Sarah se n'è andata

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"Erano settimane che io e Sarah non ci parlavamo. Mi stava evitando dalla festa di Joy" iniziò Maggie, senza distogliere gli occhi dalla piazza gremita di persone.

La festa di Joyce segnava la fine dell'estate e si faceva il primo giorno di settembre di ogni anno. Mi ricordavo la sera di cui stava parlando. Avevo avuto l'occasione di parlare con Sarah per poche minuti, prima che lei sparisse tra la massa di ragazzi in preda agli ormoni. A quella festa avevo notato che era diversa, più spigliata e sorridente, ma non avevo dato peso a quella trasformazione. Durante l'ultima estate avevamo avuto poche occasioni per vederci e quindi avevo pensato che semplicemente si stesse soltanto divertendo.

"Non rispondeva alle chiamate, se mi passava accanto sembrava che non mi conoscesse. Era come se tutto quello che era successo durante l'estate fosse solo frutto della mia fantasia. Chris andò a trovarla, a chiederle spiegazioni e sai cosa fece Sarah? Accese la sigaretta e continuò a fissarlo, senza dire nulla. Non riuscivamo più a riconoscerla, l'estate l'aveva trasformate e...".

"Voi l'avete trasformata, Maggie. L'avete resa superficiale e menefreghista" la interruppi con veemenza.

Lei si girò a guardarmi, si morse il labbro e fece una smorfia pensierosa. Avevo colpito una parte delicata, Maggie sapeva che avevo una pessima opinione di lei e dei suoi amici, ma probabilmente non aveva ancora compreso che la reputassi colpevole di ciò che era successo a Sarah.

"No, Alex. Noi abbiamo alimentato un fuoco che esisteva già . Sarah non era una principessa cresciuta in un castello di carte e zucchero filato, non era l'angioletto dalla sindrome di crocerossina e nemmeno l'amica perfetta. Era tenuta da un insieme di cerotti, non lasciva sanguinare le ferite che aveva, per paura di spezzarsi definitivamente. Si era costruita un mondo pieno di illusioni intorno, dove tutti vivevano con il sorriso e il cuore aperto, ma il mondo vero non è così. Nella realtà sbatti il muso in continuazione, cadi, ti sbucci le ginocchia e poi devi trovare la forza per rialzarti. Se Sarah fosse caduta, si sarebbe spezzata e i suoi cerotti non sarebbero stati in grado di nascondere altre ferite. Noi le abbiamo permesso di vivere come veramente lei avrebbe voluto. Se fosse stata veramente così santa e dedita ai suoi valori, si sarebbe lasciata trascinare in un turbine di emozioni vere? Con noi era semplicemente Sarah e basta".

Avrei voluto andarmene, saltare da quella terrazza e correre fino a mettere distanza tra quelle parole e la mia Sarah. Eppure non riuscivo a muovere un solo passo, in fondo sapevo che Maggie aveva ragione: Sarah si negava la vita per paura di qualcosa a cui non riuscivo ancora a dare un nome.
Feci un lungo sospiro, volevo che Maggie continuasse e allo stesso tempo temevo di venire a sapere qualcosa che mi avrebbe ferito.

"Sono stato un pessimo amico, credevo di conoscerla ma, a quanto pare, non ho capito nulla" mormorai.

Maggie annuì lentamente e appoggiò una mano sul mio braccio, come se cercasse di darmi conforto.

"Lei ti voleva bene".

Scossi la testa, anche io lo pensavo prima che lei morisse, ma ora non ne ero più convinto.

"Continua" cambiai discorso.

"La sera della sua scomparsa pioveva a dirotto. Avevo appena finito il laboratorio di teatro e stavo tornando a casa. Sarah mi passò accanto, facendo finta di non vedermi. Solo che questa volta era diverso, io avevo bisogno di lei. Dovevo dire a qualcuno quello che mi stava succedendo e lei sarebbe stata l'unica a comprendere il mio dolore e la mia decisione. La rincorsi e la fermai, afferrandola per il braccio. Mi guardò a lungo eppure avevo la sensazione che non mi vedesse" si fermò un momento, sbattendo le ciglia.

Aveva gli occhi lucidi, sembrava che stesse trattenendo le lacrime. Non mi mossi e non dissi nulla, poteva prendersi tutto il tempo che voleva.

"Mi chiese come stavo, non ci parlavamo da settimane e lei mi chiedeva come stavo. Non sapevo se riderle in faccia o aggredirla, odiavo quella sua apatia nascosta da un sorriso finto di cortesia. Avrei voluto scuoterla, ma sapevo che non avrei ottenuto nulla. Dopo i convenevoli mi fece notare che stava piovendo e che doveva tornare a casa. Ho avuto la sensazione che mi temesse, no anzi non me, ma ciò che potevo dire".

"Cosa intendi?" 

Maggie corrucciò il labbro, stava cercando le parole giuste per descrivermi quello che era successo, non doveva essere facile per lei.

"Tremava, all'inizio avevo pensato che fosse per il freddo, ma poi ho notato che non mi guardava negli occhi. Sarah quando ti parla, non distoglie mai lo sguardo dai tuoi occhi. Quando capii che se ne sarebbe andata, non riuscii a trattenermi e le dissi di essere incinta. La sua reazione non è stata come mi aspettavo, o almeno non all'inizio. Diventò ancora più pallida, mi chiese di chi fosse il bambino eppure ero certa che sapesse il nome senza che io dovesi risponderle. Mi pentii di averla fermata, ero sicura che da lei non avrei ottenuto parole di comprensione o qualsiasi cosa volessi sentire. Avevo perso Sarah, molto prima che il suo corpo venisse ritrovato privo di vita".

Dolore. La voce di Maggie ne era colma, la stava divorando e consumando, non c'era niente che potessi fare per consolarla. Lo stavo provando anche io e probabilmente lo aveva provato Sarah mentre le fredde e gelide acque la circondavano, insinuandosi nei suoi polmoni e togliendole l'aria. Era quello che desiderava, no? Essere libera completamente. Eppure qualcosa mi diceva che non poteva essersi suicidata, non aveva nessun motivo per farlo. La sofferenza non era sufficiente per portarla in quel baratro.

"Era sconvolta, più di me. Aveva iniziato a farfugliare e a indietreggiare, la lasciai andare. Avrei dovuto fermarla, rassicurarla, abbracciarla, ma non riuscii a muovermi. La lasciai correre, accecata dalle lacrime e dalla pioggia. Continuo a chiedermelo: se non l'avessi fermata, lei sarebbe tornata a casa e ora avresti ancora la tua amica" concluse.

Non sapevo cosa dirle, mi sporsi e l'abbracciai. Sarah , appoggiata alla ringhiera, ci osservava con uno sguardo perso nel vuoto. Non c'era un briciolo di pietà nei suoi occhi, poi si riscosse e mi guardò. Rabbrividii quando la vidi sorridere, si avvicinò a me e mi sfiorò il braccio con delicatezza. Maggie tremò tra le mie braccia e alzò lo sguardo verso di me.

"L'hai sentita?" chiesi.

"Sì. Cos' è stato?"

Sarah mi fece cenno di tacere, arretrò di un passo e guardò verso la piazza.

<<Spero che un giorno tu possa perdonarmi>>.

Si issò alla ringhiera e, prima che io riuscissi a capire cosa stava facendo, si buttò giù. Urlai e mi inchinai verso giù.

"Alex, cosa succede?" mi domandò Maggie spaventata.

Non risposi.
Sulla piazza non c'era nessuna traccia di Sarah. Un groppo mi salì in gola, strinsi con più forza la ringhiera e lasciai scorrere le lacrime che avevo trattenuto a lungo.

Sarah se n'era andata, per sempre. E non ho potuto dirle tutto quello che provavo.

ANGOLO AUTORE: Ci stiamo avvicinando alla fine... Vi ho dato un altro indizio, le ipotesi restano sempre le stesse o state pensando già a qualcos'altro? Alla prossima settimana :)

 Vi ho dato un altro indizio, le ipotesi restano sempre le stesse o state pensando già a qualcos'altro? Alla prossima settimana :)

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