Capitolo 1

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"Dannazione! Cos'è tutto questo casino?" sento la voce di mia madre che impreca di primo mattino, risvegliandomi dal sonno.
"Eveline alzati immediatamente!".

"Cosa vuoi mamma? Lasciami in pace ed esci dalla mia camera, per favore." nascondo la mia faccia sotto il cuscino per proteggere i miei occhi dai raggi solari che entrano attraverso la finestra, che mia madre ha appena aperto.

"Camera? Questa tu la chiami camera?" le urla di mia mamma riescono ad attraversare il tessuto imbottito di piume che ho sopra la testa.
"Per la miseria è un porcile!".
Miss irritazione dell'anno, comunemente chiamata 'mamma', toglie violentemente dalla mia faccia il cuscino, facendo colpire di nuovo i  raggi del sole i miei occhi assonnati.

"Si può sapere cosa vuoi mamma? Non si può nemmeno dormire in pace ora!" sbuffo scalciando le coperte e imprecando contro la giornata che parte male. Mi alzo a malavoglia dal comodo letto, stropicciandomi gli occhi.

"Eveline non farmi arrabbiare più di quanto non lo sia già!" mi lancia un'occhiataccia di rimprovero prima di dirigersi verso il mio armadio e prendere la valigia.
"Abbiamo il volo questo pomeriggio e tu non hai ancora preparato niente."

"Mamma ancora con questa storia. Io non voglio partire." sbuffo mentre mi avvio verso il bagno per risvegliarmi con una doccia fredda e rinfrescante. "Fallo te se ci tieni così tanto, io da qui non mi muovo."

"Cosa vuol dire che non vuoi partire? Tu vieni con me senza fare storie." si ferma dal buttare tutti i miei vestiti, sparsi per l'intera camera, dentro la valigia, per lanciarmi una sguardo truce che non ammette discussioni.

"Ma perchè vuoi partire? Non ti piace più stare qui a San Louis?" dico mentre tiro fuori della biancheria pulita.

"Non è per questo. Mi hanno offerto un nuovo lavoro in California."

"Ma tu hai già un lavoro mamma! Perchè devi cercarne un altro?" cerco di far ragionare mia madre, affinchè lasci perdere l'idea della partenza. Non è che sia assolutamente legata a questo posto, ma ad essere onesti l'idea di cambiare tutto, un'altra volta, mi scoccia e mi spaventa. Ero finalmente riuscita a trovare un punto di equilibrio qui. Avevo cercato di mettere una pietra sopra il mio passato, senza grande successo. Mi ero rassegnata.

"Perchè non possiamo più vivere in questa buca! Mi hanno offerto un lavoro dieci volte più piacevole e verrò pagata tre volte il mio attuale stipendio." mentre mi dice queste parole, i suoi occhi luccicano di una luce che non vedevo da molti anni. Hanno un bagliore di gioia e speranza che perse dopo il divorzio con mio padre.

Sei anni fa, io e mia madre ci trasferemmo qui a Missouri, dopo il divorzio. Dopo tutto il dolore che abbiamo affrontato lì in California, la mia città natale, la separazione dei miei è stato il colpo finale che ha affondato la nave delle nostre speranze una volta per tutte. Perciò avevamo deciso di ricominciare da capo, sempre se possibile, in una nuova città, lasciando tutto il resto alle nostre spalle. Inutile dire che tutto questo è stato vano, perchè si può cancellare tutto, ma il dolore farà sempre parte dei tuoi ricordi e ti logorerà l'anima pian piano, fino ad esaurire la tua esistenza.

"Ma a me piace stare qui mamma, non voglio partire e cambiare di nuovo tutto! Non voglio di nuovo tornare lì." guardo mia madre negli occhi e ogni mio piano di far saltare in aria tutto, sta man mano scivolando dalle mie mani. Non voglio farla soffrire dopo tutto quello che ha dovuto passare per colpa dell'uomo egoista, che io dovrei chiamare 'padre'.

"Amore vedrai che ti piacerà stare di nuovo in California... insomma a chiunque piacerebbe starci!".

Il sogno di quasi tutte le ragazze è andare nello Stato del sole, soprattutto se starai a San Diego.  Questa città molto amata è conosciuta per il clima particolarmente dolce e l'aria fresca. Il risultato è un clima mite tutto l'anno, mai troppo caldo d'estate, mai freddo d'inverno. Inoltre chiunque vorrebbe rimanere per ore di fronte all'imensa bellezza dell'oceano Pacifico. Ma io non sono come qualunque persona. Io odio il clima caldo e il sole splendente. Ma, soprattutto, odio profondamente i mari, laghi, fiumi ed oceani. Tutto ciò a causa del più brutto momento che ha segnato terribilmente, per sempre, la mia vita.

"No mamma! Non mi piacerà te lo posso assicurare." dico alzando di qualche ottava la mia voce e sfidando mia madre con lo sguardo.

"Tempo fa ti piaceva viaggiare, adoravi stare tutto il giorno al sole o a giocare in giardino. Andavi matta per le vacanze al mare." Lo sguardo malinconico, che mia madre mi rivolge, riapre molte ferite, che cerco di ignorare da quasi dieci anni.

"Sai benissimo che non è più così da quando..." le parole mi muoiono in gola e in un attimo mi si secca la bocca, mentre mi s'innumidiscono gli occhi, al ricordo più devastante della mia esistenza.

"Amore ti capisco benissimo, so cosa provi e so come ti senti..." mia madre si avvicina a me per consolarmi.

"NO! Tu non puoi capire niente! Non puoi sapere come mi sento, nessuno può farlo!" ulro a mia madre mentre scanso bruscamente la sua mano che si è posata sulla mia guancia, inumidita dalla mia lacrime ribelle.

"Si hai ragione! Forse io non posso capire il tuo dolore, ma neanche te puoi capire il dolore di una madre nel vedere la sua unica figlia uccidersi dai sensi di colpa. Se ti può consolare anch'io ho molta paura di tornare è molto difficile anche per me, ma sono stanca di fuggire e fingere che non sia mai successo niente, ormai non ha più senso" la voce scossa di mia madre e i suoi occhi lucidi sono la dimostrazione di ciò che ha appena detto.

"Mi dispiace mamma, ma non posso farci niente. So che hai sofferto molto anche te, come so anche che non sono la figlia che tutti vorrebbero, ma tutti abbiamo i nostri difetti."

"Io non voglio cambiare neanche un capello di te. Tu sei il mio mondo, la mia luce personale, sei tutto per me. Sei l'unica cosa che mi rimane!" una lacrima solitaria scivola lungo le sue guance, tracciando una linea di sofferenza che mi colpisce in pieno, aumentando il mio dolore nel petto.

"Lo so, scusami se ti ho fatto piangere, anche te sei l'unica persona che mi rimane e per questo sei l'unica a cui voglio molto bene." vado ad abbracciare la persona che mi ha messo al mondo e le asciugo le lacrime causate per colpa mia.
"Sei la miglior figlia che potessi mai desiderare" mi bacia la fronte e mi rivolge uno sguardo dolce.

"Ora vado a prepararmi, poi vengo ad aiutarti a preparare le valigie." riprendo i miei vestiti e mi avvio velocemente verso il bagno.

Entro nella doccia e do libero sfogo alle mie lacrime, che ho cercato di trattenere davanti a mia madre, per non aumentare la sua sofferenza. Tra le goccie d'acqua fredde vengono disperse quelle calde e amare del mio pianto. Ogni ricordo del mio infernale passato riemerge e mi distrugge per l'ennesima volta.

Il dolore è un ciclo continuo di sofferenza: non ti dà nemmeno il tempo di alleviarlo, che subito riaffiora nella tua mente, portando a galla tutti quei ricordi impressi in essa, più vividi che mai.

Tutti ti dicono che il dolore non si può cancellare, e questo è più che ovvio, ma ciò che non posso capire è come hanno il coraggio di mentirti dicendo che puoi conviverci?!
Una volta caduto nella fossa non puoi più uscire, puoi provarci quanto vuoi, fare ogni possiblie tentativo e magari riesci anche a salire e avvicinarti all'uscita e per un momento credi che sei ormai prossimo alla fine della sofferenza, e ti fai trasportare dall'illusione che un giorno ce la puoi fare, ma prima di fare l'ultimo passo verso la libertà, vieni risuchiato da essa, e ricomincia tutto da capo, di nuovo, finchè non ti arrendi e getti la spugna, lasciando la tua vita in mano al dolore una volta per tutte.

L'inferno nei miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora