Capitolo 27

4.8K 174 85
                                    

Victoria

Io e Leila ci svegliammo alle sei nonostante fossimo andate a dormire abbastanza tardi.
Lei sarebbe andata a scuola con Leo e io con la mia adorata macchina. Leila corse subito a casa sua appena sveglia per potersi preparare mentre io incominciai a sistemarmi in maniera decente per affrontare un giorno di scuola.
Indossai un paio di jeans stretti e sopra decisi di mettere una maglietta larga e azzurra, la mia preferita, che mi regalò mio padre al mio sedicesimo compleanno.
Era ancora presto quindi decisi di prendere la macchina e andare all'ospedale anche se l'orario di visite sarebbe iniziato molte ore più tardi.

Adesso ho appena varcato la porta dell'ospedale che si trova a circa cinque chilometri dal mio quartiere e l'odore di disinfettante riempie l'aria tutto intorno a me si colora di bianco e di un verde pallido.
Mi infilo in un ascensore e dopo aver premuto il bottone del terzo piano camminai a testa bassa, come se così non mi potessero vedere lo stesso, fino alla camera di mio padre. Nessuno mi ha fermato o rimproverato.
Entro e lo trovo dormire con il viso rivolto verso la finestra ancora chiusa. La stanza è buia e il mio corpo inizia a tremare, non posso assolutamente stare in posti bui. È come se rivedessi mia madre sdraiata su di un letto matrimoniale che quel giorno di dicembre occupai io dopo aver letto quella dannata lettera. Sento il respiro di mio padre e questo, però, mi tranquillizza. Da allora lui è stata la persona che mi è stata sempre vicina, in ogni mia cosa o esperienza. Io l'ho sempre allontanato, ho cercato di stargli lontano ma nonostante ci provassi, essendo mio padre, non riuscivo mai a mantenere per molto la distanza.
Il bene che ci legava e che ci lega è troppo forte. É il mio eroe. Non si è mai fatto vedere giù di morale, non l'ho mai visto piangere davanti a me, non l'ho mai visto abbattersi per quello che era successo.
La tristezza c'era, lo vedevo nei suoi occhi ma lui cercava sempre di trasformarla in felicità. A volte ci riusciva. Altre no.
Ma ci ha sempre e comunque provato e la cosa non può che rendermi felice.

Il mio respiro si fa pesante e il mio corpo trema, assorta nei miei pensieri, contemporaneamente, cerco un interruttore che possa accendere una luce. Un attacco di panico è in arrivo.

-Victoria, ma che ci fai qui?- mio padre si è svegliato.

-P-papà- balbetto tremando ancora. Un cazzo di interruttore! Dov'è? La luce si accende ma non sono stata io.

-Victoria! Vieni qui..-spalanca le braccia.

-Scusami se ti ho svegliato-

-Tremi ancora Victoria..- mi stringe forte.

-Se solo potessi smetterei- dico allontanandomi da lui.

-Se passa Germana ti uccide- ride lui.

-Germana? Hai già fatto conoscenza?- chiedo ridendo lievemente.

-Oh, si. Sapessi che conoscenza. É una donna talmente scorbutica- ride- vuole che le regole siano rispettate ma è troppo rigida- dice ridendo ancora.

-Senti chi parla, mister elasticità- rido e lui mi da un buffetto sulla gamba.

-Penso che sia ora che tu te ne vada, devi arrivare a scuola in orario- mi dice guardandomi.

-Va bene Germana, ma ho ancora un po' di tempo a disposizione- rido- passato bene la notte?- chiedo.

-si, molto bene,un po' di dolore qua e là ma niente che non sia sopportabile-

-che sei forte John!- dico teatralmente portandomi una mano al cuore. Lo prendo in giro.

-dai Victoria, chiamami papà!- mi implora.

-okay John- e lui chiude gli occhi disperato.

-ormai ho perso le speranze- ride- adesso vai, non fare tardi- e dopo avergli dato un' ultima occhiata me ne vado.
Avrei voluto abbracciarlo e ringraziarlo anche per il fatto di avermi salvato da un attacco di panico che stava per iniziare ma non lo faccio. Esco velocemente dalla stanza e percorro di nuovo il corridoio ma senza accorgermene sono ferma davanti alla porta di Bea che dorme. La sua stanza non è buia, le finestre sono aperte ed entra la luce che il sole mattutino emana. è una ragazza meravigliosa, e assomiglia veramente ad una fata. Ha dei lunghissimi capelli biondi che le ricadono sul cuscino fino alla vita, il suo visino è molto bello, angelico. Le sue forme rotonde e delicate la rendono meravigliosa. Mi avvicino a lei e le sfioro la mano dolcemente e mi siedo sulla sedia che Dylan l'altro ieri occupava. Sono veramente triste per quello che la sua famiglia sta passando, mi dispiace tanto, è vero. Ma non lo dico ad alta voce. Come ben sapete, non mi piace dirlo.

Solo Tu #watts2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora