A Claudio e Mario che si erano persi... ma si sono ritrovati
Claudio aveva aperto la porta di casa, ma la luce era spenta. Aveva così appeso il giubbotto ancora umido di pioggia e trascinato le suola delle scarpe fino alla propria camera. Francesco era già a letto, la testa premuta sul cuscino e un libro ancora aperto poggiato sul petto. Claudio aveva acceso la luce dell'abat jour e l'aveva guardato: quello era l'uomo di cui si era innamorato, con cui aveva ipotizzato mille progetti, quello che gli riscaldava il cuore da due anni...
«Dove sei stato?» Francesco aveva aperto piano gli occhi, forse disturbato dalla luce o dai pensieri di Claudio che correvano velocissimi nella sua testa e l'aveva guardato, lì ai piedi del letto, i vestiti umidi di pioggia. Claudio aveva semplicemente abbassato la testa, i capelli bagnati portati da un lato e aveva accampato la prima scusa che la sua mente fosse riuscita a formulare: «Scusa, mi hanno trattenuto al corso, non potevo rispondere alle tue chiamate» Francesco aveva semplicemente alzato un sopracciglio e «Potevi scrivermi un messaggio; lo sai che odio non sapere dove sei» gli aveva risposto con voce impastata.
Claudio aveva trattenuto il respiro. Si era sentito improvvisamente piccolo, schiacciato dal peso di quelle parole che non sapevano di preoccupazione, ma di gelosia, possesso. Claudio aveva poi annuito e: «Sì, lo so» aveva sussurrato, morsicandosi il labbro. Non era la prima volta che Francesco dimostrava a parole la propria gelosia nei confronti di Claudio, anzi. E se all'inizio poteva esserne anche lusingato, ora Claudio non era più sicuro che quell'atteggiamento potesse fargli piacere. «Ehi, vieni qui...» aveva però accennato Francesco, tirando Claudio per la manica della felpa e facendolo cadere sul letto sfatto. «Ero solo preoccupato, lo sai...» aveva poi mormorato contro il suo collo, baciandogli quelle stelle di inchiostro sulla pelle e sussurrando scuse che a Claudio sembrarono sincere.
Mario tremava, ma non di freddo. In macchina, quella sera, aveva tenuto la radio spenta e lasciato correre il flusso dei propri pensieri. Si era fatto domande a cui non aveva cercato soluzione, si era creato dialoghi immaginari e aveva trovato risposte a domande che ancora non erano state formulate. Perché Mario è fatto così: è irruenza e testardaggine, è insicurezza e velata timidezza, è risposte sagaci e muti pensieri. Mario ha pensato a Claudio e si è lasciato distrarre dal ricordo dei suoi occhi, dalla pienezza di quelle labbra, dalla promessa di rivedersi la sera dopo...
L'ansia, a Claudio, non appartiene. E allora come può spiegarla quella stilettata che gli trafigge il petto e gli fa battere il cuore ad un ritmo sostenuto?
È venerdì sera e Claudio, in macchina con Rosita, sta mantenendo la sua promessa. E poco importa se a Francesco ha mentito, se alla sua migliore amica ha raccontato poco e niente: Claudio vedrà Mario nella discoteca in cui lavora e ha mille aspettative e nessuna certezza. Le luci della discoteca hanno attirato Claudio come la prima volta, abbagliandolo e ora è in fila per entrare insieme ad altre decine di persone. «Clà, che ci facciamo qui?» domanda però Rosita, bellissima col suo vestito nero e i tacchi vertiginosi. «È una discoteca! Balliamo!» risponde Claudio, euforico, forse troppo, nel momento in cui si avvicinano al PR all'entrata. «Siete su una lista?» domanda però quello e Claudio tentenna un po'. «Dovete essere su una lista per entrare stasera...» e nel viso di Claudio si può leggere benissimo la delusione, lo sconforto. Gli occhi di Mario si erano ripresentanti nei suoi sogni ogni notte, si erano infiltrati tra i suoi pensieri, avevano allietato le ore di lavoro. «Sono nella lista di Mario» tenta allora, perché non ha intenzione di andarsene senza nemmeno averlo visto. Il PR lo guarda, un'aria interrogativa dipinta sul suo volto e un'altra identica su quello di Rosita ma «Mario Serpa» insiste Claudio.
Mario ha passato la serata controllando l'orologio e svolgendo con difficoltà il proprio lavoro. Ha tentato di farsi distrarre dalla musica, dai propri colleghi, dalle risate della gente, invano: Mario controlla sempre l'entrata della discoteca aspettandosi di vedere Claudio. E poi: «Mario, è per te!» si sente chiamare e con la propria cartellina in mano, raggiunge l'ingresso. «Dicono di essere nella tua lista»
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L'arte di saper amare - Clario
FanfictionMario conduce una vita frenetica. Per sfogare la tensione accumulata nelle ore di lavoro, si iscrive ad un corso d'arte insieme a Marco, il suo migliore amico. Tra fogli, colori e pennelli, Mario scoprirà due nuove passioni: quella semplice per il d...