio di occhi neri. Ha così sfilato la felpa, modellando poi il ciuffo con le dita e ha proseguito con la t-shirt scoprendo pian piano nuove porzioni di pelle. Mantenendo lo sguardo basso, con dita tremanti ha slacciato la cintura, abbassato la zip e sfilato i jeans lungo le cosce, torcendo il busto e piegando le gambe. Un formicolio gli solletica la pelle e una sensazione strana gli attanaglia lo stomaco: Claudio sta giocando col proprio corpo, noncurante dei presenti in stanza, se non di uno. Claudio sa che Mario lo sta guardando, sente nell'aria un'elettricità insolita, come se i loro corpi fossero magneti pronti ad attrarsi. Quando si siede nuovamente, i piedi nudi a sfiorare il pavimento, Claudio allaccia con le dita l'elastico dei boxer in lycra e cattura finalmente gli occhi di Mario.

Claudio lo sta provocando. Mario se n'è reso conto mentre si spogliava, più lentamente del solito, facendo cadere i vestiti a terra con gesti studiati. Mario è rimasto seduto al proprio posto, il viso inclinato e gli occhi umidi, acquosi, puntati in un paio verdissimi. Ha le mani leggermente sudate, i palmi che sfregano lungo il denim scuro e la bocca arsa, improvvisamente secca. Deglutisce e si umetta poi le labbra con la lingua, marchiando a fuoco nella sua mente ogni gesto di Claudio, la luce che colpisce il suo corpo, l'ombra che proietta sul pavimento. Mario si sta contorcendo sulla sedia: mentalmente sta ringraziando Marco e il suo ritardo, la Signora Martinez che non presta loro attenzione, così come gli altri colleghi del corso. Nessuna smorfia appare sul viso di Claudio, nessuno sguardo ammiccante o provocatorio. Solo i loro occhi puntati gli uni negli altri, il nero intenso nel verde chiarissimo.

Claudio è sdraiato nella stessa posizione della volta precedente. È l'ultima lezione e poi finalmente potrà cambiare posa. Il lenzuolo avvolto attorno al bacino in un susseguirsi di pieghe e gli arti rigidi, contratti. Claudio è nudo, ma non sente freddo: il sangue gli ribolle nelle vene e si sente accaldato, come se fosse in pieno agosto, quando invece, fuori, è ancora inverno. Claudio sa la causa di tutto: si chiama Mario, è iscritto ad un corso d'arte, lavora in discoteca il venerdì sera, ha voce ed occhi profondi. Claudio sa poco e niente, ma alza lo sguardo, quello di Mario ancora puntato nel suo e si accontenta.

Per il momento.


Spazio autrice:

Se volete seguirmi e disagiare insieme su Twitter, questo è il mio account: @EulbAl6

Periodo di gioie: sabato scorso, a Verona, ho incontrato Claudio, bello e raggiante come un sole, nonostante la pioggia. Inoltre, ieri sera, i due si sono pian piano riavvicinati e io sono molto positiva! Passando alla storia: vi sta piacendo? Spero di ricevere qualche commento, così da potermene rendere conto attraverso le vostre parole.

Vi aspetto come sempre, se vorrete, al prossimo capitolo!

L'arte di saper amare - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora