Benvenuti in Paradiso

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Una volta uscito dalla scuola, iniziai a seguirla.
Sarah sembrava determinata, procedeva con passo spedito, incurante delle persone che ci passavano accanto. 
Osservai i suoi lunghi capelli che si riversavano come una cascata sul suo vestito blu, quello che metteva sempre quando riteneva che quello fosse il suo giorno fortunato. Era da molto tempo che non lo indossava.
Si muoveva sinuosamente tra le macchine parcheggiate, era difficile starle dietro. Sorrisi a quel pensiero, anche quando era viva era arduo capire cosa avesse in mente. 
Alla fine della piazza, la strada si diramava in due direzioni: una che portava al cuore della città e l'altra che passava per i campi, accanto al bosco. Sarah, senza esitare, prese quest'ultima. 

"Aspetta, dove stiamo andando?" provai a chiederle.

Lei si fermò momentaneamente, facendo un lungo sospiro. Sembrava infastidita dalla mia poca pazienza, eppure cercò di nasconderlo con un mezzo sorriso, così diverso da quello solito. 
Mi indicò un gruppo di alberi che stavano a qualche metro da noi, poi riprese a camminare.
All'inizio non capii, ma più procedevamo, più avevo il sospetto di dove mi stesse portando. 
Il silenzio, che regnava intorno, mi fece rabbrividire. Sulla strada c'eravamo solo noi, solo io. 
A un certo punto lei svoltò a sinistra, sparendo in mezzo all'erba alta. La chiamai, ma non ricevetti alcuna risposta, così mi immersi in mezzo a quella natura incolta e inospitale. 
L'erba mi procurò una sensazione di fastidio sulla pelle, era graffiante e ruvida.
Abbassai lo sguardo e i miei occhi si posarono sul terreno, dove alcune impronte avevano tracciato un sentiero. Lo percorsi, trattenendo il fiato.
Mi ritrovai al centro di uno spiazzo, con lo sguardo immediatamente cercai Sarah. 
Era appoggiata a un albero, dandomi le spalle. Avrei voluto rimanere così per sempre, temevo che, se solo mi fossi mosso, lei sarebbe scomparsa, lasciandomi da solo.
Alla fine mi convinsi ad avvicinarmi. 

"Sei morta qui?"

"A quanto pare sì. Sembri sorpreso, cosa ti aspettavi? Un campo di papaveri?" mi chiese, guardandosi intorno.

Sembrava triste, arrabbiata con la vita e con quello che le era successo. Ma forse ero io che provavo quei sentimenti.
Eravamo alle pozze naturali, lontani due ore dal frastuono della città; lontano da qualsiasi essere vivente che potesse sentire le sue urla di aiuto. Rabbrividii e iniziai a seguirla mentre lei si arrampicava sulle rocce, sempre più in alto per potere ammirare lo spettacolo che ci circondava. Non ero mai andato alle pozze, sapevo che era un posto pericoloso dove il terreno era cedibile e le rocce diventavano scivolose in caso di pioggia.

"Sei scivolata?" domandai, cercando di starle dietro, ma non era affatto semplice.

Sarah si fermò per riprendere fiato, mi guardò e scosse la testa. Una corrente di vento spostò una ciocca di capelli che le copriva gli occhi. Come poteva essere morta se io la vedevo e lei sembrava essere così reale?

"Cosa ti è successo, Sarah? Perché sei venuta fin qui da sola?" continuai, raggiungendola.

Lei mi fulminò con i suoi occhi grandi e mi indicò qualcosa alla mia destra, mi girai per osservare ciò che lei voleva che vedessi. Nascosta dalle rocce e non visibile dal sentiero vi era una cascata che si gettava in una pozza profonda e limpida, circondata da pietre frastagliate.

"Wow" mi lasciai sfuggire.

"Ora puoi capire perché non sono morta in un campo di papaveri. Benvenuto in paradiso!"

Appena finì di dirlo, prese uno slancio e si tuffò nelle acque fredde. 
Il mio cuore rallentò in modo doloroso e mi ritrovai a chiamarla disperatamente.

Sarah non emerse.

"Ragazzo, che ci fai lassù? Scendi subito!"

Mi girai di scatto verso l'uomo che stava fermo sul sentiero, non lo avevo mai visto.

"La mia amica..." iniziai, sentendo di essere prossimo alle lacrime.

"La tua amica?" mi incoraggiò lui.

Non risposi. Scesi dalle rocce facendo attenzione a dove mettevo i piedi e, appena toccai il terreno, l'uomo si avvicinò a me.

"Devi stare attento, questa zona è pericolosa senza attrezzature necessarie. Cosa stavi dicendo sulla tua amica?" domandò lui gentilmente.

Rivolsi un ultimo sguardo al punto in cui mi ero arrampicato: Sarah era lì con i capelli bagnati che mi stava osservando implorante. Voleva che io la raggiungessi. Scossi la testa e superai l'uomo.

"La mia amica è morta" dissi, prima di allontanarmi con un passo deciso.


NOTA DELL'AUTORE: E' scombussolante non capire a cosa sta portando questa storia, ma abbiate pazienza e le vostre domande avranno delle risposte! Per chi si fosse momentaneamente perso: questo episodio risale prima del funerale...

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