Vite spezzate

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Maggie era seduta sui gradini del porticato. Indossava un' enorme felpa bianca e teneva in mano una tazza fumante. Stava fissando il vuoto, incurante delle urla che provenivano dalla sua casa.
Rimasi fermo dal cancello per quello che mi parve un'eternità, prima che il suo sguardo incrociasse il mio. 
La osservai mentre appoggiava la tazza sul marmo e si alzava, ogni volta che la vedevo mi sembrava sempre più esile e fragile. Avevo un vago ricordo di Maggie di una volta, i suoi vestiti costosissimi e all'ultima moda, i suoi capelli perennemente sciolti e il suo volto strafottente e solare. Ora le sue labbra erano strette, violacee mentre la pelle tesa lasciava scoperte le ossa sporgenti della mandibola. 

"Le donne incinte non dovrebbero essere più formose?" scherzai, mentre lei si avvicinava con un passo frettoloso.

Maggie alzò gli occhi al cielo, lo faceva spesso quando cercavo di essere un po' sarcastico, come se non apprezzasse le mie battute. 

<<Un'altra vita spezzata.>>

Sobbalzai al suono della voce di Sarah, il mio movimento impercettibile non passò inosservato a Maggie.

"Cosa dice il fantasma dall'aldilà?"

"Che sei bellissima, nonostante tutto" mentii.

"Fanculo, Sarah" borbottò in risposta.

Sfiorò con le sue dita esili la serratura del cancello in modo da sciogliere la barriera che ci divideva, si sporse verso di me e si gettò su di me, appoggiando le sue esili braccia intorno al mio collo. Rimasi interdetto da quel gesto così intimo e insolito da parte sua. La cinsi in un abbraccio, mentre lei si lasciava andare in un pianto liberatorio. Il suo piccolo corpo era scosso da singhiozzi. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.

"Shh, Maggie, andrà tutto bene" mormorai, accarezzandole la schiena.

Lei si allontanò di colpo, cercando di nascondere quella sua piccola debolezza con le maniche del maglione.

"Sono gli ormoni" si giustificò, scoppiando a ridere.

Non commentai, sapevo però che quelle lacrime non erano dovute agli ormoni, la vita di Maggie era incasinata per colpa del bambino che le cresceva dentro.
D'un tratto mi balenò una domanda.

"Sarah lo sapeva? Voglio dire: era a conoscenza del fatto che tu fossi incinta?"

Maggie si morse il labbro, aveva lo sguardo inquieto di chi stava nascondendo qualcosa. Stava per rispondere, ma il rumore della porta che sbatteva, la fece trasalire. Ci girammo entrambi a fissare l'entrata della casa. Sui gradini c'era una donna che avevo avuto l'occasione di vedere poche volte in chiesa. Un tailleur nero evidenziava il suo fisico slanciato e per un breve attimo mi sembrò di vedere Maggie.

<<La loro somiglianza è impressionante. Un giorno Maggie diventerà la bella donna che è sua madre>>, si fermò un attimo per poi aggiungere: <<Sempre se non morirà prima>>.

"Cosa intendi?" chiesi sottovoce, senza distogliere gli occhi dalla donna che ci stava osservando.

La madre di Maggie fece un cenno alla figlia, tirò un pacchetto di sigarette e si mise a fumare. Solo allora mi accorsi degli occhi gonfi e arrossati, i genitori di Maggie non stavano passando un bel momento.

"Andiamocene, Alex" mi esortò lei.

Annuì, avevamo entrambi bisogno di fuggire dalle nostre vite. Mi spostai per lasciarla oltrepassare il cancello e la seguii.

"Dove andiamo?"

La vidi esitare, sentivo che c'era qualcosa che doveva dirmi e che allo stesso tempo aveva paura di farlo. Sarah mi sfiorò il braccio, mi girai e la guardai negli occhi.

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