Cercare le stelle

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Mario è steso sul divano, un braccio piegato dietro la testa e il cellulare poggiato sul petto. Sta fumando l'ennesima sigaretta mentre guarda la tv, il canale sintonizzato su un pessimo film, di quelli che trasmettono nel periodo di Natale. Ha riguardato il telefono e riletto quei numeri, ricordandone l'esatta sequenza, ma non avendo il coraggio di inviare un messaggio. È sabato sera e Mario ha rifiutato l'invito di Valentina ad una festa, una birra in compagnia di Marco e Ale, guardando il cellulare e conoscendo già a memoria il numero di Claudio.

Claudio ha preparato la cena per se e Francesco. Nulla di elaborato, una cena semplice che è solito preparare quando Francesco torna tardi dalle riunioni di lavoro. Ha apparecchiato la tavola, abbinando i bicchieri alle posate e poi ha acceso una candela profumata per godersi un po' di meritato riposo. La giornata era stata sfiancante, intervallata da giri in macchina per i nuovi rifornimenti del bar, ad ore e ore trascorse a preparare caffè e cappuccini ai clienti. Era rincasato tardi e, grembiule allacciato in vita, si era subito messo ai fornelli. Poi si era sdraiato, accendendo la tv su uno di quei film di Natale che tanto gli piacciono, canticchiando le canzoni come un bambino e aspettando l'arrivo di Francesco.

Uno squillo sul telefono, l'attesa di un nuovo messaggio. Claudio ha raddrizzato la schiena e ha premuto sul display del cellulare: un messaggio di Francesco, di scuse, per non poter cenare insieme quella sera. Claudio ha riletto le parole più volte e si è concentrato sulle parole finali, su quel "Ti amo" a cui ormai non riesce più a ricambiare. Non riesce più a rispondere ai suoi baci come un tempo, a chiederne ancora, non riesce più a farsi toccare come vorrebbe, a perdersi nel sesso. Ha lanciato il cellulare sul divano e poi, avvilito, ha soffiato sulla candela, osservando come il fumo si disperdesse nell'aria rilasciando un profumo dolce e speziato allo stesso tempo. A Claudio, è venuto subito in mente Mario.

All'inizio aveva pensato che avesse un viso tanto bello da risultare stomachevole dopo un po', e invece no. Non sapeva perché, ma era come se trovasse sempre qualcosa di nuovo da osservare in lui, che prima non aveva notato. Un neo alla base del collo, il modo in cui sbatteva le ciglia, la curva leggera delle labbra stropicciate dalla stanchezza, l'incresparsi della pelle dei fianchi quando ci posava sopra le mani. Non è la bellezza da contemplare, quella di una statua bellissima e vuota, c'è altro in lui: una vita, un fremito, un palpito, quella luce che dalla prima volta l'aveva colpito; una luce intoccabile e allo stesso tempo troppo attraente per farla andar via così, senza saziarsene.

In sottofondo ancora un film natalizio, dai colori vivaci e le canzoni allegre che però non riescono a distrarlo come vorrebbe. I pensieri si susseguono nella sua testa, veloci, incontrollabili e rendono Claudio instabile, del tutto incapace di rimanere fermo. È un altro squillo del cellulare che riesce a ridimensionarlo dai propri pensieri. Tre parole. Tre semplici parole che lo fanno fremere, che gli fanno bruciare il sangue nelle vene come fosse denso liquore.

"Esci con me?"

A Mario rimbomba il cuore in gola. Non capisce come sia possibile, ma lo sente lì, che impazza nel petto e un po' più su, dappertutto e gli annebbia i pensieri, rendendolo euforico ed eccitato. Si è guardato allo specchio più volte, il maglione blu ad esaltare la pelle scura, simile a grano cotto al sole. Ha sistemato i capelli in un ciuffo e poi li ha spettinati con le dita, mai soddisfatto della piega che hanno preso. In lui c'è aspettativa, ansia, desiderio, un insieme di emozioni che gli chiudono lo stomaco in una morsa dolorosa. Il citofono suona e il cuore di Mario fa lo stesso: risuona nella sua gabbia toracica, costringendolo a prendere un lungo respiro prima di chiudere la porta di casa.

Scende le scale come se stesse correndo una maratona e il suo traguardo è lì, appoggiato alla portiera della macchina, ad aspettarlo. Claudio è più bello del solito, ha una luce diversa negli occhi, luce in cui Mario riesce a rispecchiarsi, vedendo riflesso il proprio sorriso. Gli viene spontaneo abbracciarlo, incastrarsi col suo corpo e notare come aderiscano perfettamente, facendo sentire Mario nel posto giusto, nel proprio posto preferito.

L'arte di saper amare - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora