Capitolo 6

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Victoria.

Finalmente a casa e, grazie alla santa ragazza che è Leila, anche prima di quanto potessi arrivare con l'autobus. Fortunatamente per domani non ho compiti e posso dedicarmi all'attività che più amo: disegnare. Ma intanto sono sdraiata sul mio letto a pensare alla stana giornata di oggi e di come tutto sembra essere andato bene mentre per certi versi male. Dylan è un avvenimento che non riesco a collocare in nessuna delle due possibilità ora che ci penso. Forse sono io ad essere troppo scontrosa e cerco di non espormi troppo agli altri e per un attimo il mio cervello lo ha collocato nelle disgrazie ma poi i miei occhi rivedono il suo sorriso malizioso, ma anche dolce e divertito e allora lo colloco nelle cose belle di questa giornata.

Se Dylan è una disgrazia poi! Lo hai notato anche tu il suo sorriso.

Il suo sorriso è veramente bello, in qualsiasi sua forma. Adoro il sorriso della gente, adoro quella curva bianca che si forma sul nostro volto e sempre ben voluta da tutti. I sorrisi. La mia fonte di ispirazione in questo preciso istante. Mi alzo dal letto e pongo sul cavalletto una tela bianca sulla quale incomincio a schizzare qualcosa . La mano si muove da sola seguendo una qualche idea che riaffiora nella mia mente cercando di non farla scappare. Si muove talmente veloce che sembra mimetizzarsi con il foglio a causa della mia carnagione bianca. Riesco a fermarmi poco dopo per trovare sulla tela una figura di una donna dai lunghi capelli rossi che sorride dolcemente, i suoi occhi li vedo azzurri con degli schizzi viola e i suoi capelli scompigliati con qualche filo biondo per dare luce, vedo anche nella mia mente il risultato delle labbra, rosse fuoco che mettono in risalto la loro curva sul viso pallido della ragazza. Una volta colorato il risultato mi colpisce molto. Non sono mai stata amante dei miei disegni ma quando trovo qualcosa di bello in essi nessuno riesce a togliermi quest'idea dalla mente. Anche questo deciso di appenderlo alla mia stanza accanto all'altro volto femminile che ho disegnato pochi giorni prima e che rappresenta il pensiero. Il contrasto fra i due mi piace molto, uno colorato, l'altro in bianco e nero. Inoltre alle pareti sono appesi altri disegni che negli anni precedenti ho fatto, uno dei miei preferiti è quello che rappresenta su uno sfondo nero una rosa rossa e sopra di essa con la tempera bianca sono riuscita a creare la sagoma senza tratti di due amanti stretti l'uno all'altra in segno di amore e vicinanza.

Mi stiracchio e non appena vedo l'ora per poco non mi viene un infarto. Sono le 6 p.m. e non me ne ero proprio accorta. Decido di sedermi alla finestra e guardare la lunga striscia di case che sorgono dopo la mia, osservo i grandi giardini, le grandi verande e i grandi gazebo che li adornano, e riesco a constatare che la mia casa è una delle poche ad avere due piani e proprio per questo mi permette di vedere tutto il vicinato. La cosa che mi piace di questo quartiere è il silenzio, non si sentono rumori o grida di bambini, non che quelle siano fastidiose ma non esistono in questo quartiere. Il silenzio regna sovrano e questa è una cosa che mi piace parecchio. Avevo bisogno di un momento così rilassante da tempo, io, seduta alla finestra, mi godo il panorama di tetti e il mare in lontananza e il silenzio come sottofondo. Un rombo mi fa sobbalzare. Una moto nera si avvicina abbastanza velocemente per poi fermarsi una casa dopo la mia, l'ho già vista quella moto e anche il ragazzo mi è familiare, il suo corpo mi ricorda tanto quello di qualcuno che sono sicura di aver visto. Indossa un giubbotto di pelle nero, il suo volto è coperto da un casco altrettanto nero e più l'osservo, più penso di conoscerlo. Non appena si toglie il casco cado a terra. Mi ero dimenticata del mio quasi vicino. È Dylan.

Dylan.

-quella ragazza mi piace- esclama Leo- e poi, caspita amico come ti risponde a tono eh. Un vero e proprio peperoncino- dice poi. In effetti è vero. Non mi ha voluto dire se è fidanzata o meno. È una domanda così facile però.

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