Capitolo 3 - Passato

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Se nera è la sua chioma,
Come la notte fonda,
Sulla sua fronte invece
Brilla la luce dell'aurora.


Passò una settimana, e le ferite di Yuuri ormai si erano rimarginate. Si stava abituando alla vita di corte, e si stupì di vedere come il clima fosse tranquillo e felice. Si era aspettato un'atmosfera più cupa, magari più intrighi e inganni, ma la verità era che tutti erano abbagliati dalla presenza di Victor. Yuri gliene aveva parlato.
"Anche gli oppositori finiscono per amarlo quando lo conoscono. E i leccaculo si dimenticano del motivo per cui erano venuti a elemosinare attenzioni a corte. Non so se sia quell'aura dorata che sembra seguirlo e permeare ogni ambiente in cui mette piede o se è colpa del suo faccino d'angelo, ma finiscono tutti ai suoi piedi. Il che va bene di questi tempi", corrugò la fronte per un momento. Yuuri si era stupito ancora una volta di come il biondo si fosse riferito al suo sovrano. In genere non ne parlava mai così bene, ma in fondo sembrava che ci tenesse davvero a lui.
Yuuri in compenso voleva avvicinarlo. Non vedeva spesso Victor, sembrava sempre occupato in affari di Stato e non aveva mai un attimo di riposo. Kenjiro confidò a Yuuri che il Re non aveva richiesto uno schiavo da ben due settimane, il che era un record per lui.
Yuuri si sentiva strano. Ogni volta che intravedeva Victor nella sala del trono, o in giardino, o in un corridoio, ne era inspiegabilmente attratto. Si disse che voleva semplicemente conoscerlo, e vedere se davvero fosse la persona fantastica di cui aveva parlato Yuri. Si era chiesto come si sarebbe comportato con lui, e avrebbe mentito a se stesso se avesse detto che non aveva intenzione di scoprirlo. Non avrebbe dovuto aspettare ancora molto.

"Il Re ha richiesto uno schiavo", la voce chiara e limpida di Yuri ebbe il potere di catalizzare l'attenzione dell'intero harem. Yuuri vide come ogni singola persona si bloccò, per poi spostare gli occhi su Yuri, che se ne stava all'ingresso con le braccia esili incrociate sul petto. I bracciali dorati risaltavano sulla sua pelle chiarissima. Yuuri deglutì a vuoto. Notò come tutti quanti pendessero dalle labbra del ragazzino biondo, come se fosse stato un buon frutto ed essi fossero digiuni da giorni. Anzi, settimane. Era così ambita una notte con il sovrano?
Si sentì mancare il fiato quando gli occhi di giada di Yuri si spostarono su di lui.
"Yuuri, il sovrano ti attende".
Yuuri spalancò gli occhi, incredulo. Registrò a malapena la calorosa pacca sulla spalla di Phichit e le occhiate degli altri schiavi, alcune scocciate, altre invidiose, altre contente per la sua incredibile fortuna. Attraversò la grande sala e seguì Georgi, una delle guardie reali. Gli avrebbe mostrato gli appartamenti del Re.
Seguì la guardia per i corridoi e le sale reali con il capo chino e il cuore che non voleva saperne di rallentare la sua corsa furiosa. Ripassò mentalmente le regole basi che gli avevano insegnato Yuri e Kenjiro. Mai guardare negli occhi il Re, a meno che non fosse stato lui a chiederlo, mai cominciare a parlare prima di lui, mai interromperlo o prendere qualsiasi iniziativa e richiedere qualcosa senza che fosse stato lui a dare l'occasione. Obbedire a tutto ciò che il sovrano avrebbe chiesto.
La guardia si fermò davanti a una grande porta di legno scuro, sulla quale una corona era intarsiata, decorata con alcuni smeraldi, rubini e zaffiri.
"Da qui si accede agli appartamenti reali. La seconda porta a destra è la camera del Re", e aprì il portone scuro. Invitò lo schiavo a oltrepassarlo, per poi chiuderglielo alle spalle. Yuuri si addentrò nel corridoio che gli si apriva davanti, illuminato solo da qualche lampada a olio. Per poco non inciampò nel tappeto. Arrivò alla porta e bussò, chiedendosi mentalmente se bussare fosse la cosa giusta da fare.
"Yuuri!", il ragazzo trasalì per lo spavento. La porta era spalancata e il Re se ne stava appoggiato allo stipite con indosso solo dei pantaloni larghi blu notte, con dei ghirigori d'argento intorno al giro vita. Il fiato gli si mozzò in gola quando i suoi occhi si soffermarono un po' più del dovuto sugli addominali ben visibili e sul suo ampio petto muscoloso. Alzò improvvisamente lo sguardo su quello del sovrano, per scoprire che era intento a fissarlo con la bocca schiusa. Distolse immediatamente lo sguardo, memore delle regole dell'etichetta. Che aveva di tanto strano? Aveva qualche capello fuori posto? La tunica era sgualcita? Si passò nervosamente una mano sul tessuto, cercando di stirarlo, e, prima che potesse passarsi una mano nei capelli, il Re lo invitò ad entrare con un cenno del capo e un braccio teso.
"Hai fame? Ho ancora qualcosa da mangiare", si spostò verso un tavolino basso, su cui era posato un vassoio carico di cibo. "Datteri, frutta secca, kiwano, litchi, carambola e frutti del drago", elencò, mentre Yuuri lo guardava sconvolto. Sembrava così a suo agio con lui, che non credeva fosse reale. Nel senso di esistente.
"Yuuri, puoi parlare", gli disse, con tono dolce. Gli si avvicinò in pochi secondi, alzandogli il mento con due dita, in un gesto delicato e gentile. Yuuri provò a non incontrare i suoi occhi, ma cedette all'impulso e scontrò le sue iridi scure con quelle ghiacciate di Victor. Rabbrividì. Il Re lo stava scrutando con uno sguardo indecifrabile. Poi sospirò, azzardandosi ad accarezzargli appena una guancia. Yuuri fremette.
"Non dirmi che Yurio ti ha spaventato a morte con la storia dell'etichetta", sbuffò, più parlando tra sé e sé che rivolgendogli una domanda.
Yuuri intuì che stesse parlando del biondo, e replicò: "N-no, è che... non so cosa devo fare", sussurrò, e ora davvero i loro visi erano troppo vicini. Poteva sentire il respiro fresco di Victor sulla sua bocca e lo stava facendo impazzire. Non sapeva se allontanarsi o avvicinarsi.
"Ma allora hai la voce", sussurrò di rimando il sovrano dai capelli argentati. Yuuri non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi del maggiore, e Victor continuava ad accarezzargli la guancia con la mano. Poi, all'improvviso, si allontanò un po', interrompendo il contatto. Il corpo di Yuuri ne risentì immediatamente, tendendosi verso l'altro, e capì cosa intendesse Yuri quando parlava dell'aura magnetica di Victor. Era una droga e Yuuri ne voleva ancora. Poi scosse la testa, tornando lucido.
"Yuuri, nessuno qui ti costringerà a fare nulla, non è la mia politica", spiegò tranquillamente Victor, riempiendo una tazza dorata di un liquido rossastro e offrendoglielo. Yuuri lo prese, esitante. Victor se ne versò anche per sé e lo invitò a sedersi sui cuscini intorno al tavolino.
"Anche e soprattutto se si tratta di schiavi. Ne possiedo parecchi, ma non li tratto come spazzatura. Sono una delle mie risorse maggiori, si occupano dell'organizzazione del mio intero Palazzo, dunque non mi piace che li si tratti male. Sarò diverso da altri Re, ma non mi interessa. Sono abbastanza ricco per permettermi di fare ciò che mi pare", sorrise maliziosamente da sopra il bicchiere.
"P-posso continuare a guardarvi negli occhi?", chiese Yuuri, e subito si maledì. Cosa gli era saltato in mente? Davvero aveva chiesto una cosa del genere al Re, per di più quando stava parlando di cose serie?
"Sì, Yuuri. Puoi guardarmi negli occhi quanto vuoi. E, sarei lieto che la smettessi di darmi del voi, un tu colloquiale quando siamo soli va più che bene", gli fece un occhiolino e per poco Yuuri non sputò la bevanda che si era azzardato a ingurgitare per smorzare l'imbarazzo.
"Senti, perché non mi parli un po' di te? Cosa facevi prima di arrivare qui?", chiese Victor, e sembrava genuinamente interessato. Yuuri fu catapultato in un ricordo. Sabbia, polvere, l'odore ferroso del sangue gli riempirono improvvisamente le narici.
Ebbe un giramento di testa, e sentì Victor chiamarlo, per poi cadere contro i cuscini ricamati.
Si svegliò in un letto ampio, morbido e pieno di cuscini, dalle lenzuola di seta. Dalla portafinestra socchiusa nascosta dalle tende chiare si poteva ancora scorgere la luna che illuminava una vasta terrazza. Victor era in piedi non lontano da lui e stava versando qualcosa del colore della sabbia in un bicchiere d'acqua.
"Victor", mormorò - più che altro per l'ansia di pronunciare il suo nome ad alta voce.
"Sono qui", si avvicinò subito l'altro, felice che si fosse svegliato. Gli ordinò di bere dal bicchiere che gli offriva, era solo acqua e zucchero, ma almeno lo avrebbe rinvigorito. Era svenuto, ma si stava già riprendendo. Victor si sedette di fianco a lui sull'ampio letto, senza toccarlo.
"Mi dispiace, forse non avrei dovuto chiederti del tuo passato", sospirò, passandosi una mano nei capelli. Yuuri vide per la prima volta cadere la sua maschera. Si chiese come doveva essere diventare Re così giovane, Yuri glielo aveva accennato. Guardando Victor ora, seduto di fianco a lui, sembrava un ragazzo normale, comune. Doveva esserlo, sotto quell'aria dura e impenetrabile che si costruiva quando era al di fuori di quei appartamenti. Chissà se aveva mai amato qualcuno. Yuuri realizzò che se avesse voluto sapere di più su Victor, avrebbe dovuto aprirsi anche lui. Prese un bel respiro e strinse una mano a Victor, che alzò lo sguardo, fissandolo con un'espressione sorpresa.
"Voglio parlarti di me. Solo che non l'ho mai fatto con qualcuno", spiegò, per poi ritirare la mano. Victor gliela afferrò di nuovo, intrecciando le loro dita con gentilezza, in una stretta rassicurante. Yuuri non si era accorto di stare tremando.
"Non voglio costringerti a farlo. Ma voglio che tu sappia che puoi fidarti di me", disse Victor, strofinando il dorso della mano di Yuuri con il pollice. Yuuri arrossì, mentre realizzava che si stava già coninciando a fidare di lui. Così cominciò.
"Abitavo in un villaggio lontano quasi otto giorni a piedi da qui. Era una piccola comunità, soprattutto di commercianti e artigiani. Sopravvivevamo grazie a una piccola oasi, e grazie ad essa il nostro villaggio aveva continua affluenza di nomadi e gente del deserto, che vi facevano tappa. Io ballavo. Phichit, il mio amico, insegnava ai bambini a contare", sospirò, guardando un punto oltre la finestra, come inseguendo i ricordi. Victor lo osservava, e desiderava poter vedere le stesse immagini che scorrevano nella mente del moro.
"I miei coltivavano la terra, facevano nascere verdure dalla sabbia, e provvedevano praticamente da soli alle scorte di cibo per la comunità. Vendevamo l'eccesso e andavamo avanti così. La mia sorella minore li aiutava con il commercio, aveva il fiuto degli affari", ridacchiò Yuuri, e Victor gli strinse appena la mano che stava ancora tenendo. Il Re rimase estasiato da quel suono. Avrebbe fatto di tutto per sentirlo di nuovo. Ma poi un'ombra calò sul volto di Yuuri.
"Una sera qualsiasi, la mia famiglia stava contando i guadagni, per dividerli con gli altri capifamiglia", Yuuri si fermò e Victor lo osservò, senza sapere cosa fare, e presagendo la fine del racconto. "Un gruppo di uomini, sui cammelli, irruppero nel villaggio, facendo razzia di tutto quello che trovavano. Le nostre famiglie erano andate a dormire, solo qualcuno era sveglio. Suonarono l'allarme, ma gli uomini avevano già appiccato il fuoco", Yuuri trattenne a stento un singhiozzo, "Non potevano fare niente, gli uomini erano superiori per numero e il villaggio non era preparato a uno scontro. Trapassarono con pugnali e altre armi tutti quelli che non erano morti nell'incendio. Io e Phichit eravamo andati all'oasi a prendere l'acqua, quando sentimmo le urla. Corremmo, ma quando arrivammo era troppo tardi. Il fuoco divampava e gli uomini armati se ne stavano andando, lasciando dietro di loro un villaggio distrutto, famiglie scomparse e vite spezzate. Corremmo dalle nostre famiglie, e-", Yuuri scoppiò in lacrime. Victor era sconvolto, e decise di avvicinarsi al ragazzo. Se avesse potuto, si sarebbe fatto carico del suo dolore senza esitazione. Come si poteva sopportare una sofferenza simile? Si appoggiò con la schiena alla testiera e attirò Yuuri tra le sue braccia, incurante delle lacrime calde che gli bagnavano il petto. Prese ad accarezzargli la testa e la schiena, cercando di rassicurarlo come meglio poté, cantilenandogli dei 'mi dispiace' che indussero Yuuri ad aggrapparsi a lui come ad un'ancora, per poi calmarsi lentamente.
"Avete idea di chi sia stato?", chiese debolmente Victor, senza smettere di accarezzarlo.
"Secondo Phichit erano delle guardie di un regno. Sostiene di aver visto una divisa, o un simbolo, io non ricordo", sospirò Yuuri.
"Capisco", replicò Victor, alzando leggermente le sopracciglia.
Passarono qualche minuto in silenzio, semplicemente ascoltando il battito rassicurante l'uno dell'altro, immersi nei loro pensieri. Fu Yuuri a spezzarlo.
"Dopo aver preso qualche provvista scampata all'incendio, io e Phichit decidemmo di andare via, in cerca di una città disposta ad accoglierci. Ma poiché non siamo particolarmente esperti della vita nel deserto, fummo catturati nel giro di una settimana da alcuni commercianti di schiavi, ed eccomi qui", sospirò. Victor lo osservava silenziosamente. Yuuri sbadigliò. Prima che potesse trattenersi, Victor gli posò un bacio sui capelli. Il moro si stupì del gesto e lo guardò negli occhi.
"Yuuri non soffrirai più. Non lo permetterò. Te lo prometto", affermò Victor, reggendo il suo sguardo con un'intensità tale da far venire la pelle d'oca al minore. E, per una volta dopo tanto tempo, decise di concedersi la sicurezza di quella promessa. "Ora dormi, è tardi", aggiunse, con voce dolce che però non ammetteva repliche. Yuuri ebbe appena la forza di annuire, prima di abbandonare la testa sul petto di Victor e cadere in un sonno profondo. Per la prima volta da giorni, senza incubi.




○○○

Note autrice

Eccomi col nuovo capitolo! Non saranno sempre così lunghi, vi avverto! 😭
Comunque, parlando di cose serie, vorrei fare un veloce sondaggio riguardo lo smut 😏... Sono indecisa se aggiungerne nella scena finale dell'ultimo capitolo o metterlo nell'epilogo. (Ce ne sarà anche prima, tranquille hihihi😏)
Aiutoo ditemi qualcosa pliiis ❤

Maryjinny

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