Una tempesta

301 28 25
                                    


"Henry.."

"Hmm?"

Esitai schiudendo gli occhi, mi sembrava che fosse passata un'eternità da quando mi ero messa a giocare a quello stupido gioco e, in quell'eternità, avevo osservato scorrere la mia vita. Diciassette anni di vita. Così tanti e così pochi.

"Possiamo fermarci?"

Henry staccò gli occhi dall'alfiere, probabilmente stava valutando l'equità dello scambio tra il suo alfiere e il mio cavallo. Mi fissò dritto negli occhi, cercando di scorgere il motivo della mia scelta, inclinò leggermente il capo pensieroso e annuì impercettibilmente.

"Bene" mormorai, facendo un sorriso.

Mi alzai sotto il suo sguardo indagatore, gli porsi la mano e in cambio ricevetti un'occhiata sospettosa. Scoppiai a ridere vedendo quell'espressione infantile dipinta sul suo volto sempre serio, lui mi fece una linguaccia e accettò la mano. Lo tirai su, era leggero come una piuma.

"Perché hai deciso di fermarti?" domandò lui.
 Ero certa che questa situazione di non sapere cosa stesse succedendo lo mandava in confusione.

"Una volta che il gioco sarà finito, di me cosa sarà? Diventerò polvere sotto terra? O continuerò a vagare in questa terra per l'eternità?" indicai teatralmente il posto che ci circondava.

Henry seguì il mio mini spettacolo con perplessità, a quanto pareva non era abituato a questo mio stato d'animo. Spalancai le braccia e girai lentamente su me stessa, poi alzai gli occhi al cielo e urlai con tutto il fiato che avevo: "Sono viva".

"Nell'ultimo ricordo hai deciso di sviluppare un trauma cerebrale?" 

"Su, non fare il guastafeste. Guarda Henry, siamo in paradiso" sussurrai scherzosamente, pizzicandogli la guancia.

"Tu sei decisamente tutta matta" bofonchiò, incrociando le braccia.

"Allora signorino <so tutto io>, guardati intorno. Sto per darti una lezione che ti ricorderai per l'eternità: la vita bisogna godersela. Quindi, visto che sono già morta e non posso morire due volte, ho proprio voglia di farmi una nuotatina in queste limpide acque".

Il ragazzino si morse il labbro e mi osservò con circospezione cercando di capire se fossi seria o no, alla fine sbuffò e disse: "Non so nuotare".

"Come? Ma cosa hai fatto fino ad adesso nella tua vita?"

Oltre a distruggere la mia non vita con le tue perle di saggezza, naturalmente. Mi trattenni vedendo la sua espressione rattristirsi, Henry si sedette nuovamente sulle pietre e iniziò a scalciare i sassolini con la punta delle scarpe.

"Ehi, così stai distruggendo la solida base della mia vita" biascicai, vedendo la piramide cadere.

Henry rimase nel suo ostinato silenzio, contai fino a dieci e mi accomodai accanto a lui. Quando ero piccola e litigavo con la mia migliora amica, potevo restare ore e ore senza parlarle ma poi lei faceva davvero una cosa stupida. Si metteva a guardare le macchine e a dirmi <<ecco una macchinina blu, con un omino dentro, no un'omina, e quattro route>>; mi sembrava una cosa così insulsa che, senza rendermi conto, mi ritrovavo a sorridere e, quando non ne potevo più di sentire la recensione delle macchinine, la perdonavo.
 Forse con Henry questo non avrebbe potuto funzionare.

"Mi dispiace, è solo che è più forte di me prendermela con te. So che non è colpa tua se io sono qua, ma... Ascolta facciamo così, ti fidi di me?"

La punta del piede di Henry rimase sospesa nel vuoto. Aspettai pazientemente cercando di non sbuffare e di non dire qualche altra cosa stupida, insomma l'adulta sarei dovuta essere io e non lui.

LIFE THEOREMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora