Capitolo 30

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Victoria.

Siamo appena saliti in macchina di Leo, sono reduce da un attacco di panico assurdo e da una mezza lite con mio padre e adesso sto tornando a casa. Bene, no?

-Grazie per la scusa ragazzi- li ringrazio per la scusa che Dylan si è inventato per farmi uscire dall'ospedale convincendo così mio padre.
Gli hanno detto che avrebbero dormito con me così da potermi tenere sotto controllo e la cosa sembra aver avuto i suoi frutti. Ha funzionato.

-Che scusa?- Dylan si volta verso di me e il mio cuore accellera nel momento esatto in cui i miei occhi si legano ai suoi.
Ha aspettato più di sei ore dentro un ospedale solo per potermi vedere, mi è stato vicino e mi ha stretto la mano. Chris prima che mi addormentassi a causa del sonnifero mi ha sorriso parecchie volte e mi ha tranquillizzato molto. I suoi occhi azzurri sono la pace fatta persona. Sono talmente azzurri da poterli accomunare al mare quando è calmo e docile, quando è piatto e tranquillo. Ma subito mi balzano in mente gli occhi Di Dylan, due sfere scure, due buchi neri, in grado di imprigionarmi dentro in un nano secondo. Talmente grandi, espressivi e unici.

Gli occhi sono lo specchio dell'anima, se siamo tristi lo si vede dagli occhi, se siamo felici pure, sconcertati, stravolti, arrabbiati. È tutta una questione di sguardi che possono colpire fin dentro l'anima e folgorarti all'istante. Certi sguardi sono difficili da dimenticare.

-la scusa per stanotte- dico seria.

-non era una scusa- ride Leila- dormiremo per davvero con te- dice

-cosa?-

-si, è così, e non opporti, non ce ne andremo- dice Leo mentre guida.

-ma non ce n'è di bisogno-insisto.

-si invece- Dylan mi guarda.

-no- lo fulmino.

-non ti faremo da badanti- ride - vedila come un pigiama party-

Sbuffo e mi appoggio al sedile. Dylan è vicino a me, mi osserva e ride sonoramente. Ma che cosa troverà di tanto divertente adesso?

-adesso mi spieghi perché ridi- ordino.

-sei talmente buffa a volte-

-buffa?-

-si, sei talmente convinta di una cosa che quando capisci di avere torto cerchi di farla combaciare a quello che tu volevi ma senza riuscirci- dice- e questo mi fa ridere-

-hai la risata proprio facile tu-

-siamo arrivati- Leo scende dalla macchina e Leila mi apre lo sportello porgendomi una mano.

-Non ho bisogno dell'aiuto per scendere dalla macchina, ho solo avuto un attacco di panico, non mi sono rotta le ossa- sbotto.

-Non si sa mai- e mi trascina fuori.

Entriamo in casa e sono le quattro del mattino, fortunatamente è sabato quindi non abbiamo scuola. Non che non volessi restare a casa ma almeno, visto che loro stanno dormendo da me non saranno stanchi morti.

-va a farti una doccia, noi prepariamo qualcosa da mangiare- dice Leila e io accetto la sua proposta capendo che ne ho proprio bisogno, una bella doccia calda,qualcosa sotto i denti, un letto morbido e una bella dormita.

-se hai bisogno d'aiuto io ci sono- Dylan ride maliziosamente e mi squadra.

-non credo ce ne sarà di bisogno-

-non sul serio, non esitare a chiamare- si avvicina a me -Ahia! Ahia!- urla poi.

-Sei un porco!- Leila lo prende per un orecchio e lo tira verso la cucina facendomi ridere come una matta. Immaginate una ragazza magra, bellissima, dagli occhi di ghiaccio e i capelli biondissimi tirare un gigante come Dylan come se fosse suo figlio che abbia fatto qualcosa di male.

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