Capitolo 1 - Argento fuso e acqua limpida

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Fiumi di azzurro, che versa l'aurora
Nella coppa del cielo, tale è il suo sguardo;
Sui suoi pomelli si ammassano le rose,
Che appena colte a gara fioriscono.

Prologo

Tanto tempo fa, vicino a un'oasi nel deserto, sorgeva una città di nome Hasetsu. Si ergeva su un'alta duna sabbiosa, ed essendo molto vasta costituiva un'unità indipendente e autonoma. Era governata da un Re che era asceso molto giovane al trono, a causa della morte precoce dei suoi genitori. Il suo nome era Victor, che significava "il vittorioso".

***

Yuuri sentì il sapore aspro e spiacevole della sabbia in bocca. Provò ad aprire gli occhi ma li richiuse immediatamente quando il sole li ferì, accecandolo. Si lasciò sfuggire un gemito di dolore. Il suo corpo, risvegliandosi, stava formicolando ovunque, e all'improvviso il suo cervello divenne conscio di ogni singola ferita, sui piedi, sotto i piedi, sul petto scoperto, sul volto e sui polsi, stretti in delle corde rozze che lo legavano al carro su cui era trasportato. Pregò che quel viaggio finisse velocemente, poiché i lividi cominciavano a fargli male a ogni scossa.
Dopo quella che sembrò a Yuuri un eternità, il carro si fermò. Era scesa la sera e finalmente una leggera brezza cominciò a soffiare. Yuuri non aveva idea di dove fosse, ma si azzardò ad aprire gli occhi. Il carro non era troppo grande e scoprì con sua sorpresa che non era l'unico a esservi trasportato. Un ragazzo dagli occhi caldi come chicchi di cacao lo stava osservando con ansia, come per assicurarsi che stesse bene.
"Phichit!", gridò Yuuri, prima di accorgersi che la sua voce era uscita in non più di un sussurro. Era come se l'aria bollente del deserto gli avesse prosciugato la voce. Phichit gli rivolse un'occhiata più sollevata, ma non poté rispondergli, poiché era imbavagliato con un pezzo di stoffa spesso.
Yuuri si guardò intorno e trattenne a stento la meraviglia. Erano nei pressi di una città vastissima, che assomigliava a una capitale. Yuuri non aveva mai visto tanto splendore. Sembrava forgiata in oro e pietre preziose, e le luci del tramonto riflettevano quelle gemme creando effetti sfolgoranti. Ma non c'era solo una città. Erano arrivati ad un'oasi enorme, i cui mille colori si specchiavano nell'acqua. Il suono a malapena udibile dello sciabordio dell'acqua era come musica per le orecchie di Yuuri, che non beveva da troppo tempo. Si voltò verso Phichit, che aveva negli occhi la stessa luce. Stava per provare a liberarsi quando una voce dietro di lui lo fece saltare per lo spavento.
"Forza voi due, non vorrete provare a liberarvi proprio ora, vero? Finalmente siamo arrivati. È ora che incontriate il vostro futuro padrone". L'uomo, dalla folta capigliatura scura e la pelle arsa dal sole tipica delle persone che conoscono il deserto, li guardava con disprezzo. Teneva in mano una borraccia e ne versò malamente il contenuto nella bocca dei due schiavi. Yuuri tornò a respirare regolarmente. L'uomo slegò il nodo che teneva il moro ancorato alla carrozza e fece lo stesso con Phichit, togliendogli il bavaglio, ma ammonendolo di stare in silenzio, se voleva fare una buona impressione. Aggiunse, "Altrimenti ti farò pagare l'affare andato in fumo. E non credo tu voglia scoprire come". Mentre l'uomo prendeva un borsone di pelle dal carro, Yuuri sussurrò a Phichit: "Stai bene?", e l'amico gli rispose con un cenno del capo in assenso.

La città sorgeva su una duna, che sovrastava il panorama circostante. Era composta di più livelli, e altrettanti cancelli. Oltrepassarono il primo, e le guardie diedero all'uomo che li avrebbe venduti un lasciapassare. Yuuri non si sentiva più le gambe, e si chiese distrattamente se il suo futuro padrone lo avrebbe davvero comprato in quello stato. Era distrutto, a malapena vestito e pieno di lividi ed escoriature. La città era tranquilla, evidentemente la maggior parte dei cittadini era a dormire. Tuttavia vi erano degli avventori e dei nomadi solitari che tardavano fuori dalle taverne e dai bordelli. Un gruppo di danzatori stava eseguendo un numero per un pubblico ristretto e a Yuuri si strinse lo stomaco per la nostalgia. Sperò di riuscire a continuare a ballare, anche se il solo pensiero di farlo nelle condizioni in cui verteva non era immaginabile. Si ritrovò a sperare di avere un padrone non troppo duro. Il resto non aveva più importanza.

La sorpresa di Yuuri e Phichit quando si ritrovarono davanti all'enorme Palazzo Reale fu non indifferente. Possibile che...? No, Yuuri pensò, sarebbero finiti in mano a qualche nobilastro arricchito, parassita alla corte del sovrano, non di più. Sperò di rimanere insieme al suo amico.
Il Palazzo era interamente ricoperto d'oro. Aveva le caratteristiche punte a goccia e sembrava uscito dalle favole de "Le mille e una notte". Yuuri non riusciva a distogliere lo sguardo da ogni singola gemma, ogni pietra preziosa, ogni decorazione che abbelliva quell'opera d'arte di architettura. Senza dubbio quel Re doveva essere ricco. Molto ricco. Furono accolti all'interno da un paggio che li scortò fino alla sala del trono, per corridoi illuminati lampade a olio. Yuuri se possibile ebbe un infarto. Se da fuori quel Palazzo era meraviglioso, all'interno era semplicemente mozzafiato. La sala del trono sembrava infinita, ed era ricoperta di mosaici, sulle pareti, sul pavimento e il soffitto era dipinto di blu e oro, come un cielo stellato.
"Vedo che apprezzate la vista", una voce calda ma al tempo stesso decisa distolse i tre dal loro stato di trance. Yuuri voltò la testa di scatto e il fiato gli si mozzò in gola. Sul trono sedeva uomo, che avrà avuto sì e no ventisette anni, qualcuno in più di lui, dai capelli color dell'argento fuso e gli occhi più chiari dell'acqua dell'oasi più rigogliosa dell'intero deserto. Era vestito con stoffe damascate e intarsiate di fili d'oro che gli lasciavano scoperto il torace muscoloso su cui ricadevano una decina di collane di diversa fattura, e indossava una corona riccamente ornata sulla testa. Li osservava con aria di sufficienza. Yuuri non poté fare a meno di pensare che fosse bellissimo. Si rese conto di avere la bocca aperta e la richiuse improvvisamente scontrando i denti. Il loro accompagnatore stava parlando.
"Sire, sono venuto in merito a quel bando sugli schiavi che avevate indetto...", il Re alzò una mano per fermarlo, alzando gli occhi al cielo come se quell'uomo fosse un insetto fastidioso che non vedeva l'ora di schiacciare. Yuuri si ritrovò d'accordo sulla parte dell'insetto. L'uomo si zittì, chinando il capo. Il Re osservò attentamente i due ragazzi. Quando il suo sguardo di ghiaccio si fermò su Yuuri, il ballerino si sentì rabbrividire. Non sapeva per quale motivo, ma sentiva una strana connessione con quella meravigliosa e terribile creatura seduta sul trono. Gli sembrò di notare un'incredibile tristezza nel profondo dei suoi occhi, ma presto il Re ruppe il contatto e quell'attimo svanì.
"Non erano schiavi in precedenza vero?", chiese con il tono di chi sa già la risposta ma vuole comunque ostentare di aver ragione. Evidentemente non vuole essere fregato, e farsi passare per scemo da un commerciante di schiavi. Non aspettò la replica dell'uomo, e aggiunse: "Potevi almeno dir loro che nessuno, a parte la famiglia e gli amici più stretti del Re, può guardare negli occhi il sovrano", sputò con voce misurata. Sembrava un felino che si aggirava intorno alla sua preda, prima di saltare e catturarla tra le fauci. L'uomo, se possibile, stava tremando. Il Re si alzò dal trono, e immediatamente tre servitori gli si accostarono, pronti a esaudire qualsiasi sua richiesta.
"Cosa sanno fare?", chiese ancora il sovrano, senza mostrare che disinteresse.
"Ballare e intrattenere", rispose, indicando Yuuri. Gli occhi di Victor sfarfallarono per un secondo, ma Yuuri non lo guardò. Aveva già commesso un errore, non l'avrebbe ripetuto. Anche se era calamitato dalle iridi magnetiche del Re.
"Un po' di tutto, lavori in casa, cura dei giardini-", indicò Phichit.
"Avrai il tuo compenso. Li prendo entrambi", lo interruppe il sovrano, tenendo lo sguardo ancora fisso sul corpo esile di Yuuri. "Portateli alle terme degli schiavi, e date loro una sistemata e dei vestiti puliti. Poi portateli a riposare", ordinò ai tre servitori, che annuirono e obbedirono. "E per favore, slegateli. Non è una prigione questa", aggiunse con tono stizzito. Yuuri sospirò di sollievo quando le corde ai polsi furono allentate e finalmente fu libero. Libero per modo di dire.
Il Re fece per andarsene, quando disse al mercante di schiavi, che stava cercando di contenere la gioia per l'affare andato a buon fine: "Non mi piace il modo in cui li hai tenuti. Erano ricoperti di ferite e lividi. In genere non compro quel tipo di schiavi. Dunque o cambi qualcosa, o non venire più al mio Palazzo. Credo di essere stato chiaro", regalò un sorriso smagliante all'uomo e si voltò, dirigendosi ai suoi appartamenti.




○○○

Note autrice

Sorpresa! Ho deciso di pubblicare un giorno prima. Ecco il primo capitolo! Mi sta piacendo un sacco scrivere questa storia, spero davvero che la apprezziate. Sono aperta alle recensioni positive e negative, basta che siano costruttive!
Fatemi sapere cosa ne pensate ♡
a domenica

Maryjinny

Ps: la storia sta venendo un po' più lunga del previsto, credo sarà intorno ai 15 capitoli!

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