"A cosa stai pensando?" domandò Henry, mentre uscivamo sulla strada principale.
Mi fermai un attimo, lasciando vagare lo sguardo sul profilo della mia amata città. Il campanile del XVII secolo emergeva tra gli anonimi tetti, scomparendo nella nebbia mattutina che era solita stendersi. Chissà se tutto questo era nella mia mente o se stava accadendo realmente.
"Un anno fa, mentre passeggiavo su questa strada, ho assistito a un incidente" mormorai, rievocando la sensazione che avevo provato.
Ricordavo perfettamente quella giornata, avevo finito di svolgere il mio servizio di volontariato di dopo scuola e poi avevo deciso di fare una passeggiata. Potevo ancora sentire l'aria primaverile, la freschezza della brezza che lambiva la mia pelle, dandomi la sensazione che stava per accadere qualcosa di meraviglioso.
Stavo camminando, godendomi i primi raggi di sole. Solitamente la strada era affollata e trafficata ma, quel giorno, l'unico rumore che giungeva alle mie orecchie era il cinguettio degli uccelli. C'era un silenzio irreale, perforante. Eppure a me non dava nessun fastidio, a volte la solitudine è un dono.
Non l'avevo sentita arrivare, immersa com'ero nei miei pensieri. Quando l'avevo vista comparire ormai era troppo tardi, avevo avvertito lo stridulo suono di una frenata improvvisa prima di notare l'auto schiantarsi contro l'albero.
Ricordavo ancora il brivido che si era diramato dalla spina dorsale fino a giungere al cuore.
Avevo annaspato, cercando di soffocare l'urlo che cercava di farsi strada. Ero rimasta immobile, mobilizzata dalla scena raccapricciante.
Fu il grido del signore a scuotermi, chiunque si trovasse al volante era ancora vivo. I miei piedi si erano mossi ancora prima che io riuscissi a fare un pensiero coerente e io mi ero ritrovata a correre verso l'auto.
Avevo chiamato i soccorsi sotto le indicazioni dell'uomo, sentendo il vuoto farsi strada in me. Era la prima volta che avevo pensato alla morte e il pensiero non mi aveva procurato nessun'emozione."Sentivo che se fossi morta non avrei avuto nessun rimpianto. Vivere un giorno in più o in meno non mi faceva nessuna differenza" conclusi, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
Mi fermai un attimo sbalordita, prima indossavo un abito grigio. Ero certa di avere un vestito addosso quando mi ero alzata dalla bara. Sfiorai il tessuto ruvido dei pantaloni, erano asciutti. Non mi ero nemmeno accorta di quel cambiamento.
Stavo già per esporre le mie perplessità a Henry quando lui si mise a parlare."Dimmi un momento in cui sei stata felice".
Ci pensai un attimo, era fin troppo semplice rispondergli.
"Sempre. Penso di avere vissuto al massimo ogni giorno. Certo ci sono state delle giornate oscure ma, per la maggiore parte, ero felice".
Henry corrugò la fronte, stava sicuramente soppesando le mie parole.
"E un momento in cui ti sei sentita veramente viva?"
Fissai la striscia bianca della strada, sicuramente c'erano tanti momenti in cui avevo sentito il mio cuore spiccare il volo, provocandomi una gioia immensa ma, in questo momento, non me ne veniva in mente nemmeno uno.
"Giochiamo?"
"Eh? Continuo a pensare che in un ricordo hai subito un trauma. A dire il vero ne ho quasi la certezza" borbottò seriamente.
Sorrisi, eravamo in mezzo alla strada. Tra duecento metri ci sarebbe stato un bivio e in base alla partita avrei scelto che strada percorrere.
Osservai la scacchiera, avevo la sensazione che le caselle si stavano sbiadendo, quanto tempo era passato da quando avevano iniziato a giocare?Le pedine erano sparse, non c'era un ordine nelle mie mosse, come neanche nella mia vita. Henry era in vantaggio, aveva divorato quattro delle mie pedine e una torre.
Mi morsi il labbro, avevo perso tanti piccoli ricordi, provocando dei cambiamenti troppo grandi nella mia vita.
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LIFE THEOREM
Tajemnica / Thriller"Scacco matto". Il Teorema della vita è un gioco, un gioco che ti permette di vivere nuovamente, un gioco che ti attrae tra gli infiniti attimi di una vita, un gioco in cui vincere non significa per forza essere un vincitore. Il Teorema della vita l...