Come neve al sole

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Una. Due. Tre...

Claudio sta sfiorando le rondini tatuate sulla pelle di Mario, ne delinea i contorni con le dita e segue il movimento che percorrono sul braccio, fino ad accarezzare la spalla e poi svanire.

Mario ha la testa poggiata sul suo petto, i capelli sparsi come un'aureola scura, col profilo dolce all'altezza del cuore, cercando di regolarizzare il proprio battito con quello di Claudio.

Sono ancora sdraiati su quel divano, crogiolati dal calore dei propri corpi a contatto, nella spossatezza del sesso che lascia le membra rilassate e il cuore un po' più pieno. Claudio sistema meglio la coperta attorno alle spalle di Mario e poi gli arruffa i capelli in un gesto dolce e un po' infantile.

«Stai bene?» chiede, ma quello si limita a strofinare il viso sulla sua pelle, deliziandosi del tepore e del profumo che rilascia il suo corpo, un connubio perfetto che lascia Mario senza fiato.

La stanza è immersa nel silenzio più assoluto, rotto solamente dal chiacchiericcio confuso che proviene dal piano di sotto, dal tintinnio delle posate e dei cucchiaini che mescolano il caffè.

Mario sbadiglia appena e si stringe un po' più a Claudio. Con le dita contorna un'areola scura e si delizia del modo in cui il corpo dell'altro reagisce al suo tocco, in una carezza leggera e un brivido sottopelle.

A Claudio piace quella sensazione: i piedi di Mario che sfregano contro le caviglie,l'intreccio delle loro gambe sotto la coperta, le ginocchia che si sfiorano. E poco importa se Mario ha i piedi freddi, se il suo peso grava sul suo petto, se è quasi sera e fuori soffia il vento: Claudio vuole fermare il tempo, cristallizzare quell'attimo, inutilmente.

Mario si muove appena, sfrega la guancia nell'incavo del suo collo, lì dove il profumo di Claudio è più forte e poi gli prende una mano, tracciando ogni piega delle dita, ogni vena in rilievo sul dorso, ogni linea del palmo. Poi Mario porta quella mano alle labbra e «Vorrei rimanessimo così per sempre» sussurra, depositando un bacio su ogni punta delle dita, lasciando scorrere le labbra su quelle mani che l'hanno stretto nemmeno un'ora prima.

«Mario...» lo chiama allora, spostandogli una ciocca ancora sudata dalla fronte e asciugando quella lacrima che era affiorrata su suoi occhi e li aveva resi ancora più lucidi.

«Shh... Non dire niente. Non roviniamo questo momento con inutili parole» ha però aggiunto Mario, stupito di come le loro mani combacino perfettamente, lì in quella stanza che custodisce il loro profumo e il loro segreto.


Mario è uscito dalla porta sul retro. Un bacio a fior di labbra nel traffico di Roma, veloce, e poi uno un po' più lungo quando si son resi conto di non esser visti da nessuno.

Claudio è rincasato tardi, con la camicia bianca stropicciata, i capelli scarmigliati sulla nuca e gli occhi belli, quelli di chi ha appena trascorso una splendida giornata e non ha intenzione di pensare ad altro per tutta la notte.

Un messaggio sul cellulare, un numero che Claudio conosce a memoria e tre semplici parole che gli hanno riscaldato il cuore e offuscato i pensieri:

Già mi manchi.

Claudio pensa ai suoi occhi scuri, alle sue dita sottili che premono sui tasti del cellulare, alle labbra screpolate dal freddo che Mario inumidisce con la lingua. E poi pensa al suo corpo nudo, al contrasto che creerebbe sul suo letto sfatto, tra le sue lenzuola bianche di raso.


Quella sera Claudio pensa a Mario, ne riconosce il profumo ancora impresso sulla pelle, ma tra le braccia ha Francesco e sulla bocca le sue labbra.



Mario sta sistemando i colori sulla tavolozza, premendoli direttamente dal tubetto e mischiandoli con il pennello per ottenere altre gradazioni. Claudio è seduto davanti a lui, nella stessa posa che aveva assunto a lezione la volta precedente, con un fascio di luce che gli rischiara la schiena e il profilo del volto.

«Cos'hai intenzione di dire alla Signora Martinez riguardo l'altro disegno?» chiede Claudio, ruotando appena il viso in modo da guardare l'altro negli occhi.

Mario però fa semplicemente spallucce e «Non so, non ci ho ancora pensato» ammette, osservando il proprio foglio, non pienamente soddisfatto del proprio lavoro.

Ripensa al disegno che Claudio custodisce nella propria mansarda, i tratti puliti e precisi, le ombre piene e sbuffa. Mario non sa che fare, non sa come comportarsi. Non può sostituire il proprio disegno con l'altro, non senza aver parlato prima con l'insegnante. E cosa potrebbe dirle?

Mario è confuso e la confusione si riflette nel suo lavoro. I suoi pensieri si accavallano gli uni sugli altri, il tempo scorre veloce e Mario si ritrova davanti ad un disegno che non gli piace,che non lo rappresenta appieno.

La seconda campanella è appena suonata e l'insegnante, prima di augurare loro un buon weekend, consegna ad ogni allievo del corso un volantino con i dettagli della mostra che si sarebbe svolta tra sole due settimane.

«Alcuni miei colleghi, rappresentanti di un'associazione culturale, hanno deciso di premiare le tre migliori opere d'arte che verranno esposte alla mostra. È un incentivo in più per fare del vostro meglio e coltivare la vostra passione. Infatti...» aggiunge la Signora Martinez «Il primo premio è un corso avanzato di disegno in una delle più belle città d'Italia» Mario stringe quel pezzo di carta tra le mani, desideroso di vincere «Non posso più aggiungere nient'altro» conclude «Finite in tempo i vostri lavori e date sfogo al vostro talento!»


Mario ha ancora le parole dell'insegnante impresse in testa quando, uscendo in ritardo dall'edificio, la risata vibrante di Claudio gli arriva dritta alle orecchie. Le mani sepolte nelle tasche del giubbotto, la zip tirata su fino al mento, i capelli appena spruzzati di bianco: Claudio ha il naso puntato in alto, verso quel cielo coperto dalle nuvole e un leggero nevischio sporca le auto, i tetti dei palazzi e tutt'intorno.

«Mario, nevica!» gioisce Claudio, anche se in realtà quella non è proprio neve, ma Mario non vuole scalfire il suo entusiasmo, cancellare quel sorriso che fa capolino dal colletto del giubbotto.

E Mario odia la pioggia, la neve, il vento, ma Claudio gli fa dimenticare ogni cosa: i problemi, le insicurezze, quei lati del proprio carattere che non riesce a scalfire. Con Claudio è tutto più bello.

«Voglio vincere. Voglio far vedere a tutti di cosa sono capace» afferma poi, sicuro come non lo è mai stato e Claudio smette di guardare per un attimo il cielo e si concentra sui suoi occhi, su quel nero che inghiotte ogni cosa ma che adesso arde di una luce che non aveva mai visto prima. Il tono fermo, deciso, le parole pronunciate con assoluta sicurezza.


Claudio allaccia le dita di Mario con le sue e si avviano insieme verso il parcheggio. E Mario, tra le sue braccia, non si sente più come un cristallo di neve, bello ma fragile, che cade a pezzi.


Si sente come il sole in una tiepida giornata di Marzo, che racchiude e custodisce in sé tutte le stagioni.


Spazio autrice:

Capitolo di passaggio, ma importante per la storia. Scriverlo è stato davvero difficile e lo sanno bene le ragazze su Twitter!

Abbiamo un Mario deciso a vincere quel premio, Claudio che pensa solamente a lui, ma poi fa nuovamente l'amore con Francesco. Come evolveranno le cose? Lo scopriremo nei prossimi capitoli!

Ringrazio come sempre chi legge, vota e commenta. Un ringraziamento speciale va alla Squad di Twitter che ho incontrato al raduno di Claudio e che mi ha fatto personalmente i complimenti per la mia storia!

Vi aspetto al prossimo aggiornamento!


L'arte di saper amare - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora