Capitolo 7 - Segreti e rivelazioni

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Mi basta contemplare il tuo splendore,
Subito mi temono i djinn;
Eppure, solo a spostare lo sguardo sul tuo corpo,
S'agita il cuor mio, colto da tremore.


Yuuri si risvegliò nel suo letto. A giudicare dal sole che faceva capolino da dietro le dune era ancora molto presto. Si girò, ma come sospettava l'altra metà del letto era già vuota. Trattenne un sospiro. Non poteva certo lamentarsi dopo la bellissima notte che aveva passato, ma avrebbe fatto di tutto per avere Victor lì accanto quella mattina. Invece, vi trovò una sorpresa. Una specie di pianta secca, che assomigliava a un gomitolo di rami intrecciati e ormai privi di vita. Che romantico!, pensò, contrariato. La prese in mano, provando ad annusarla e non sentendo che l'odore tipico della sabbia e del deserto. Notò che sotto di essa c'era una pergamena. La prese, curioso.

"Buongiorno, scusa se sono di nuovo dovuto scappare, ma ci sono problemi che devo risolvere. Questa è per farmi perdonare. So che sembra un arbusto morto ma è più di questo: è una pianta particolare. Quando non riceve acqua, si secca, senza morire, e non appena viene bagnata, rivive. Si chiama Rosa del Deserto. È la mia preferita delle nostre parti, perché ha questa caratteristica così diversa e singolare... È stata in grado di oltrepassare ogni ostacolo naturale, resistendo al clima arido, pur di sopravvivere. È ammirevole e la sua forza mi ricorda te.
V.
Ps mettila in una vaso piatto con un po' d'acqua"

A Yuuri facevano male i muscoli facciali per quanto stava sorridendo. Si strinse la pergamena e la piantina al petto, ringraziando mentalmente il Re. Si ritrovò a chiedersi per la centesima volta come potesse esistere un essere come Victor.
Quelle parole, oltre a scaldargli il cuore, lo avevano fatto ricredere sul pregiudizio che aveva avuto sulla pianta e non vedeva l'ora di metterla in acqua.

Dopo essersi lavato in quella bellissima vasca che aveva in bagno, profumato, vestito, e aver posizionato la pianta su una ciotola con dell'acqua sul tavolino di fianco al letto, Yuuri si decise a uscire. Voleva andare a trovare Phichit, e magari parlargli della notte trascorsa. Non aveva idea di cosa provasse per Victor, anche se poco ma sicuro almeno era certo che fossero belle sensazioni. Non si era sentito così bene da parecchio, e se ora era felice lo doveva a lui.
Il suo filo di pensieri fu interrotto da un rumore. Per l'esattezza il suono di un vaso che si rompeva, seguito da delle colorite imprecazioni. Alzò gli occhi al cielo, accelerando il passo per avvicinarsi alla fonte del trambusto e sapendo già chi fosse.
"Yuri! Che cosa combini?", esclamò il moro, vedendo il biondo chino sul vaso rotto, che raccoglieva i pezzi. Si inginocchiò per aiutarlo, mentre l'altro continuava a ripetere a bassa voce: "Sono un coglione, sono un coglione".
"Yurio, hai rotto un vaso, non hai ammazzato nessuno! Non esagerare-", provò a consolarlo Yuuri, ma venne fermato dall'altro.
"Tu non capisci!", esclamò, cercando di mantenere un tono di voce basso. Lasciò perdere i pezzi di coccio e incrociò le braccia al petto, sedendosi per terra. Alzò il viso verso di lui, e Yuuri fu sorpreso di vederlo rosso per il pianto. Gli venne automatico accucciarsi di fianco a lui e offrirgli una pacca sulla spalla, sperando che non lo mandasse a quel paese, conoscendo il suo modo di fare. Ma più che disperato, Yurio sembrava sconvolto. Come se avesse visto un fantasma.
"Dimmi che è successo", prova a chiedere Yuuri, con voce rassicurante.
"Tu non capisci", ripeté, gli occhi sbarrati. Yuuri iniziò ad avere paura. Temette che qualcuno lo avesse violentato. Ora che lo notava, aveva i vestiti tutti alla rinfusa. Stava per aprire bocca per chiederglielo, quando il biondo parlò da sé.
"Nessuno lo aveva mai fatto con me. Nessuno. Neanche Victor", sussurrò, e Yuuri dovette tendere le orecchie per riuscire a capire. Ma Yurio non sembrava terrorizzato come se gli fosse successo qualcosa di brutto. Sembrava scioccato per un fatto che non sapeva spiegarsi.
"Cosa, Yuri?", domandò, sulle spine.
"Lui mi ha baciato", sospirò Yuri, portando il suo sguardo dal colore di giada su Yuuri, che in quel momento comprese.
Per poco non scoppiò a ridere. Ora tutto aveva un senso. La chiacchierata in giardino, quando Yurio gli era sembrato così strano attorno al Re dal nome segreto. La sera prima, quando all'ultimo era arrivato anche il biondo a danzare. E quando Victor era scappato dalla sala con lui, lasciandoli soli.
"Aspetta un attimo", lo fermò, sorridendogli, "Tu e il Re di Almaty...", gli fece un occhiolino, sperando di non risultare spastico perché non era il suo forte. Yuri lo guardò come se avesse avuto qualche problema, ma non poté fermare il rossore sulle guance.
"Ah-aah!", cantilenò Yuuri, tutto contento. Quel giorno era felice come non capitava da tempo. "Ci ho visto giusto, allora!", sorrise. Poiché l'altro perdurava nel suo ostinato mutismo, Yuuri sospirò. "Perché non va bene che ti abbia baciato?", chiese, aggrottando le sopracciglia. Quando Yuri gli aveva spiegato le regole del Palazzo, gli aveva anche detto che gli schiavi erano quasi i più liberi, lì dentro. Victor permetteva loro di avere come amante chiunque avessero voluto: altri schiavi, guardie, persino i nobili della sua corte. Tuttavia non permetteva a nessuno di sfruttare i suoi schiavi, violentarli o far loro del male in qualsiasi modo. I ragazzi dovevano essere consenzienti: su questo non transigeva. E, soprattutto, il loro amante numero uno rimaneva il sovrano.
"Perché nessuno lo aveva mai fatto prima, cotoletto!", esclamò il biondo, come se la risposta fosse stata ovvia.
"Ma non ha senso! C'è sempre una prima volta", replicò Yuuri, tentando di scacciare il pensiero che, lui, Victor l'aveva baciato, e anche parecchie volte. Mentre a quanto pareva Yurio non aveva mai avuto il piacere. Si disse che evidentemente lo faceva solo con alcuni. Doveva essere così.
"Già ma... e adesso? Come farò? Se Victor si arrabbiasse?", aggiunse il ragazzino, che per la prima volta sembrò tale a Yuuri. Era spaventato ma il moro riconobbe nei suoi occhi una scintilla. La scintilla di qualcosa che stava nascendo, un sentimento nuovo e totalizzante. Qualcosa da temere e da scoprire. Yuri si stava innamorando. Forse era già innamorato. Si chiese se anche nei suoi occhi fosse presente quella luce.
"Yuri, ascoltami. Victor ti vuole bene più di chiunque altro, praticamente è come se facessi parte della sua famiglia. Si fida di te. Sono sicuro che non si arrabbierà", si sorprese a dire. Come poteva sapere cosa avrebbe fatto Victor? Pensava davvero di conoscerlo così bene?
"Oh, no", scosse la testa Yuri, passandosi una mano sugli occhi dopo aver visto l'espressione persa di Yuuri, "Ho come la sensazione che abbiate scopato".
Quando Yuuri si girò e si ritrovò ad arrossire, Yurio non ebbe bisogno di conferme.
"Sei proprio andato, maialetto!", lo prese in giro, ghignando. "Comunque spero che non ti abbia raccontato vita, morte e miracoli su di me, altrimenti farà bene a scappare!", gridò, furioso, mentre Yuuri sfoderò un sorrisino dispiaciuto. Victor gli aveva accennato qualcosa sulla vita di Yuri, qualche sera prima, ma senza andare nei dettagli. Gli aveva detto che era un orfano ed era stato venduto al mercato degli schiavi quando era un bambino. Da allora era passato di padrone in padrone fino ad arrivare alla reggia di Hasetsu, all'età di dodici anni. Non era stato sempre trattato bene in precedenza, e in parte era anche per questo se non aveva un carattere particolarmente remissivo. Victor aveva ammesso che gli voleva molto bene.
Il moro poté quasi giurare di vedere del fumo uscire dalle orecchie del più piccolo.
"Tante belle parole, fine della chiacchierata. Ora torna ad allenarti per la danza", ordinò Yuri, lanciando dardi dagli occhi e rientrando perfettamente nella parte di capo indiscusso. Si alzò, si mise a posto i vestiti e finì di pulire i cocci, mormorando degli insulti, sotto lo sguardo sconvolto di Yuuri. Non sembrava la stessa persona di pochi momenti prima. Senza dubbio quel ragazzino era più forte di quanto potesse credere.

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