Io ti auguro una vita tranquilla
Come lo scorrere delle notti...
Una vita immersa in una felicità
Che non conoscerà fine.Una decina di anni prima
Un ragazzino dai capelli nerissimi danzava nella luce del tramonto. Si sentiva nel suo elemento, immerso in quel turbinio di suoni e colori che volteggiavano attorno a lui. Era una sensazione totalizzante, che nient'altro avrebbe potuto eguagliare.
Oltre alla presenza dei danzatori e delle danzatrici, che ballavano al suono leggero di due tamburi, il villaggio era quieto. Solo due avventori incappucciati stavano dall'altra parte del fuoco, le loro voci un sussurro nella sera.
Il ragazzino non li aveva minimamente calcolati. Si muoveva leggiadro e, emulando quasi perfettamente i gesti della ballerina che ballava a fianco a lui, non dimostrava affatto i suoi tredici anni appena compiuti.
Due occhi seguivano i suoi passi, non troppo lontano. Iridi fredde come il ghiaccio, chiare come il cielo. L'altro straniero fischiò di apprezzamento quando vide il ragazzino ruotare appena il bacino. Victor, questo il nome del ragazzo dagli occhi azzurri, diede una gomitata nelle costole al suo vicino, prima di accorgersi che il ballerino aveva smesso di danzare e stava venendo verso di loro, uno sguardo tutto meno che amichevole sul volto. Si fermò davanti a loro con le braccia incrociate. Victor trovò il broncio che adornava il suo viso adorabile.
"Non è carino fischiare in quel modo, s-signore", non sembrava molto convinto dell'appellativo, non appena i due stranieri alzarono i loro cappucci logori. Aveva di fronte due ragazzi poco più grandi di lui, uno dei quali aveva lunghi capelli argentei."Chiamami Chris, ti prego. O come ti pare", ammiccò il ragazzo dagli occhi verdi, squadrandolo da capo a piedi, mentre Victor si batté una mano in fronte, esasperato ma anche divertito dal modo di fare dell'altro.
"Devi proprio provarci con tutti? È un bambino!", indicò il più piccolo. Sul viso di quest'ultimo si dipinse una smorfia offesa. Lo aveva davvero chiamato "bambino"? "Lascialo perdere, gli piace scherzare", aggiunse quello dai capelli lunghi, rivolto al minore.
Il ragazzino si mise una mano sul fianco. "Non sono un bambino", disse con aria di sfida. Aveva un adorabile broncio anche se la voce era serissima. L'altro sembrò deglutire, forse non si aspettava un tono così serio. Comunque annuì, prima di accennare un sorriso di scuse.
Il ragazzino rimase un attimo incantato, stupito forse da quei capelli lunghi o forse dal loro colore così originale, Victor non sapeva dire. Si sentì, stranamente, un po' in imbarazzo a essere fissato così apertamente, ma presto il sospiro teatrale del cugino li distraette dal loro scambio di sguardi.
"Niente da fare, ci fosse qualcuno che non caschi puntualmente sotto l'effetto dei tuoi dannati capelli! Secondo te, se me li facessi crescere anch'io?", chiese, prendendo seriamente in questione l'idea, toccandosi distrattamente le ciocche biondo grano. Victor lo guardò alzando un sopracciglio, come a dire 'solo io posso permettermi certe cose'. Chris sospirò, abbattuto, e aggiunse, alzandosi, "Ho capito, vado a dormire, mi avete stancato. Domani si parte presto Vitya, o tuo padre mi manda ad allevare meharee* chissà dove!", gridò, mentre si allontanava verso la locanda dove alloggiavano - l'unica del piccolo villaggio.
Il silenzio calò tra i due ragazzi rimasti, le note delle percussioni un sottofondo lontano. Victor ebbe l'assurdo desiderio di rompere quella quiete e rimanere a parlare ancora con quel ragazzino, ma non sapeva da che parte cominciare.
"Mi chiamo Yuuri, comunque", disse il più piccolo, mentre si torturava le mani come se fosse davvero in imbarazzo.
"Io sono Victor", rispose. Poi successe una cosa strana. Yuuri si avvicinò, incerto, a lui. Victor era pietrificato, non capiva cosa stesse facendo e per un momento credette che volesse baciarlo. Invece, fece scontrare i loro nasi e li sfregò insieme. Victor sentì un calore che non aveva niente a che fare col fuoco diffondersi sulle sue guance. Non appena si allontanò, gli rivolse uno sguardo interrogativo.
"È tradizione da queste parti salutarci così", spiegò Yuuri, mentre lo stesso rossore aleggiava sulle sue guance. Victor lo trovò estremamente tenero.
"Posso chiederti un favore, Yuuri?", chiese dopo un momento, assaporando il nome del più piccolo. Il moro annuì, con gli occhi che brillavano. Forse era solo il riflesso del fuoco.
"Mi insegni a ballare?", chiese il ragazzo dai capelli argentei. Yuuri sorrise, prima di trovare un coraggio che non gli apparteneva, afferrare Victor per mano e condurlo verso il gruppo di ballerini. Ne erano rimasti pochi, la maggior parte era andata a dormire.
"Dunque, prima di tutto devi mettere la mano così...", Yuuri aveva preso a parlare e Victor non sapeva se si sarebbe mai fermato, ora che aveva cominciato. Ma non se ne lamentò, anzi. Gli andava benissimo così. Non avrebbe smesso di ascoltarlo per nulla al mondo.
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Follow The Compass Inside Your Heart [Victuuri]
Romance◇ Trilogia Arabian!AU • Fanfiction 2 ◇ 《Il Re appoggiò la fronte contro quella del moro, godendosi la sua vicinanza. "Ci ho provato Yuuri. Davvero. Ma non riesco-", farfugliò Victor, e Yuuri non poteva credere che un essere come Victor fosse in grad...